Anno 2 - Parte IV

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"Mille yen che risolvono la loro merda a dicembre."

"Perché dicembre? Duemila che lo faranno l'anno prossimo."

"Ragazzi, non riescono ad affrontare l'argomento neanche a pagarli." Osamu-san si rovistò nelle tasche e buttò sul bancone una manciata di soldi. "Cinquemila che passeranno almeno altri tre anni."

Inoue-san guardava quel gruppo di bestioni con genuina curiosità.

Si era ormai abituato ad Atsumu-san (sì, era finita la paura) che aveva le spalle ogni giorno più larghe e due cosce decisamente illegali che sembravano in grado di schiacciare cocomeri (e teste) senza il minimo sforzo; trovava normale stare vicino a Sakusa-kun e non riuscire ad arrivargli nemmeno al mento e guardarlo con soggezione montare la maionese senza una goccia di sudore, i bicipiti gonfi di sforzo e nemmeno un capello fuori posto; aveva fatto l'abitudine a lavorare insieme ad Osamu-san che, comunque, aveva un passato da atleta, continuava ad allenarsi ed aveva il vizio di litigare con Atsumu-san su chi era più alto (Osamu-san). Ma in quel momento era circondato da altri due giganti.

Conosceva il fidanzato di Osamu-san, erano amici su Facebook e si seguivano un po' ovunque sui social. Pubblicava un sacco di roba divertente ed era seguito da tantissimi fan. Recentemente era stato contattato come testimonial per una marca di energizzanti e questo aveva quadruplicato la sua popolarità.

Non lo aveva però detto ad Osamu-san, che lo aveva scoperto nel modo più duro vedendo il suo ragazzo in televisione mezzo svestito e circondato da ballerine. A seguito di questo episodio, Osamu-san aveva avuto un piccolo crollo, a detta sua, nervoso. La totalità del mondo lo chiamava con il suo vero nome: gelosia decisamente motivata.

Quando lo aveva saputo, Suna-san gli aveva mandato un vocale della lunghezza di cinque minuti e quarantatré secondi filati, contenente solamente il suo tentativo più riuscito di risata malvagia. Osamu-san lo ascoltò interamente con i denti talmente serrati da potersi spezzare da un momento all'altro.

(Avevano litigato. Tanto. Non aveva mai visto Osamu-san così deluso e arrabbiato, e lo era stato per giorni. Dopodiché Suna-san si era preso un fine settimana di ferie, era arrivato a Osaka e il suo capo si era dato alla macchia per un po' di tempo. Atsumu-san si era lamentato che non si poteva vivere così, che la notte aveva bisogno di dormire e che doveva sbrigarsi a trovare un altro appartamento.)

Se Sakusa-kun ghignò in faccia ad Osamu-san in una squisita dimostrazione di bastardaggine, onorando Inoue-san della vista dei suoi denti forse per la prima volta, Atsumu-san si era accasciato sul bancone, invidioso che a lui non era stata proposto alcun contratto pubblicitario e chiedendo ad alta voce, a chiunque avesse la voglia di sentirlo, in quale mondo la faccia addormentata di Sunarin era adatta per essere la testimonial di una bevanda energizzante.

Effettivamente aveva un po' ragione.

"Voi dite che non la risolvono quest'anno?"

La terza voce apparteneva alla persona dalla genealogia più strana di cui Inoue-san era a conoscenza. Oddio, no, non strana in senso cattivo, ma quando aveva saputo di chi si trattasse scoppiò a ridere come un matto, fino a che non gli venne giurato che la parentela era legittima, benché senza senso.

Komori Motoya lo incuriosiva. Era solare, simpatico, sorridente senza alcun doppio fine malvagio. In quale universo parallelo era il cugino di Sakusa Kiyoomi?

Komori Motoya era stato il primo dei tre ad entrare come titolare fisso in partita. A parte Sakusa-kun, ma parlava della lega di pallavolo professionistica.

Lo aveva saputo perché il sabato e la domenica, dopo le "riunioni di bilancio", spesso e volentieri Osamu-san e Sakusa-kun organizzavano il locale per vedere le partite che non avevano potuto seguire durante la settimana. A volte c'era pure Atsumu-san ed era molto divertente quando era presente: non era silenzioso come potevano esserlo gli altri due e la sua sola presenza tendeva ad accendere la vena competitiva di Osamu-san e la meschinità francamente spassosa di Sakusa-kun. Erano tutti molto gentili con lui che di pallavolo non ne sapeva nulla, passando anche ore a rispondere ad ogni sua domanda e litigando tra di loro per classifiche di merito di cui non capiva niente.

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