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Mikey's pov

Avevo sgranato gli occhi sentendo quelle ultime parole.
<Mettimi alla prova mikey>, il suo tono era piatto.
Che facesse sul serio era certo, ma così su due piedi, oltretutto era una ragazza, anche se...

Y/n pov

<Mikey, voglio entrare nella Toman>.
Forse ero impazzita, ma non avrei più esitato.
Era fermo che mi guardava con gli occhi sgranati, <Mettimi alla prova mikey>.
Sapevo benissimo a cosa stesse pensando quindi parlai di nuovo, <so che stai pensando che sono una ragazza, e che probabilmente non potresti nemmeno farlo, ma...> lo fissai senza un filo di esitazione
<...hai visto cosa so fare, fai un'eccezione>.
Vidi un luccichio nei suoi occhi, ma distolse subito lo sguardo alzandosi.

<Vieni con me>.
Lo fissai per alcuni secondi, ma non feci domande e andai con lui.
Era un segno positivo? Forse mi stava per mettere alla prova come avevo detto.
Ero così sommersa nei miei pensieri che non sentii cosa disse, <come?>.

Si fermò davanti a me, e rimase di spalle.
<Credi che sia un gioco?>, rabbrividii un'attimo per il tono che aveva preso.
<Credi che basti chiederlo come un favore?>.
Rimasi in silenzio.

Mi avvicinai verso di lui lentamente, fu solo questione di un attimo prima che un mio calcio lo colpisse.
Era una delle mosse che mi aveva insegnato mio padre, una delle più utili, e quella che mi veniva meglio.
Mi piegai di lato, misi tutto il peso nel piede sinitro, e con una rotazione veloce lo colpii con il destro.
Mise una mano per fermarlo, ma lo avevo preso di sorpresa e barcollò di lato.
<Mettimi alla prova>, lo ripetei riavvicinandomi a lui.
Era il capito della Toman, e io non ero nelle condizioni migliori per fare movimenti bruschi, ma ci avrei pensato dopo a quel dolore, perché ora dovevo affrontarlo.
Dovevo capire il livello di differenza tra noi due, e soprattutto fargli capire che quello che volevo non era un favore.
<Affrontami mikey>, feci per dargli un gancio ma lo fermò.
Continuammo così per interminabili minuti, sentivo male ovunque e lui riusciva a fermare tutti i miei attacchi.
Non colpiva, si limitava  a difendersi.
Mi innervosii, riuscendo poi a colpirlo in viso, si riprese subito ma approfittai del piccolo buco di distrazione, e con un piede lo feci cadere per terra.
Mi misi sopra trattenendogli un braccio, e in quel momento una fitta mi arrivò al fianco, avevo un livido violaceo sotto quelle bende, e ora si faceva sentire più del dovuto.
Rimasi esterrefatta dalla velocità in cui ribaltò la situazione.
<Te la cavi bene anche in queste condizioni>, mi scrutò dall'alto al basso, soffermandosi sulle mie labbra.
Inghiotti la saliva rumorosamente.
Sentii un brivido, irrigidendomi poi al contatto della sua mano sotto la mia maglia.
Feci per parlare, ma uscì solo uno stano verso strozzato dopo averlo sentito avvicinarsi sotto la vita.
Alzò lo sguardo su di me sentendomi, e lo vidi trattenere un sorriso.
Cosa stava facendo?
<Le tue bende si sono aperte>, e si alzò lasciandomi lì distesa.
Lo vidi aprire la porta per andarsene, ma si fermò sul cipiglio per un instante, giusto il tempo di dire: 'sei dentro'.
Era stato tutto così veloce che non realizzai completamente, infatti, rimasi a guardare la sua figura.
Mi risvegliò dai miei pensieri quando parlò di nuovo, <hai intenzione di rimanere lì?>.
<Mh?>.
<Forza vieni, hai bisogno di un posto dove riposare>.
Ancora seduta, lo guardai andare non capendo.

...
<Dove stiamo andando?>, decisi di parlare dopo venti minuti in cui stavamo camminando.
<A casa>.
Casa? Casa sua?
Lo stavo fissando con insistenza, e i suoi genitori? Forse...no non credo.
Rimasi poco dopo di lui mentre camminavamo, e non parlai per il resto del tragitto, soprattutto perché non  sapevo cosa dire.
Mi era ancora estraneo il motivo per cui continuasse ad aiutarmi, forse gli facevo solo pena.
Arrivammo dopo poco davanti a un portone, ed entrando vidi molte casette piazzate a distanza l'una dall'altra, tra cui un dojo lì in mezzo.
Non ci feci caso più di tanto, continuando a seguirlo.
Infilò le chiavi, e iniziò a salirmi uno strano senso di disagio, ma decisi di non pensarci troppo entrando dentro.
<Se vuoi lavarti lì c'è un bagno.
Tieni, questi sono vestiti di mia sorella per cambiarti>.
Li presi ringraziandolo, andando a passo di robot verso il bagno, era una situazione strana.
Fissai per un paio di secondi la porta dopo averla chiusa, e iniziai a spogliarmi, guardando poi il mio riflesso nello specchio, e rimasi disgustata.
Avevo grandi lividi sparsi per tutto il corpo, e mi chiesi in che modo ero finita così.
Sciolsi le bende intorno al mio busto, e mi ritrovai a trattenere il respiro, c'era sangue ormai secco.

Riempita la vasca entrai dentro, rimanendo lì più del dovuto.
Forse mikey stava già dormendo quindi cercai di non fare troppo rumore uscendo, vedendo anche le luci spente.
Cercai i vestiti che mi aveva dato non trovandoli, ero sicura di averli appoggiati dentro.
Aprii la porta poco a poco, non vedendo altro che buoi.
Inizia a sussurrare il suo nome ma non rispose, e sentii la pelle d'oca per il freddo, che mi fece starnutire.
<Complimenti y/n>.
Presi il telefono per fare luce, e vidi i vestiti poco più in là in una sedia, mi sporsi con il piede e allungai il braccio, ma non riuscivo ancora ad arrivare.
Mi scivolò il telefono dalle mani dalla parte della torcia, e mi misi a tastare il terreno con le mani non trovando nulla.
Improvvisamente una luce mi accecò facendomi barcollare indietro.
La stanza si era illuminata e guardandomi intorno non vidi la figura di Mikey.
<C'è qualcuno?>.
Sentii delle voci avvicinarsi, erano tante.
Mi nascosi meglio dietro la porta tenendo solo il mio muso fuori.
<Mikey?>.
Ancora nulla.
<E tu chi sei?>.
Sobbalzai sentendo una voce sbucare da un angolo a cui non avevo fatto caso. Era un un biondino con gli occhi azzurri che mi stava guardando sospettoso.
Era davvero questo il momento delle presentazioni?
<Puoi...si insomma, i vestiti lì?>.
Guardò la sedia, e poi ritornò su di me abbassando lo sguardo sulle mie gambe arrossendo.
<Dio scusa!>.
Presi in mano la maglietta e i pantaloncini accennando un grazie, ritirandomi subito dentro il bagno.
Cambiata uscì dalla porta, avevo una semplice maglia bianca e dei pantaloni che arrivavano a metà coscia.
Alzando lo sguardo, rimasi immobile, troppo a disagio per fare anche solo un movimento.
Avevo tanti occhi puntati addosso, oltre a Mikey, riconobbi il biondino di prima che incrociando il mio sguardo abbassò la testa, e poi c'era quel ragazzo...Baji.
Si era creato un silenzio imbarazzante, che nessuno aveva deciso di interrompere, tranne una ragazza che si avvicinò a me.
<Tu sei y/n giusto? Io mi chiamo Emma, sono la sorella di Mikey.
E gli altri lì sono i membri principali della Toman, e da quanto ho capito ormai...sei una di loro>.
Mi guardò dall'altro in basso facendomi poi un sorriso che ricambiai.
Quindi Mikey li aveva chiamati per presentarmi?
Feci un respiro profondo, rilassandomi.

Mikey Sano x ReaderWhere stories live. Discover now