XXXIII

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Una densa foschia penetrava nella dimora al centro di un caseggiato ove risiedeva un vecchio moribondo, che era circondato dalla famiglia che piangeva. Emise il suo ultimo sospiro e la sua ombra, inosservata da tutti, si alzò e si avviò verso colei che lo attendeva fuori:

«Mesti li lascerai nel tuo partire, ma a me porterai gioia e soddisfazione.» Non fu l'unica anima che Hel portò seco agli albori della giornata a Gardariki: piante, animali e uomini crepavano e le loro ombre la seguivano, come legate da catene di nebbia, all'interno di un'oscura crepa, che conduceva a un pozzo di tenebra.

Thorvald e Halgherda, con in mano lunghe falci, avevano molto da mietere. Si intravedeva un sorriso dentro il gran buio del cappuccio di lei, il che lo rallegrava assai, quantunque preferisse conservare ciò che provava in serbo nel cuore, onde non perdersi in un tormentoso abisso, forse ancor più profondo di quello dove già si trovava.


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Un grosso salmone nuotava nel pozzo del castello del re Od. Una gran sorpresa per il servo che si appropinquò per tirare su l'acqua e lo trovò!

«Ma guarda un po'! Oggi avremo un bel pranzo!» Stava per ghermirlo, tuttavia il pesce aveva un volto simile a quello umano. I suoi capelli erano rossi, la sua bocca si spalancò e gli addentò il volto con spietata ferocia, unita a un'atroce risata.

«Che ne dici di essere tu il mio pranzo?» Perlomeno il naso Loki voleva staccarglielo.


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Svafrlami vide dal suo trono il re Od che lasciava la città con il sole che cominciava a far capolino da dietro le mura.

Non era da solo: Hnoss era ritta su un baldo palafreno bardato con splendenti brocchieri, ornati dai più bei gioielli. Il re di Gardariki si issò in piedi e lasciò la sua tenda con un sorriso sul viso.

«Sono lieto che siate venuta. Presumo che la risposta che avete da darmi sia positiva. Io ho alcuni chiarimenti da farvi» le disse Svafrlami. Si trovavano l'uno di fronte all'altra.

«Sono qui per ascoltarvi, gentile re di Gardariki» diss'ella scendendo dal suo cavallo. Il padre era cupo in volto.

«Potrei decidere di non annettere Pallteskja e non c'è bisogno che lasciate il vostro regno.» Le carnose labbra si socchiusero. «Potreste rimanere qui, per assicurare la felicità dei vostri sudditi. A patto che mi permettiate di visitarvi con costanza e che i figli che genererete rimangano con me, affinché, ne sono convinto, possano garantire la prosperità del mio regno.» Dopo l'ultima visita di Hel, si era messo a riflettere che forse non voleva una donna appiccicata a sé.

«Ma se avremo dei figli, non è giusto che la madre venga separata da essi. E non sapete ancora se avranno le mie stesse virtù.»

«Le avranno, ne sono sicuro! E noi vi visiteremo, non preoccupatevi. Anche perché per me non sarà affatto un sacrificio venire a trovarvi.»

«Papà» si rivolse al re Od. «Dovrò partire con il sire di Gardariki.» Il sovrano di Pallteskja non disse nulla. Si limitò a chinare il capo. «Ma manteniate la vostra promessa.» Hnoss si avvicinò a Svafrlami. «Pallteskja resterà un regno indipendente.» Il suo alito profumato gli accarezzò il volto. Quanto era bella! Ed era alta quanto lui. In quel modo sarebbe stato arduo non tenersela vicino.

«Va bene. Così come libererò gli ostaggi.» Tuttavia, non appena ebbe pronunciato quelle parole, le sue pupille si fissarono nel vuoto. Uno strano brivido gli percorse la schiena e dovette portare la mano all'elsa della Tyrfing, che era appesa alla sua vita.

«Vi sentite bene?»

Quando un uomo impiega la sua spada, la vita versata da essa fertilizza il terreno che tocca, erano le parole di Eikintjasna. Ma la voce era quella di Hel.

Accanto a Svafrlami, strisciava un'ombra: una nera sagoma incappucciata.

Il braccio del sovrano di Gardariki si trasformò in qualcosa simile a un serpente dalle zanne acuminate. Il re Od lanciò un urlo. La testa di Hnoss finì a terra: la Tyrfing era stata sguainata in un lampo, poscia essere diventata tutt'una con l'arto di Svafrlami; la sua lama sanguinava copiosa e questo sangue scorreva sino al gomito del re di Gardariki.

«Ma... che cosa ho fatto?» Questi fissò la mano e la spada malvagia. Il vivido rossore abituale sul viso di jarl Stenkil s'era stemperato in un pallore terrificante.

«Tesoro mio!» Il re Od perse i sensi e crollò dal suo cavallo. Il sangue versato da te e dalla tua lama sterilizzano il suolo, di nuovo la maledetta voce.

Alcuni uomini si lanciarono in suo aiuto. Altri si scagliarono contro di lui. Sono una femmina gelosa.

In poche ore, Pallteskja venne rasa al suolo.

Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now