Capitolo 3.

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La giornata di Julie passò molto lentamente, era stanca e assonnata, ma a peggiorare il la situazione era il fatto che non riuscisse proprio a concentrarsi, continuava a pensare alle parole del Signor Styles.
Insomma, cosa voleva quell’uomo da lei? Non erano fatti suoi cosa lei facesse durante i weekend.

< Tesoro, ci sei? > Sophie picchiettò la spalla della ragazza < Si si, dimmi > si riprese, mentre la bionda la guardava con le sopracciglia corrucciate. < Julie, è finita la lezione. Ma che hai? > Cavolo, non aveva preso neanche mezzo appunto di psicologia sociale, troppo persa nei suoi pensieri.

< Sono stanca, non ci sono con la testa, lascia perdere. Comunque, ci fermiamo da Klèo prima di andare a casa? Ho visto una cosa stupenda che voglio prendere per questo weekend! > Sophie la guardò non molto convinta, conosceva la sua amica e sapeva riconoscere quando qualcosa non andava, ma decise di far finta di nulla. Non voleva forzarla, si limitò ad annuire. < Cosa vuoi comprare? > chiese < Ho visto un cerchietto nero con le orecchie da gatto tutto contornato di brillantini, me ne sono innamorata perdutamente! > rise Julie. Le piacevano quel tipo di cose, quegli oggetti che a guardarli pensi “bello, ma dove cavolo ci vado con questo?” che si trattasse di vestiti, maglioni, pantaloni, gonne, scarpe o accessori, lei li comprava sempre. Poi, l’occasione per sfoggiarli c’era sempre, no? Bastava aspettare il weekend.

Sophie scosse la testa sorridendo prima di prenderla sottobraccio e avviarsi verso l’uscita.

< Bellezze, buon pomeriggio! > Caleb le stava aspettando al bar come sempre e con lui c’era anche quella rossa odiosa che fece una smorfia dopo aver sentito il nomignolo. Parlarono del più e del meno finché la ragazza di Caleb decise che i loro discorsi erano troppo noiosi, così se ne andò, non prima di aver dato un bacio da film per adulti al suo ragazzo. Gesto che face raddirizzare la schiena di Sophie; cavolo, se solo avesse potuto l’avrebbe ribaltata quella rossa.

Contenti dell’abbandono, stavano per iniziare a parlare del weekend quando il telefono di Julie li interruppe.

< Pronto? >
< Cuore, sono io > perché sua mamma la stava chiamando mentre era al lavoro? Subito si preoccupò.
< Marmots, tutto bene? > un sorriso comparve sulle labbra della donna, non aveva mai perso il vizio di chiamarla così.
< Si, tutto bene. Sei con Sophie? >
< Si, perché? > insomma perché non le diceva semplicemente cos’era successo.
< Io e sua mamma siamo state invitate a cena dalla mamma di Caleb. Volevo sapere se, visto che siete già lì, volete venire anche voi, noi prendiamo il treno delle 18.00. > non poteva mandarle semplicemente un messaggio? Dio, si era preoccupata!
< Non so mamma, siamo al bar proprio ora. Chiedo e ti messaggio tra cinque minuti >

Alla fine decisero che sarebbero andate alla cena a casa di Caleb per non lasciarlo da solo in balìa di tutti quei genitori strabordanti di domande. Guardarono l’ora ed erano solo tre e mezza, dovevano aspettare le sette come minimo, così decisero di andare da Jason visto che come al solito non si era presentato a lezione.

< Ragazzi, che piacere rivedervi! > la paffuta governante di Jason aprì la porta, < Salve Dori! > sorrisero tutti i ragazzi < Jason è nel salone, conoscete la strada! >

  < Oh, stranieri! Qual buon vento? > esclamò Jason quando, una ventina di minuti dopo, si ritrovò i tre davanti. Alto, biondo, muscoloso e con due grandi occhi castani, Julie lo adorava. C’era stato qualcosa tra di loro, non la si poteva neanche definire una storia perché l’avevano chiusa prima che potesse diventare tale per evitare di rovinare la loro amicizia, ma entrambi ancora si piacevano ed era successo più di una volta che nonostante la “rottura” si ritrovassero a baciarsi, ma non si erano spinti oltre, non più.

< Ci mancavi, e non sapevamo se fossi vivo o morto > rise Sophie schiccandogli un bacio sulla guancia, Caleb si limitò ad una pacca sulla spalla mentre Julie lo abbracciò come di consuetudine mentre lui si alzava dal divano. < Sono vivo, ma ero troppo stanco per venire in università. Anzi, sono ancora stanco > borbottò continuando a tenere abbracciata la ragazza, appoggiando il mento sulla sua nuca.

< Allora riprenditi, perché sta sera si cena da me con le famiglie. Non chiedere perché, non ne ho idea, ha fatto tutto mia mamma > Caleb si buttò sul divano. Jason semplicemente annuì e messaggiò a sua per avvertirla della cena a cui avrebbero partecipato. Passarono una mezzoretta ad aggiornare il ragazzo sull’università e sul Signor Styles, ovviamente Sophie non perse l’occasione per raccontare l’ultimo avvenimento tra Julie ed Harry e Jason, protettivo come il solito, iniziò a fare un sacco di domande in proposito.

< Jason, per l’ultima volta, non mi ha fatto nulla! Credeva che io avessi barato per avere quel posto e voleva assicurarsi che non fosse così. > sbottò la mora. Seriamente, non ne poteva più, capiva la sua preoccupazione perché Sophie come sempre aveva esagerato nel raccontare la storia…o forse era stato Harry Styles ad esagerare quel pomeriggio? Aveva decisamente bisogno di una sigaretta.

La bionda sentì il suo telefono vibrare nella tasca, vide un numero sconosciuto, così si allontanò dal salone e andò in cucina.

< Pronto? >
< Sophie Parely? >
< Si, chi parla? > quella voce le ricordava qualcuno.
< Sono Zayn Malik, ci siamo visti oggi in università >
ecco chi era!
< Oh, certo, Signor Malik, come posso aiutarla? >
< Domani ci sarà il primo incontro alla nostra clinica e oggi ci siamo dimenticati di lasciarvi i documenti necessari, potrebbe darmi il suo indirizzo e mail così glieli invio? >
< Non è un problema, se è nei dintorni dell’università posso raggiungerla io >
insomma, aveva la possibilità di vedere ancora un gran pezzo d’uomo come Malik, non si sarebbe di certo fatta bastare una mail.
< Non volevo disturbarla a lezione, pensavo aveste già finito, mi dispiace >
< Oh, non si preoccupi, abbiamo finito, ma siamo ancora qui per impegni personali >

< Bene, allora dove possiamo incontrarci? > aveva una mezza idea…e sperava che nessuno si arrabbiasse.
< Le mando l’indirizzo > ed un sorriso che non prometteva nulla di buono comparve sul suo viso.

Quella cucina era un disastro, Julie e Jason aveva deciso di preparare una torna da portare a casa di Caleb, avevano trovato si internet una torta a base di Nutella, cocco, Kinder Bueno, biscotti secchi e Orero, una vera bomba calorica al cioccolato insomma. Sembra facile, o meglio così diceva la ricetta visto che era “per principianti”, qualcosa però non era andato secondo i piani. Julie aveva il naso e le mani sporche farina e qualche ingrediente non identificabile mentre il ragazzo, dopo essersi versato 250 ml di latte addosso era a petto nudo, con solo i pantaloni della tuta e pezzetti di biscotti nei capelli.
 Una scena comica e sconfortante allo stesso tempo.
La ragazza era felicissima di aver avuto l’illuminazione di cambiarsi prima di iniziare, indossava un paio di pantaloncini corti, che erano della sorella di Jason e una maglia del ragazzo che le arrivava alle ginocchia coprendo i pantaloncini, i suoi vestiti rimasero immacolati finché Jason non decise di giocare alla fionda con un cucchiaino e della nutella mischiata al latte.

Quella piccola azione diede inizio ad una guerra di cioccolato, il ragazzo, dopo aver placcato Julie, tenendole le mani dietro la schiena la portò attaccata al suo petto, le sporcò il viso con della Nutella e le mise in bocca un Kinder Bueno per far smettere le sue urla. Julie aveva i capelli scombinati, le guance e il naso sporchi così come i vestiti e…come ci era arrivato el cioccolato sulle sue gambe? Ma nonostante tutto non riusciva a smettere di ridere tanto da avere le lacrime agli occhi.

Sempre tenendola ferma Jason si abbassò a leccarle via qualcosa dal collo mentre lei si agitava ancora di più per il solletico che, appositamente, lui le stava facendo.

Dio, adorava proprio quel ragazzo.

< Ragazzi! > la voce di Sophie li fece girare verso la porta.
 Individuò subito due grandi occhi verdi fissarla senza nessuna emozione.

< Signorina Benson > più che parlare sembrava avesse ringhiato.

Harry Styles era lì, e lei non si stava più divertendo.

Good girls go bad - h.s. (daddy)Where stories live. Discover now