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È sempre stato un mio sogno: volare.

Sentire l'aria che passandoti attraverso le ciocche di capelli ti fa sentire leggiadra, provocandoti un leggero tremolio, quasi un lieve solletico, ti fa ride spensierata.

Il corpo come una piuma che viene lasciata andare contro gli spiragli del vento. Incominciando a volteggiare seguendo prima una corrente d'aria, e poi l'altra, continuando a salire sempre più su, prendendo sempre più quota, mentre il terreno sotto i tuoi piedi rimane solamente un lontano ricordo di qualcosa che ti ha accompagnato, ma di cui, ormai, non hai più bisogno.

Incominci ad osservare il sole, sempre più vicino a te, come se da un momento all'altro potresti allungare una mano e riusciresti tranquillamente ad afferrare uno di quei brillanti raggi di luce.

Un po' come Icaro e Dedalo che con le loro maestose ali di cera erano scappati al Minotauro e quindi al suo labirinto considerato fino a quel tempo inespugnabile.

Icaro era salito sempre, sempre più in alto, puntando al sole, ma si sa, quando ti ci avvicini troppo rischi di bruciarti.

Quando punti in alto, dove nessuno è mai riuscito ad arrivare improvvisamente le tue ali si sciolgono facendoti precipitare in basso, anche sotto il punto in cui ti trovavi prima di avvicinarti così tanto al meglio, facendoti affondare all'interno di quella terra che sembrava così estranea là sopra, ma ormai, da quando sei qua giù, anche lei ti guarda ridendo, beffandosi della tua convinzione di riuscire a raggiungere il meglio, l'inafferrabile.

L'unico momento in cui sentivo di poter raggiungere l'irraggiungibile era a ridosso della mia scopa. Sfrecciando tra le pieghe dell'aria che mi sfiorava il volto mentre mi beavo del suo tocco delicato.

Ma le mie ali non si sciolsero come accade e Dedalo.
Non mi bruciai per essere arrivata troppo vicina al sole. Caddi, in realtà.

Non poi così tragico come si ci immaginava ma comunque tragico per me.

Sono stata privata di poter fare ciò che mi rendeva libera, spaventata a tal modo da non riuscire a fare più quello che mi piace.

"Dove stai andando?" domando tra una risata e l'altra correndo dietro a Scorpius che davanti a me avanza con passo spedito guardandosi ogni tanto alla spalle: "Sei lenta!" mi continua a rinfacciare da quando è partito in un una corsa sfrenata fuori dalle mura del castello, avvicinandosi man mano al campo da Quiddich.

Lo vedo fermarsi d'impeto appoggiandosi ad una delle colonne che sorregge il telone circostante il campo da gioco. Mi ci vogliono cinque minuti abbondanti per riuscire a raggiungerlo perché, nonostante io abbia le gambe più lunghe di quelle che vorrei, non riesco comunque a correre più veloce di Valentina, la lumaca di mio cugino.

Mi fermo dirimpetti a lui, i capelli arruffati che mi ricadono sul viso arrossato per la fatica, vorrei pronunciare qualche parola di scherno ma il fiato grosso che mi accompagna non me lo permette.

"Idiota." riesco a mormorare tra un respiro affannato e l'altro: "Stupenda." afferma di rimando facendomi assumere un colorito che si avvicina ulteriormente a quello che hanno i pomodori maturi.

Prima che abbia il tempo di pronunciare una qualsiasi altra parola mi afferra per una mano trascinandomi poco più lontano dal campo.

"Malfoy." richiamo mentre camminiamo mano nella mano al chiaro di luna: "Sicuro che tu non mia stia portando in un posto appartato per uccidermi?" soffoca una risata scuotendo la testa in segno di negazione: "Non ti posso promettere nulla."

Arriviamo davanti allo stanzino delle scope e capisco già il motivo per il quale ci troviamo qui. Sento una fitta sul fondo della stomaco; avevo ripromesso a me stessa di non salire più su una scopa, ci tengo al mio osso del collo...

Qualsiasi cosa accada | SCOROSEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora