PROLOGO

1.9K 108 11
                                    

La luna brillava sul deserto. Il sergente Eddie Richardson parlava come sempre di sua moglie Natasha. Il capitano Beau Hamilton sorrideva tra sé e sé della storia di Eddie, mentre insieme facevano il loro giro di pattuglia.

Lo sguardo di Beau continuava a scrutare nell'oscurità. Il fatto che il racconto di Eddie lo divertisse così tanto non significava che non dovesse fare attenzione. Eddie rideva quando un'esplosione lacerò l'aria. Beau avvertì un dolore lancinante mentre Eddie gridava.

'Natti! Amore!'.

Come un incendio, il dolore continuava a macerargli la carne. Il tempo scivolava via lento, le immagini si confondevano. Non riusciva più a vedere con l'occhio destro.

Cercò di muoversi... Si accorse che lo sollevavano, sentì il rumore delle pale di un elicottero. Erano arrivati i soccorsi.

'Natti!' sentì ancora l'urlo di Eddie e riuscì a girare la testa.

'Eddie, come stai?' domandò ansimando.

'Beau... Non lasciarla... Non permetterle... di chiudersi di nuovo in sé stessa,' gridò disperato l'amico. 'Non lasciare che faccia l'eremita. Non permetterle di...'

"Deve calmarsi, adesso," intervenne un'altra voce.

Un medico?

"Deve risparmiare le energie," sentì ancora e, dopo quel momento, di colpo, tutto cadde nell'oscurità.

Beau si svegliò, madido di sudore. Aprì gli occhi, ma non vide altro che tenebre. Accese la lampada sul comodino e si rizzò a sedere, respirando a fatica. Anche se la ferita si era rimarginata da tempo, si strofinò automaticamente l'occhio destro, poi la ferita alla testa.

Dopo mesi di terapia, continuava ancora a zoppicare. Forse avrebbe zoppicato per tutta la vita, ma questo non gli impediva di correre. Non gli avrebbe impedito mai nulla, se non continuava a essere un Marine.

Aveva sempre saputo che non sarebbe rimasto nel Corpo per sempre, ma non si aspettava certo di ricevere un onorevole commiato tanto presto. Si passò una mano tra i capelli, si guardò intorno.

La stanza che occupava nel centro di riabilitazione non mancava mai di suscitare in lui una certa irrequietezza. Non ce la faceva più a restare là... Aveva bisogno di andare avanti, di lasciarsi alle spalle il senso di shock e di debolezza. Diventava ogni giorno più forte, sia fisicamente sia psicologicamente. Era stanco di pensare a sé stesso, stanco di parlare di sé durante le sedute con lo psicologo.

Con un sospiro, si alzò e zoppicò fino alla finestra. Guardò fuori, nel buio, e ripensò all'ultima notte in cui aveva visto Eddie Richardson vivo. La mina che avevano calpestato aveva ucciso l'amico e risparmiato lui.

Beau non capiva ancora il perché, anche se continuava a ripetersi quella domanda almeno ogni cinque minuti. Continuavano a risuonargli nella mente le parole che Eddie aveva pronunciato prima di morire, ciò che gli aveva detto della moglie, e di nuovo si sentì afferrare lo stomaco da una morsa di rimpianto.

Qualunque cosa ne dicesse lo psicologo, forse non sarebbe mai riuscito a superare quel trauma... Forse non avrebbe mai ritrovato la pace. E di sicuro non poteva restare per sempre nel centro di riabilitazione. Avrebbe potuto portare a termine la terapia da solo. Doveva trovare il modo per vivere con sé stesso, il modo per soffocare il rimorso. No, impossibile! Cosa mai avrebbe potuto fare per un uomo morto?

Pensò ancora alla vedova di Eddie. E si disse che forse avrebbe potuto affrontare la vita più facilmente se avesse onorato l'ultima richiesta del suo migliore amico di sempre.

VOGLIA DI RICOMINCIAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora