Capitolo 1.

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La voce di Ed Sheeran riempì la stanza di Julie alle 6.00 in punto di mattina, dopo aver cercato a tentoni il telefono riuscì a spegnere la sveglia e alzarsi. Una doccia veloce e si ritrovò davanti all'armadio con il dilemma di ogni mattina: cosa indossare?

Optò per un paio di skinny jeans strappati, una camicia bianca di qualche taglia in più e un cardigan grigio pesante con tacchi abbinati. Dopo aver messo l'eyeliner e un rossetto nude andò in cucina per fare colazione.

< Tesoro, buongiorno! > l'accolse sua madre riservandole un sorriso dolcissimo. Monique Blanque, capelli corti di un castano chiaro, stretta nel suo tailleur blu, era intenta a cucinare la colazione per suo fratello e il suo patrigno; Julie si faceva bastare un po' di frutta e una tazza di caffè nero.

< Ciao marmots! > sua madre ridacchiò, la ragazza non aveva mai perso l'abitudine di chiamarla con quel nomignolo da quando aveva sei anni, c'era pochi casi in cui Monique diventava semplicemente "mamma" e questo succedeva in occasione di brutte notizie o richieste a cui era certa, sua madre avrebbe risposto con un no secco.

< Tesoro, dovresti mangiare di più a colazione, o almeno variare, sempre quei mirtilli...prima o poi ti sveglierai blu! > la rimproverò la donna. Julie semplicemente alzò le spalle in risposta. Aveva trascorso l'intera adolescenza in lotta con il suo peso e tutti i problemi che esso comportava, dalla bulimia, all'uso eccessivo di lassativi, all'attività fisica spropositata, e ora che finalmente si piaceva non aveva intenzione di riprendere neanche un etto di quei 50,7 kg persi. Julie non era semplicemente sovrappeso, era obesa. Fu quando vide il numero 100 sulla bilancia che decise di parlare con una madre e raccontarle tutto; dopo una mezz'ora di pianti la donna le prese appuntamento con una nutrizionista. Julie si impegnò tantissimo quell'anno e perse tutti i chili in più, adesso stava bene con se stessa, c'erano ancora giorni in cui si sentiva brutta ma le bastava pensare a tutto l'impegno dell'anno precedente per tirarsi su di morale almeno un po’.
Salutò con un bacio sua madre e uscì di casa, guardò l’orologio,6.40, era in orario perfetto.

Dieci minuti dopo Julie arrivò alla stazione di Hallingbury, un caffè, una sigaretta e si diresse verso il binario 2 per prendere il treno diretto a Londra. Non si sorprese di non vedere Sophie, quella ragazza e la puntualità non andavano molto d’accordo, prese posto e mise la borsa sul sedile di fronte per tenerle il posto; quando la voce meccanica della stazione annunciò che il treno era in partenza vide la figura della sua amica avvicinarsi a lei con il fiatone. Jeans chiari, t-shirt nera, trench beige con tacchi abbinati, Sophie Parely, bionda spumeggiante, è la migliore amica di Julie < Cavolo, credevo di non farcela questa mattina! > esclamò cadendo a peso morto sul sedile schiacciando la borsa di Julie, la ragazza rise pensando che quella fosse la stessa scena di ogni singola mattina. < Comunque, parlando di cose importanti, ieri mi ha scritto Caleb, ha detto che oggi verrà a lezione > esclamò l’amica, Julie scoppiò a ridere perché era a conoscenza dell’enorme cotta che la ragazza aveva per il loro amico, ma le dispiaceva anche che lui fosse già fidanzato.
< Addirittura? Come mai ha deciso di uscire dal letargo? > il fatto che loro fossero delle studentesse modello non imponeva ai loro amici di seguire il loro esempio, infatti Caleb, Jason e Stephen erano molto lontani dall’esserlo, tanto che le ragazze continuava a sorprendersi ogni volta che i tre amici dicevano di aver passato un esame. Il viaggio in treno continuò con i discorsi di Sophie su quando Caleb fosse bello e assolutamente sexy mentre Julie si limitava ad annuire.

Una volta arrivate in università si fermarono in giardino per una sigaretta prima delle lezioni, quando vennero interrotte < Salve, scusate il disturbo, siete Sophie Parely e Julie Benson? > era un uomo sulla trentina, ben vestito, e indubbiamente bello. Anzi, bellissimo. Le ragazze annuirono perplesse. Insomma, quello non era il liceo dove perlopiù tutti si conoscevano e anche se lo fosse stato loro non rientravano nella categoria “reginette del ballo” ma più in quella “carine, innocenti e secchione< Sono James Steny, uno dei tutor di questa università. Stiamo organizzando un incontro con gli studenti di psicologia della laurea triennale per dare loro la possibilità di ottenere uno stage come assistenti o segretarie in alcune cliniche private a noi affiliate, ma vogliamo avere la certezza che questa cosa possa realmente funzionare e aiutare gli studenti. Così la professoressa Charliston, organizzatrice di questo evento, ha suggerito i vostri nomi come possibili tester visti i vostri voti ottimi in tutti gli esami sostenuti e la vostra frequenza regolare > Julie stava ancora cercando di elaborare tutte le informazioni quando < Quindi dovremmo fare da cavie per questo esperimento? > domandò Sophie. L’elegante uomo davanti a noi abbassò la testa evidentemente imbarazzato ma annuì < Detto in altre parole, si > concordò. Dovevano pensarci, insomma si sarebbero dovute organizzare con lo studio, con gli orari delle lezioni e trovare anche un po’ di tempo per uscire, in più Julie voleva parlarne con sua mamma. < Possiamo pensarci? > domandò la mora. James annuì, lasciò loro il suo numero e le salutò camminando verso la segreteria universitaria.
< Ehi, bellezze! Non posso lasciarvi sole un giorno che trovo dei quarantenni a gironzolarvi intorno? > le ragazze si girarono verso quella voce fin troppo familiare e sorrisero a Caleb che stava proprio di fronte a loro, il volto di Sophie si scurì non appena vide una chioma rossa proprio di fianco a lui, cavolo odiava proprio quella ragazza e il fatto che stesse con il ragazzo che le piaceva non era che una conferma a quel sentimento.
< Hai visto ? Facciamo strage di cuori anche senza il tuo aiuto.> Julie cercò di alleggerire la tensione che si creata tra loro, neanche a lei piaceva Catherine, la ragazza di Caleb, era come se si trascinasse dietro una nuvola di negatività ovunque andasse < E per la cronaca, due settimane non sono esattamente un giorno! > Caleb scoppiò a ridere e cambiò argomento < Allora, non volete dirmi cosa voleva quel tipo da voi? > chiese il ragazzo sfilando l’accendino dalle dita di Sophie che cercò di nascondere un po’ il rossore delle sue guance con i capelli. Dopo aver spiegato la proposta di James a Caleb ed essersi subite le solite battutine della rossa, zittita prontamente dal suo ragazzo, decisero di avviarsi verso la prima lezione della mattinata: psicologia sociale proprio con la professoressa Charliston. A Julie piaceva quella donna, sapeva come organizzare una lezione per mantenere l’attenzione di tutti gli studenti, faceva partecipare tutti con esercitazioni o esperimenti la maggior parte delle volte divertenti ma soprattutto li faceva esprimere, chiedeva il loro parere anche durante gli esami. I tre ragazzi presero posto mentre Catherine andò verso la sua aula per seguire la lezione di biologia; Julie e Sophie si chiedevano continuamente come la ragazza fosse entrata a medicina, era una tale ignorante. Mah, i misteri della vita.
A fine lezione vennero chiamate dalla professoressa che le pregò di dare una risposta per lo stage entro la fine della giornata, le ragazze annuirono e si diressero verso l’aula di metodologia .

Dopo una lunga telefonata con sua madre Julie decise di accettare di fare da cavia per quel piccolo esperimento e visto che Sophie fu d’accordo andarono in segreteria e confermarono la loro partecipazione a James che chiese loro di presentarsi dopo un’ora per incontrare i due strutturati con cui avrebbero lavorato.

Erano sedute ad un tavolino della California Bakery con Caleb per mangiare qualcosa durante l’ora di pausa che avevano, parlarono di Stephen, che era tornato dalla famiglia negli Stati Uniti per un paio di settimane, dell’imminente compleanno di Jason e delle mille inevitabili discussioni tra Caleb e Catherine; avevano appena finito il caffè quando l’argomento “weekend” venne tirato in ballo dalla bionda < Allora, ci andiamo? > chiese eccitata < Che domande sono? Ovvio che ci andiamo, ho già confermato per noi tre e Jason. Sganciate i soldi e preparatevi perché sembra che questa volta sarà ancora peggio della scorsa > Julie si ritrovò a ridere con gli altri due mentre cercava di accendere una sigaretta e insieme agli amici tornava in università per incontrare i due uomini con cui avrebbero lavorato.

Una volta entrate vennero fatte accomodare nell’ufficio di James per attendere gli strutturati. La mente di Julie intanto era concentrata solo sul weekend. Era la parte della settimana che aspettava con più ansia, era il suo momento, la sua chance di togliersi i panni della brava ragazza e lasciarsi andare senza aver nessun freno. Lei e Sophie si erano imbattute in quel posto per colpa di Caleb che dopo averle conosciute il primo giorno di università aveva deciso che fossero troppo perfettine e avessero bisogno di, cito testualmente, “togliersi quel paletto del culo”. Era iniziato come una piccola bugia detta ai genitori “Stiamo da un’amica conosciuta in università per una pizza”, la volta dopo era “un aperitivo tranquillo organizzato dall’università” e successivamente è definitivamente diventata “ una serata a casa di Caleb “.  Julie odia mentire a sua madre, ma ha deciso di vederle come “piccole bugie bianche”, quello era il loro segreto e così doveva rimanere per sempre.

La porta si aprì < Salve, sono Harry Styles” >

Forse, non sarebbe rimasto tale a lungo.

Good girls go bad - h.s. (daddy)Where stories live. Discover now