PROLOGO

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Diciotto anni prima

Aleksej



«Nadiya, non ce la faccio...»

«Ce la fai, Anya! Manca poco, tieni duro. Avanti, spingi! Adesso!»

Un urlo lacerante si diffonde per la casa, facendomi sussultare.

Partorire è davvero così doloroso? Si lamenta da così tanto tempo che a me pare una vita, mentre mia madre, che è una ginecologa, la sta assistendo. Non so cosa fare oltre a rimanere fuori dalla stanza e andare avanti e indietro, con il cuore che batte come un matto. Le sue grida mi fanno sudare più del caldo estivo.

Papà ha allontanato i gemellini, Grigoriy ed Elizaveta, perché si sono spaventati al punto da scoppiare in lacrime. Non capiscono che cosa sta succedendo, anche se, come fratello maggiore, ho provato a spiegare loro con calma.

Anastasiya, la migliore amica di nostra madre, che per noi è come una zia, sta partorendo. Sta mettendo al mondo una bambina, di cui ha già scelto il nome: Natalya. Presto sarà tutto finito e staranno entrambe bene. Le urla di Anya saranno sostituite dai pianti di una neonata.

«Ci siamo, Anya! Le vedo la testa, un ultimo sforzo!»

Vedo la testa.

Raddrizzo la mia e fisso la porta davanti a me, nell'improvviso silenzio che si protrae.

È un buon segno? Nessuno urla più, nessuno parla.

E poi eccolo, un pianto stridulo e infantile che si propaga nell'aria, attraversa la porta e mi invade il petto, provocandomi un sospiro di sollievo.

Natalya. Questa è la piccola Natalya.

C'ero già quando i miei due fratellini sono nati, ma mamma era in ospedale e non ho vissuto niente del genere. Non ricordo questa girandola di emozioni. Soprattutto, non ricordo di averli visti, subito dopo la loro nascita.

Adesso, invece, dal corridoio della mia casa, davanti alla camera che Anya occupa da mesi, sto vivendo tutto in prima persona, ed è... bello. Non lo avrei creduto possibile.

Papà ha cercato di convincermi ad allontanarmi, anche per poco, ma non ho voluto. Non potevo.

Mesi fa, ho promesso ai miei genitori di trascorrere più tempo in casa, con Anastasiya, soprattutto quando loro non c'erano, sia per farle compagnia sia per cautela. Mi hanno spiegato che ha sofferto e soffre per la lontananza dalla sua famiglia e che teme di essere ritrovata dall'uomo che l'ha messa incinta. Un uomo pericoloso, che potrebbe essere sulle sue tracce. Ho quindici anni, sono il figlio maggiore, ho delle responsabilità e non intendo deluderli. Sono stato attento ad Anya e, da questo momento, farò lo stesso con Natalya.

«È una bambina bellissima, tesoro.» Mamma finalmente parla e sento Anya scoppiare in lacrime. Natalya ora è silenziosa.

Vorrei aprire la porta, entrare in camera e vederla.

Poggio il piede contro il muro, pensando a quanto si arrabbierebbe la mamma se mi vedesse così e, quando la porta si apre, schizzo in avanti. Mi ha visto, ma non mi rimprovera. Piuttosto, mi regala un sorriso splendente che le illumina gli occhi chiari.

«Sapevo che eri qui» mormora con dolcezza.

«Posso entrare?» sussurro e lei annuisce, facendomi spazio.

MALYSHKAWhere stories live. Discover now