1- Lei non c'è

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Jaxon

È già dicembre, il che significa che sono ufficialmente sopravvissuto al primo semestre del mio ultimo anno di college. In realtà è stato un incubo su tutti i fronti e le mie giornate sono diventate asfissianti. Gli unici due aggettivi che descrivono al meglio il mio stato d'animo sono: stressato e stanco.

Sono saturo fino alla punta dei capelli, le settimane sono diventate interminabili e mi sfiancano fin oltre il limite che mi ero imposto di non oltrepassare mai. Avevo una regola fino all'anno scorso, ovvero quella di andare a letto stanco, ma pronto ad affrontare la giornata successiva di nuovo carico. Ora invece, è già un miracolo se riesco ad alzarmi dal letto e trascinarmi a lezione, visto che tutto ciò che vorrei è dormire e non pensare a nulla. Non pensavo che l'avrei mai detto, ma sto annaspando e questo non è niente rispetto a ciò che mi aspetterà una volta entrato alla scuola di legge. Se non sono in grado di reggere lo stress dell'ultimo anno di college, come penso di riuscire a superare il resto? Ho proprio bisogno di una vacanza!

«Quando pensi di tornare a casa?» la domanda di mia madre, mi fa sospirare in maniera piuttosto teatrale. Sono settimane che mi assilla con questa storia.

«Ne abbiamo già parlato, non so se tornerò.»

«Tra qualche giorno è Natale, Jaxon!» Ora la sua voce si è alzata di diversi decibel. «Quindi tu tornerai a Jacksonville e festeggerai con tutti noi, come hai sempre fatto.»

Le avevo promesso che avrei passato le feste con loro, poi quando ho saputo che April non sarebbe tornata a Phoenix, ma sarebbero stati i suoi genitori a raggiungerla, mi sono tirato indietro e mia madre è andata su tutte le furie.

«Mamma, non è la fine del mondo se per un anno non festeggio con voi» provo a farla ragionare.

«Si comincia sempre con un anno e poi si sommano a oltranza. Ti stai comportando in maniera infantile, Jax.»

«Be', non riesco a fare altrimenti e mi piacerebbe ricevere un po' di comprensione, invece che rimproveri.»

«Hai già avuto la mia comprensione quando sei rimasto a Miami tutta l'estate e quando non ti sei presentato per il Ringraziamento. Quindi ora ti becchi la mamma incazzata nera.»

Non posso darle torto, prima tornavo a casa ogni volta che potevo, a volte anche solo per un weekend, in modo da passare quanto più tempo possibile con i miei amici e la mia famiglia. Ora invece non torno a casa da fine luglio e mentirei se dicessi che mi sento bene. Mi mancano tutti e avrei davvero bisogno di una bella dose di risate. Ben e Isaac sono venuti a trovarmi spesso e i loro battibecchi mi hanno ogni volta rigenerato, ma quando ci sono anche le ragazze tutto assume un aspetto diverso, più gioioso.

Malgrado ciò, l'idea di tornare a casa e rivedere April mi fa torcere le budella. Da un lato non vedo l'ora di posare gli occhi su di lei e stringerla in un abbraccio, dall'altro proprio non riesco ad affrontare questa situazione che si è venuta a creare. L'imbarazzo che aleggia tra noi mi fa saltare i nervi e al pensiero che qualcun altro possa subentrare al mio posto, rischio di impazzire.

Ogni volta che ci penso mi viene voglia di spaccare qualcosa, ma non posso fare altro che accettare tutto e tacere. Avevo messo in conto questa cosa fin dall'inizio della nostra rottura e so che, quando qualcuno mi spodesterà, non potrò avanzare pretese. Non più. Avrei potuto far qualcosa se avessi continuato a lottare, se fossi rimasto al fianco di April e avrei continuato a far parte della sua vita come le avevo promesso, ma ora che mi sono volontariamente allontanato che cosa potrei mai fare? Sono stato io a ergere il muro che ci divide; sono stato io a chiamare sempre di meno, a evitare di rispondere ai suoi messaggi e a tenerla a distanza di sicurezza. Perciò, come posso lamentarmi? Cielo, ancora non è successo e già do di matto!

"Un mese" - la serieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora