𝓺𝓾𝓪𝓵𝓬𝓸𝓼𝓪 𝓬𝓪𝓶𝓫𝓲𝓪...

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Una settimana alla fine delle Vacanze,
poi inizierò le elementari, sono emozionato ma anche preoccupato, mi dicono che rispetto alle materne le elementari sono molto più difficili, però sono speranzoso di farmi il mio primo vero amico e di iniziare ad imparare tante cose come i grandi.
È l'ultima settimana, devo godermela perché poi inizierà la scuola e non avrò il tempo per giocare; corro in salotto dove si trovano i miei genitori e salto sul divano entusiasta:
"Mamma giochiamo?"
Chiedo.
"Mi dispiace Mike ora sto pulendo casa."
"Oh ok.."
Rispondo rimanendoci un po' male.
Vedo mio padre chiudere il giornale e sorridermi:
"Ci gioco io con te campione."
Riprendo a dimenarmi sul divano, corro nella mia camera a prendere la mia palla. Adoro giocare con mio padre, soprattutto a calcio in cui lui è fortissimo, ogni tanto mi chiedo perché non abbia fatto il calciatore da grande.
Ci stiamo passando la palla come al solito e oggi sto finalmente riuscendo a batterlo:
"Ma guarda un po', ti sei allenato di nascosto?"
Mi metto a ridere.
"No papà, è che sto diventando più grande."
"Accidenti poi quando crescerai mi batterai sempre."
Sorrido.
"Dai ogni tanto quando saró più grande ti farò vincere, altrimenti poi ti annoi."
Tiro un calcio alla palla talmente forte che finisce in strada:
"Resta qui la vado a prendere io, la strada è pericolosa."
Rimango lì a guardare mentre riprende la palla, non oso andare in strada se non sono i miei genitori a dirmelo, ho sentito tantissime storie su persone sia adulte che bambini che venivano investite da auto sulla strada.
Mentre aspetto mi metto a fare qualche giravolta su me stesso ridendo:
"Attento che sennò poi ti gira la testa."
Mi dice mio padre.
cammina verso di me con la palla:
"Passami la palla papà!"
Grido.
"Prendila!"
Risponde lui.
Sono pronto a prenderla al volo come fanno i campioni ma una macchina velocissima sta arrivando sulla strada:
"Papà!-"
Non ho il tempo di finire la frase che la macchina ha già preso in pieno mio padre.
Vedo un fiume di sangue e il guidatore scendere dalla macchina gridando. Corro da mia mamma a raccontare tutto e da una giornata casalinga tranquilla e divertente si trasforma in un incubo. Ci ritroviamo in ospedale in attesa di sapere se il mio papà rimarrà tra noi o no.
Nel mio petto sento un tamburo che suona crome infinite e tra i polmoni una corda che i sensi di colpa tirano affannandomi il respiro.
Ho sempre sofferto di questi attacchi di panico fortissimi quando mi trovavo in situazioni difficili, ma mai come ora, qui c'è in gioco la vita di mio padre, l'unico "amico" che ho avuto nella mia vita.
Si apre la porta, esce l'infermiera come un messaggero che porta con sé miliardi di informazioni che un regno aspetta da tanto tempo. Io sono il regno e voglio sapere cosa è successo a mio padre.
"Mi dispiace signora... Abbiamo fatto il possibile."
Per un attimo il tamburo smette di suonare e sento solo i sensi di colpa tirare la corda così forte da farmi cadere a terra.
Una cascata è più piccola delle lacrime dei miei occhi.
"È tutta colpa mia!"
Grido.
Mia madre si volta verso di me con uno sguardo implorante che mi dice di non iniziare a fare le mie solite scenate, mi prende in braccio mettendomi la bocca poggiata sulla sua spalla per evitare di fare brutta figura.
Guardo mio padre essere portato via mentre io invece sono qua fermo, non ho potuto nemmeno salutarlo.

mi metto in un angolino della casa, non voglio parlare, non voglio sentire, non voglio fare nulla.

Non so bene quanto tempo stia passando in questo angolo al di fuori del mondo, ma la mia uscita dalla realtà si ferma quando il telefono di mia madre inizia a squillare.
Lei risponde: parlano di cose che non capisco, qualcosa del tipo "soldi","eredità" e altre cose.
Vado in cucina e le chiedo cosa stia succedendo, lei risponde che abbiamo ereditato tanti soldi che ci ha mandato papà:
"Non sapevo avesse un secondo lavoro.."
Mio padre, da quello che so, fa il segretario in una piccola azienda.
"È impossibile che con il lavoro che aveva avesse potuto mettere da parte tutti questi solidi, Probabilmente non ci ha parlato del suo cambio di lavoro. Doveva essere diventato una persona importante per permettersi questa grande cifra."
in un altro contesto questa sarebbe una bella notizia, d'altronde chi non vorrebbe avere tanti soldi per comprare quello che vuole o semplicemente per non morire di fame? Ma ora non sembra nulla, sembra una conversazione normale. Ora l'unica cosa nella mia testa è mio padre.
Torno nella mia camera e mi metto il pigiama, mi reco nella camera dei miei genitori e guardo l'orario: otto e quaranta.
Mi insegnarono come leggere l'orario un anno fa, fu mia madre a insegnarmelo perché diceva che prima si impara prima si abbatte l'ignoranza.

𝓘 𝓻𝓪𝓰𝓪𝔃𝔃𝓲 𝓪𝓲 𝓬𝓸𝓷𝓯𝓲𝓷𝓲 𝓭𝓮𝓵𝓵 '𝓾𝓷𝓲𝓿𝓮𝓻𝓼𝓸Where stories live. Discover now