CAPITOLO 12

969 82 9
                                    

Nel giro di dodici ore, Beau arrivò ad Atlanta, consegnò la macchina presa a noleggio, acquistò una macchina nuova e firmò un contratto di affitto trimestrale per un appartamento ammobiliato in una zona molto elegante della città. Voleva concedersi tutto il tempo necessario per capire dove gli sarebbe piaciuto stabilirsi definitivamente.

E in tutto quello che faceva, in ogni decisione che prendeva, non faceva altro che chiedersi quale sarebbe stata la scelta di Natasha. Probabilmente avrebbe storto il naso per la macchina, ma senza dubbio sarebbe stata entusiasta dell'appartamento. Avrebbe cambiato l'arredamento da cima a fondo, ma di sicuro sarebbe andata matta per le finestre spaziose.

Beau era altrettanto certo che avrebbe sentito la mancanza del mare, che avrebbe risentito del traffico e dei rumori. Anche a lui sarebbe mancato da pazzi l'oceano, pensò. Più di ogni altra cosa, però, gli sarebbe mancata lei, la donna che in poco tempo aveva riempito ogni spazio, ogni secondo, ogni pensiero.

Mentre tornava nella piccola cittadina costiera, Beau si fece una ramanzina feroce, esortandosi a tenere sempre bene in mente la missione che aveva deciso di compiere con Natasha.

Era riuscito a raggiungere il suo obiettivo, a trascinarla fuori del guscio e della vita da eremita che aveva imposto a sé stessa. Adesso almeno era in grado di lavorare, e dopo la partenza di Beau, sarebbe uscita con altra gente.

Già una volta era stata a pranzo con Cheryl, la maestra della scuola materna. Beau era certo che non si sarebbe più chiusa nel piccolo cottage sulla spiaggia come una reclusa.

Non poteva fare a meno di domandarsi quando avrebbe incominciato a frequentare altri uomini, ma quella prospettiva lo irritava al di sopra di qualsiasi buon proposito.

Accese la radio ad altissimo volume per scacciare quel pensiero molesto. Fu l'istinto a guidarlo verso la casa di Natasha, piuttosto che verso la sua. Parcheggiò nel viale e vide subito che la macchina di lei non c'era. Era una stupidaggine, ma gli dispiaceva che Natasha non gli avesse permesso di accompagnarla.

In capo a pochi secondi si accorse che stava battendo il piede sul fondo dell'auto e che tamburellava le dita sul volante. Stupito della sua stessa irrequietezza, spense il motore e scese a terra. Senza esitazione, si diresse verso la spiaggia. Era già buio, ma l'aria salmastra gli riempì le narici e la brezza lo accarezzò dolcemente.

Peccato che il vento non potesse scacciargli dalla mente il pensiero di lei. Fino a quel momento non si era ancora accorto di quanto Natasha gli fosse entrata sotto la pelle e nel sangue.

Si era sentito attratto da lei già prima di incontrarla. Aveva invidiato Eddie, poi Eddie era morto e lui era stato tormentato per mesi dall'immagine di Natasha. Diventando il suo amante, si era illuso che lei perdesse in fretta ogni attrattiva. Invece il tempo passava, e quella circostanza tardava a verificarsi. Quella consapevolezza improvvisa gli serrò lo stomaco in una morsa ansiosa.

Proprio in quel momento il riflesso di un paio di fari tagliò l'acqua e lui si girò di colpo, il cuore in gola per l'emozione. Una macchina stava parcheggiando nel viale di Natasha.

Era tornata! Si avviò in fretta verso la casa e giunse alla porta proprio mentre lei scendeva dalla macchina.

"Viaggio lungo?" le chiese.

Natasha, che si stava stiracchiando, si fermò di colpo per guardarlo.

"Mi era sembrato che fossi tu," mormorò. "Macchina nuova?" indagò quindi.

Lui annuì e poi le si avvicinò.

"Sì. Era ora di mollare la macchina a noleggio e di prendere un impegno preciso."

VOGLIA DI RICOMINCIAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora