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Stavo tornando a casa, in quell'ultimo -finalmente- giorno di lavoro.
Quello dopo avrei avuto scuola, quindi affrettai il passo per tornare a casa e buttarmi nel letto dopo una doccia.
Oggi faceva piuttosto caldo, quindi sudai molto di più.

Mentre camminavo al lato del marciapiede, continuavo a pensare alla conversazione di pochi minuti prima con Takemichy.
Mi aveva irritato.

Immersa nei miei pensieri non vidi una macchia di fango per terra, e ci finì con il piede.
<Fantastico, mi mancava solo questo>, imprecai spostandomi dall'altra parte del marciapiede, da cui stava però arrivando una bici.
Si spostò dal lato opposto velocemente, e prese in pieno il fango, schizzandomi la maglietta, le gambe e pure la faccia.
Non si scusò nemmeno, continuò a impennare come se non mi avesse visto.
<Oh beh grazie si figuri, vaffanculo> gli urlai dietro, con un dito medio alzato.

Poteva andare peggio?
Ora la puzza che emanavo era più forte, ma almeno, essendo tardi, non c'era più molta gente in giro.
Svoltai l'ultimo angolo per casa, ma andai a sbattere contro qualcuno.
Uscì dalla mia bocca un'imprecazione senza che me ne accorgessi.
Mi scusai in fretta vedendo che il tipo davanti a me mi stava fissando.
Era un ragazzo con i capelli biondi, ma non come quelli di Takemichi.
Il colore era tenuo, e perfettamente intonati con i suoi occhi neri.
Li teneva lunghi quasi fino alle spalle.
Feci per spostarmi e andarmene quando davanti a me si parò un tipo molto più grosso.
Aveva un piercing, e un taglio a cresta.
Notai che aveva una di quelle divise nere degli stessi tipi del parchetto, ed ebbi una brutta sensazione.
<Guardi dove cammini!? Gli hai sporcato la divisa>.
Mi girai per vedere il ragazzo con cui avevo sbattuto, e lo avevo sporcato davvero.
Feci per parlare a quel tipo che continuava a serrarmi la strada, <Ci siamo scontrati per sbaglio, e ho chiesto scusa. Vuoi che gli baci i piedi in ginocchio o mi fai passare?>.
Non si mosse di un cm alle mie parole, e altri tre dietro si stavano avvicinando.
<Ascolta grassone, se non ti sposti adesso..> non mi fece finire la frase, <se non mi sposto cosa? Cosa vuoi farmi?>, e si mise a ridere insieme a quelli dietro, tranne uno, che mi guardava impassibile.
Portava una treccia, con al lato una specie di tatuaggio, ed era il più alto tra tutti.

Mi girai per vedere il biondo accanto a me, era fermo che mi scrutava.
Allora parlai a lui.
<Hai intenzione di dire qualcosa ai tuoi cani da passeggio, o rimani li a fissarmi?> e lo guardai accennando a un piccolo sorriso, che uscì più come una smorfia.
<Non parlargli in questo modo> urlò quello più grosso, avvicinandosi troppo.
Ero pronta a quello che sarebbe successo, troppo stanca però per reggere il confronto con così tanti di loro.
A quel punto, il biondino piazzo la mano velocemente per bloccare i movimenti dell'amico, -se così si poteva definire-.
<Pha Chin, no. È solo una macchia>.
Lo disse con così tanta calma, che mi uscì involontariamente un piccolo sospiro di sollievo.
Facevano parte di un giro strano molto probabilmente, ed io ero sola con loro, in quel vicolo, e per di più, il sole era calato.
Rimasi ferma, fino a quando non se ne andarono, e prima di rimettermi in cammino anch'io, mi girai solo un secondo.
Guardai le loro schiene, e una scritta attirò la mia attenzione.
Socchiusi gli occhi per vedere meglio, e intravidi una T, una N...toman.

Una volta tornata a casa, ero completamente spossata dalla giornata.
Dovevo farmi una doccia veloce, ma nel momento in cui mi ero seduta sul letto per togliermi le scarpe, sentivo tutto indolenzito.
Mi distesi solo un'attimo, per riprendermi, ma piano piano le mie palpebre diventavano pesanti.
Mi abbondai al sonno, da cui mi risveglia il giorno dopo, con le urla di mia madre dietro la porta.
<Y/n cosa fai ancora nel letto? Arriverai in ritardo!>.
Stavo piano piano prendendo coscienza, e alzando il telefono per vedere l'ora, erano già le 7:30.
<Cazzo!>, feci per alzarmi e iniziare a vestirmi, ma sentii un tanfo orribile, mi annusai ed ero io.
<Non dirmi che...>, non avevo fatto la doccia il giorno prima, e ora non potevo andare così a scuola.
Entrai nel bagno facendo la doccia più veloce della mia vita, stavo rischiando anche di cadere, se per miracolo non mi fossi tenuta al manico dove reggeva l'asciugamano.

Mi ero a malapena messa la camicia nel modo giusto, e i capelli erano orribili, l'unica cosa positiva è che non puzzavo.
Corsi il più veloce possibile per arrivare in tempo, ma i cancelli si stavano chiudendo.
C'era il bidello, che si stava girando dall'altra parte proprio in quel preciso momento.
<Ehi! Scusi può aprire per favore? Non sono molto in ritardo, la campanella è suonata tre minuti fa solo>.
Mi guardò torvo e fece una specie di grugnito.
<La prossima volta si svegli prima>, e si girò per andarsene.
<Oh ma andiamo..>
Non insistetti nemmeno più di tanto.
Era il bidello più anziano e aveva la fama di essere anche quello più cocciuto, quindi non sarebbe servito a nulla.
<E ora cosa faccio?>.
Pensai per un attimo di tornare a casa, ma ero uscita talmente in fretta che non avevo preso le chiavi, e a quest'ora erano tutti a lavoro.
Non feci che girare a vuoto tutto il giorno, per poi decidere di sedermi in quel solito parchetto delle risse.
Lo avevo soprannominato così.

Mancavano dieci minuti perché suonasse la campanella della scuola, magari poi avrei raggiunto Tachibana a casa sua per uscire.
L'avevo trascurata troppo negli ultimi giorni, e non se lo meritava, visto che non avevo nemmeno un apparente motivo per farlo.

Nel mentre, si stavano avvicinando per sedersi infondo alcuni ragazzi, come a radunarsi.
Forse sarebbe stato meglio andare via, ma aspettai una mezz'ora piena, per vedere poi il solito teatrino.
C'era un tipo, in fondo alle scalinate, che stava contando dei soldi, e accanto un'altro che gli parlava e si cercava con lo sguardo.
Chiamò qualcuno nella folla, e sbucò uno dei tanti ragazzi, e poi ne vidi un'altro ancora.
<Ma quello è..>, <no..>.
Era uno degli amici di Takemichy, Yamamoto.
Avevo sentito delle voci in giro, in cui si diceva che aveva una costituzione un po' deboluccia.
Quindi avrebbe davvero dovuto affrontare quel tipo grosso lì in piedi?
Mi alzai di scatto, avvicinandomi.
La folla però, smise di parlare, e a interromperli era stato il gridare di...

<Non lo starà facendo davvero...>.

Mikey Sano x ReaderWhere stories live. Discover now