No. 30 - Città perdute [4]

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Seyud, Libia, Africa

Il sole pomeridiano dell'ultimo giorno di ottobre comincia a dare un po' di tregua, anche se nella zona desertica a sud del paese continua a persistere il caldo di fine agosto. Agente Speciale Ro, una donna etiope, è china sopra al cadavere di un uomo riverso a terra sul marciapiede, in mezzo ad altri civili nella sua stessa condizione. La sua faccia contorta e bruciata dal sole, gli occhi spalancati e secchi mostrano tutti i segni di sofferenza precedente alla sua morte. Appoggia la mano sulla giugulare, poi sul petto, proprio come ha fatto con i cadaveri all'entrata della città, e pensa: "Anche lui sembra abbia avuto un improvviso attacco cardiaco. E non è il solo. Mi chiedo chi l'abbia fatto e perché è dovuto spingersi a tanto per un solo oggetto anomalo. Avrebbe potuto agire di nascosto senza creare troppo scompiglio. Ma invece ha deciso di uccidere tutte le persone della città. Proprio come in quel villaggio in Algeria." Ro si rimette in piedi e continua a camminare verso il centro della città, tenendo gli occhi ben aperti e la spada ben stretta nella mano. "Appena trovo chi ha fatto tutto ciò, non avrò pietà."

Qualche ora prima…

Sito Zeus, Africa

Il Direttore del Sito, Dottor Cheops Rwandy, mostra all'Agente Speciale Ro le immagini sul computer dei corpi morti riversi a terra, scattate nel villaggio attaccato dalle istanze di SCP-966.
-Questo è quello che è successo dopo la tua partenza da quel villaggio. - Dice l'uomo. - Tutti i suoi abitanti sono morti per un improvviso attacco al cuore.
-Com'è possibile? - Dice Ro sconvolta mentre guarda le foto. - Come è potuto accadere?
-Non ne ho idea. Secondo l'autopsia tutti loro sono morti nello stesso momento. Anche se le cause della morte sono le stesse, tutti loro erano perfettamente sani e senza alcuna patologia cardiaca pregressa.
Ro scorre con lo sguardo altre fotografie e nota che in una di quelle sono raffigurati tre adulti e quattro bambini, alcuni dei quali con i graffi sul corpo e con il sangue ormai secco. Agente Speciale stringe i pugni e digrigna i denti. Poi, senza distogliere lo sguardo da quella fotografia, dice con la voce piena di tristezza e rabbia:
-Quella famiglia è stata attaccata da un'istanza di 966. Sono arrivata giusto in tempo per salvarli, ma se avessi saputo che avrebbero fatto quella orribile fine… sarei rimasta ancora lì.
-Ma non lo poteva sapere, Ro. Nessuno sapeva che sarebbe successo. Quindi smetta di incolparsi.
-Infatti non mi sto incolpando. Io sto incolpando chi ha fatto tutto questo. Giuro che se un giorno mi dovesse capitare tra le mani, gliela farò pagare.
Cheops sospira, lasciando Ro sfogarsi, poi chiude le fotografie e gira verso di sé il monitor del computer. La fissa negli occhi e dice:
-Sarebbe il minimo. Dopo l'incidente in quel villaggio, un utente della Parawatch Wiki, che si fa chiamare IslAra, ha postato un articolo in cui parla di ciò e cita esplicitamente la Fondazione, accusandoci di aver causato tale incidente. In poche ore l'articolo ha fatto il giro del mondo, ma per fortuna l'intervento dell'Ufficio di Sicurezza ha evitato la caduta della nostra segretezza.
-Accusarci della morte dei civili innocenti. Che mossa meschina. - Commenta Ro con rabbia.
-E non è tutto. Ci è giunta una segnalazione di un'intensa attività anomala a Seyud, una piccola città a sud della Libia. Secondo alcuni testimoni, la causa si ricondurrebbe a due nazar, apparsi improvvisamente in città un giorno fa. Ovviamente ho già provveduto a inviare una squadra di Agenti per poter confermare il ritrovamento, ma sono quattro ore che non rispondono più. Lei deve andare immediatamente a Seyud, recuperare i due oggetti anomali, scoprire cosa è successo agli Agenti e impedire che qualche altro GdI approfitti della situazione per agire.
-Ricevuto. Ci vado immediatamente.

Ora…

Seyud, Libia, Africa

Ro cammina lentamente sulla strada in mezzo ai corpi immobili delle persone. Il silenzio, intervallato dal fischio del vento e dai passi della donna, regna tra le case della città. Con occhio vigile osserva l'ambiente circostante, stando attenta a qualunque dettaglio o a qualunque movimento sospetto. "Ci sono due oggetti da trovare, ma dove?", pensa Ro nel mentre. "Dove potrebbero essere? I nazar non sono enormi e possono essere nascosti tranquillamente in tasca. Se sono stati presi da uno dei civili, allora mi tocca controllare ogni singolo cadavere. A meno che non ci siano dei segni evidenti della loro presenza."
Oltrepassa con molta cura un gruppo di cinque persone, facendo attenzione a non calpestarle, e sofferma un attimo lo sguardo su di loro. Improvvisamente nella sua mente appare la foto della famiglia salvata dagli artigli di 966, distesa sulla strada, morta. Scuote la testa per tornare alla realtà e continua a camminare. "Se queste persone sono morte da poche ore, significa che il responsabile è ancora qui nei paraggi. Però è anche possibile che abbia già recuperato gli oggetti e se ne sia andato prima che io arrivassi. Se è così, allora sarebbe una perdita di tempo continuare a camminare a vuoto. Ma sarebbe un grave errore abbandonare ora la missione, senza nemmeno scoprire il responsabile di questa strage. Non posso lasciarlo impunito e a piede libero!"
Continua a camminare nei vicoli silenziosi, ma cosparsi di cadaveri, della cittadina e ogni tanto controlla qualche corpo nella speranza di trovare uno di quei oggetti o magari una qualche traccia utile. Ma le sue speranze rimangono deluse ogni volta che non trova nulla. Svolta un angolo e trovandosi davanti un'altra serie di cadaveri sparsi sulla strada, sospira per la disperazione e pensa: "È chiaramente una perdita di tempo! È da un'ora che controllo ogni cadavere, ma non riesco a trovare nulla! Forse dovrei chiedere una mano. Non ho altra scelta."
Avvicina il dito all'auricolare e sta per contattare il Capitano della squadra di supporto, stanziatasi fuori dalla città, quando, svoltato l'angolo, vede un'enorme chiazza nera perfettamente circolare in mezzo alla strada. "Finalmente un indizio." pensa Ro con gioia e a grandi passi si avvicina ad essa. Con un dito sfiora leggermente il punto annerito e poi lo annusa. "Sembra bruciato, ma non c'è odore di fumo." Poi estrae un fazzoletto bianco dalla scarsella sulla schiena e, dopo averlo strofinato, lo osserva con molta sorpresa. "E non lascia nemmeno i segni di fuliggine. Come se la strada stessa sia stata costruita utilizzando una qualche pietra, tipo il granito nero o il marmo nero. Ma è asfalto. Dev'essere il punto in cui sono comparsi quei oggetti. Beh, meglio di niente."
Ro nasconde il fazzoletto nella scarsella e, rimettendosi ritta, supera il cerchio nero e continua lungo il vicolo, sperando di trovare qualche altro indizio utile.

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