XLII

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«Oh Altissimo Padre, riverbero della luce eterna, specchio puro dell'attività dell'albero cosmico, al quale in un remoto passato vi siete appiccato per raggiungere la superna saggezza,» Freya si trovava dinnanzi al trono di Odino nel suo palazzo reale, il Valaskjálf, dove le pareti e le colonne erano ricoperte d'argento puro. Alla sua destra, anch'ella in piedi, c'era Sif, sua sorella e moglie di Thor, che si era offerta di accompagnarla. Freya inspirò con profondità e lentezza e riprese lena, «mi presento al vostro cospetto, e al cospetto di vostra moglie,» Frigga, con il nasino sollevato, se ne stava ritta a piedi nudi accanto al marito, i suoi capelli castani sistemati in un'acconciatura a foggia di ruote, una su ogni lato, «per esporre le mie lacrime. Assiso sul vostro trono, so che potete vedere e comprendere ogni cosa che accade nei nove mondi. Non c'è nulla, in quel che vi dirò, che già non sappiate, ma vengo qui in nome dell'alleanza tra i Vani e gli Asi, che esiste da prima dell'alba degli uomini e che è stata ottenuta a caro prezzo. Sapete che in nessun modo vorrei rivivere quella che è stata la prima guerra ad essere combattuta in quest'universo, soprattutto perché, allorquando arriverà il Ragnarok, avremo bisogno più che mai di restare uniti, decidere le nostre azioni insieme e adottare provvedimenti condivisi e coordinati. Come di certo sapete, Loki è ancora prigioniero in corpo, ma il suo spirito girovaga per Midgard e, coi suoi trucchi, è capace di illudere e fuorviare gli uomini dal sentiero della virtù. Egli si trastulla promuovendo l'inganno! Il fetore e lo scintillio accecante dei suoi complotti si stanno facendo sempre più forti. Il pericolo risiede nell'infiacchimento delle sue catene, e che riesca ad affrancarsi da esse ben prima di quanto ci aspettavamo, attraverso la spada di Svafrlami, e prima e o poi potrebbe liberare anche il Lupo. La spada del re di Gardariki ha già falciato le vite della mia Hnoss e del buon re Od, che riversavano prosperità su Midgard, e poi Loki mi ha sottratto una cosa che mi era cara, manipolando un'altra che dovrebbe appartenervi. È vero, avrei dovuto consultarvi in precedenza, ma la collera mi ha portato a maledire quella cosa, o meglio quelle cose, che sono di vostra appartenenza. In questi giorni di corruzione e infrazioni, quel che è giusto dev'essere fatto. Altrimenti il maledetto serpente insanguinato renderà sterile, col suo veleno, l'intero dominio di Midgard. Le nascite decrescono; la mortalità è in aumento. Quale offesa più grande può essere rivolta a me da un uomo? Oh mio sire... vorrei che Hildisvíni fosse come Serimnir, il migliore dei cibi, che ogni giorno nutre gli einherjar, ma rinasce subito dopo!»

«Sostengo Freya nella sua richiesta.» Sebbene la regina degli Asi e la dea dell'amore avessero delle divergenze riguardo ad alcune questioni in sospeso, c'erano certi reati che la indignavano maggiormente. «Colui che lei odia ha infranto i sacri voti del matrimonio, portando sangue e morte là dove la vita dovrebbe essere concepita e celebrata.»

«Anch'io e mio marito Thor, il vostro amato figlio, siamo insoddisfatti.» Sif sistemò sul suo capo il cerchio d'oro che pareva fondersi ai suoi capelli. «Da quando Svafrlami ha iniziato a brandire la sua spada, è diventata un'impresa sempre più ardua far cadere la pioggia su Midgard. E quando ci riusciamo, le acque tosto si prosciugano ed evaporano, come se volessero fuggire, come se ci fosse sotto terra un fuoco divorante.»

Odino incrociò le dita delle mani, che erano diventate più ossute rispetto agli anni precedenti. Hugin, posato sopra lo schienale, gracchiò. Muninn si trasferì sulla sua mano destra. Asagrim la sollevò. L'occhio del re degli dei era una luce cremisi. Dall'orbita vuota invece emergevano gli ululati di un abisso.

Muninn scosse le ali, si tuffò in picchiata e attraversò il pavimento del Valaskjálf come fosse fatto d'acqua. In un lampo raggiunse Midgard, dove Svafrlami aveva appena devastato un altro regno. Potevano vedere tutto attraverso gli occhi del corvo: Baleyg aveva temporaneamente esteso alle astanti quella sua capacità.

Stavolta la vittima era Móramar, il cui sovrano giaceva piagato nelle segrete dov'era stato gettato.


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