Cap. 3: A Hospital For Souls.

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- Decisamente una massa di coglioni. - disse Fran tra una risata e un'altra. Per Ryan era piacevole starsene lì, appollaiato sulla poltrona, sgranocchiando una barretta di cioccolato bianco, assieme al suo amico d'infanzia. Ormai era l'alba, e la luce del sole batteva contro il vetro della finestra illuminando i volti dei due ragazzi.
- Che hai fatto oggi? - gli chiese.
- Mh, solito...però poi durante il turno notturno è successo un casino. Una ragazzina si è ritrovata coinvolta qui, senza neppure volerlo ed è stata mandata nel distretto 12. - parlò con amarezza Ryan.
- Cazzo...Perché proprio lì? È una troietta? - chiese Fran. Aveva la mano poggiata sulla scrivania e le gambe incrociate.
- Mmh... - scosse la testa Ryan, masticando. - Non credo. -
- Se l'hanno mandata lì per forza. - alzò le spalle Fran.
- Boh... - disse Ryan con sguardo disinteressato. Si stava concentrando solo sulla sua squisita barretta di cioccolato.
Un rumore improvviso di una porta sbattuta fece trasalire i due, che immediatamente spostarono lo sguardo verso l'entrata della stanza. Lì c'era il maggiore, Jamie, che stava camminando con passo veloce e insolitamente arrabbiato.
- Uhuh! Eccolo il nostro Jamie! - esclamò Fran sorridendo, dando una pacca sulla spalla al ragazzo. Jamie sembrò fulminarlo con lo sguardo per quelli che furono cinque secondi e poi riprese a fumare di rabbia rovistando tra carte stropicciate.
- Cosa speri di trovarci lì. - sbuffò Ryan.
- Questi sono i fogli che la tua fidanzatina dovrebbe tenere in ordine, sai. - sorrise acido Jamie, rivolgendosi al ragazzo sdraiato sulla poltrona, che intanto ridacchiava.
- Rilassati e calmati un po. Poi senti chi parla d'ordine. -
- Non sono io a dover essere ordinato riguardo questo tipo di cose. - disse freddo.
- Scazzato come sempre, ok capito. - gesticolò con in mano la barretta Ryan. Come se volesse chiudere lì il discorso.
- Non sono scazzato. Ah, ho un incarico da darti. - sospirò, con l'aria sfinita. Sembrava aver trascorso una nottata insonne e un inizio di giornata fin troppo frenetico per essere sopportato alle 5:30 del mattino presto.
- No ehi, stop. Col cazzo. Voglio dormire. Oggi non ho chiuso gli occhi nemmeno per un secondo, sai di cosa sto parlando? - scosse la testa Ryan, fra una parola e un'altra.
Jamie ridacchiò acidamente. - Oh sentilo. Mi chiedi se so di cosa parli? Bene guarda queste. - si indicò le occhiaie violacee sotto gli occhi rossi e gonfi. - Tu non dormi da qualche ora di merda, mentre io non dormo da due giorni consecutivi e non faccio altro che fare avanti e indietro, eseguendo ordini del cazzo. Quindi alza quel culo e muoviti. - disse sbattendo i fogli di carta sulla scrivania di legno.
Ryan lo guardò mezzo torvo, mezzo con aria stanca e sconsolata. Con un forte sospiro si alzò dalla poltrona, barcollando una volta in piedi. - Sai cosa? Vaffanculo Jamie. -
- Niente di nuovo. La prossima volta usa più fantasia. - gli ammiccò a sfreggio, afferrando bruscamente dei fogli e marciando con passo pesante verso la porta, con la chioma bionda che sembrava andare in fiamme, per poi sbatterla dietro di se.
- Cazzo. - sbuffò rumorosamente Fran che era stato zitto per un tempo record, data la sua notevole capacità di infilarsi in qualsiasi tipo di discorso altrui.
- Beh, io credo proprio di andare. Ci vediamo eh. - salutò Ryan alzando la mano, per poi afferrare i fogli sulla scrivania mal lasciati da Jamie.
- Ciao amico! - sorrise Fran sedendosi su una sedia mentre armeggiava con il suo cellulare.
Avviandosi verso la porta, qualcuno lo precedette aprendola con uno scatto improvviso. Era Alai e lo stava guardando con la rabbia stampata sul volto. Dietro di lei c'era Katia, che sembrava essere più alta di 10 m rispetto alla statura minuta di Alai. Lei lo guardava con aria fredda, distante, cosa che non capitava ormai da settimane.
- Dimmi perché! - gli urlò contro Alai.
Ryan si limitò a guardarla confuso, con la fronte aggrottata.
- Sei un grandissimo bastardo! Come hai potuto! Sei crudele! - continuò ad urlare Alai, quasi sul punto di scoppiare in lacrime da un momento all'altro.
- Calmati! - esclamò Ryan. - Che ti prende, ragazzina? -
- Mi hai mandato tu qui! - la voce le premette con insistenza quando raggiunse la parola "tu", quasi con un'espressione di disgusto. Era strano sentirla urlare, con la faccia in fiamme, e la fronte aggrottata dalla rabbia. Era abituato ad una Alai perennemente calma, titubante, con un'espressione fin troppo gentile e dolce, mentre ora si era trasformata in una specie di mini torcia umana sull'orlo di scoppiare in mille pezzi.
Ad un certo punto una lacrima rigò il viso di Alai, che timidamente si asciugò di fretta e furia con la mano, quasi come se se ne vergognasse. Bastò quella lacrima a far accendere una lampadina nella mente Ryan. Lui era consapevole del fatto che lei fosse una brava ragazza, e che molto probabilmente non meritasse di stare lì dentro, sotto ogni punto di vista, ma gli ordini erano ordini, e lui non poteva lasciare che una lacrima lo distraesse dal suo lavoro, che in fondo più che lavoro era diventato un obbligo: era come se si trovasse in una gabbia, in trappola. Non ci sarebbe stato niente e nessuno a riscattarlo da quel posto, come il resto delle persone lì dentro. Non c'era via d'uscita e questo era la cosa che contava, in realtà l'unica.
Ryan lanciò uno sguardo a Katia, che sembrava vagamente infastidita dal gesto. "Anche lei ha voglia di urlarmi contro ora?" pensò Ryan, esausto.
- Non guardarmi così. E non urlarmi neppure contro. - sputò feroce Ryan.
Alai sembrava essere indignata dalle parole del ragazzo.
- T-tu...sei uno sfacciato. Come puoi dirmi cose del genere?! -
- Vedo che mi sei stata molto d'aiuto Katia! - urlò Ryan, rivolgendosi verso la ragazza che stava assistendo alla scena del tutto immobile, ma divorandolo con lo sguardo.
- Oh! Ryan! Cosa ti aspettavi? Di mandare qui una ragazza e inserirla nel Distretto 12 senza nemmeno prenderti la briga di spiegarle cosa sia?! Wow, che mente brillante la tua! E ora assumiti le tue colpe, perché è colpa tua e lo sai bene. - disse sbranandolo con le parole, lasciandole intendere più del dovuto.
- Mia?! Io non ho nessuna colpa. Lo sarebbe venuto a scoprire comunque, infatti... - fece per proseguire ma uno stridolino improvviso lo bloccò.
- Oddio! Io domani mattina mi sarei svegliata consapevole di trovarmi in un posto normale, per quanto la mia immaginazione potesse lasciar intendere, e avrei pensato di essere una comune ragazza che svolgeva il suo nuovo giorno qui dentro. Certamente poi mi sarei dovuta chiedere perché tutti mi guardassero così, come se fossi pazza, e io lo sarei sembrata davvero, senza nessuna ombra di dubbio! Mi hai tenuta all'oscuro di tutto e per questo è colpa tua! - la pesantezza della emozioni che dovette sopportare la notte scorsa si stava riversando brutalmente sul ragazzo, che ora la stava guardando perplesso con le pupille ingigantite.
Ryan rimase in silenzio, non sapeva con cosa contrattaccare alle parole di Alai. Era chiaro che per una buona parte fosse colpa sua, ma aveva pur sempre un orgoglio da mantenere.
- Ok, ho afferrato. Ora, se non vi dispiace, ho da fare. - disse, liquidandosi dal discorso, andandosene con la testa abbassata e i pugni stretti.

Ossa Fragili. (Come Nei Sogni)Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ