16. Bugia bianca o paura della verità?

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La voce era rauca ed ancora impastata dal sonno.

Alzai gli occhi dal liquido scuro che riempiva la tazza e vidi di fronte a me una figura mediamente alta e dai capelli arruffati, con gli occhi ancora semichiusi.

"Giorno" risposi, non facendo trapelare nessuna emozione.

Si avvicinò al tavolo dove mi ero seduto precedentemente e prese posto nella sedia davanti a me.

"Come ci siamo arrivati qui? Cos'è successo?"

Il castano sbadigliò e si strofinò gli occhi ambrati.

Non ricordava realmente nulla?
Allora era anche peggio di quanto pensassi.

Presi un bel respiro profondo per cercare di non fargli una scenata, o peggio, mollargli un pugno in piena faccia.

"Secondo te cosa hai combinato?"

Lo provocai.

Il castano schiuse le labbra per dire qualcosa, ma da esse non uscì nemmeno un minimo suono.

"Come ti è venuto in mente di ridurti in quello stato, testa di cazzo!"

Okay, troppo azzardato.

Il mio tono non ci impiegò molto a diventare più alto ed accusatorio.

Strinsi la tazza nella mia mano destra e le nocche diventarono subito bianche. Sentivo la rabbia crescere e la vena della testa pulsarmi ancor di più.

"Sei stato un incosciente" aggiunsi con amarezza.

Gli rivolsi uno sguardo tagliente ed il castano fece un verso schifato, misto a quella che a me sembrava più una presa in giro.

"Senti da che pulpito viene la predica! Non venirmi a parlare di incoscienza proprio tu!" mi rinfacciò lui puntandomi il dito contro.

Lo stava facendo di nuovo. La sua tattica del rigirare il discorso, portandolo su di me per evitare di parlare ed ammettere i suoi sbagli.

"Sono stato tutta la serata con la paura che potessi andare in coma etilico o in overdose di farmaci! Mi hai fatto rivivere un episodio che stavo cercando di rimuovere con tutte le mie forze"

Deglutii a fatica cercando di non pensare di nuovo a quella scena.

"Sei stato veramente un irresponsabile"

Continuai adirato.

Le mie parole uscirono tutte insieme senza preoccuparmi delle conseguenze. Non sapevo se fossi incazzato con lui o se lo fossi con me stesso, per non averlo protetto e tenuto dalla larga da tutto questo.

"Non sei nella posizione di farmi la predica, Trevor" disse con tono serio, stringendo i denti.

Questa sua affermazione era veritiera. Non ero nella posizione di fare la predica a nessuno. Anche io avevo fatto i miei errori, alcuni pure imperdonabili, ma mai mi ero spinto a tanto.

Mai la mia vita era passata in secondo piano.

Certo, potrei essere un egoista del cazzo, perché non penso alle conseguenze che "il mio lavoro" può avere sulla vita dei miei familiari e dei miei "clienti". Ma non metterei mai me stesso in pericolo e nemmeno gli altri, almeno che non siano proprio loro a chiedermelo.

Ed il più delle volte succede proprio questo, sono i clienti a chiedermelo.. anzi no, delle volte mi supplicano di dargli quella roba. Mettendo così loro stessi in secondo piano e la loro dipendenza in primo.
Sarò stronzo, lo so, ma in questo caso non reputo di avere colpe. Se loro non ritengono importante la loro vita e se ne fregano altamente, perché dovrebbe importare qualcosa a me?

Tutta colpa del college | L'amore in mezzo ai guaiحيث تعيش القصص. اكتشف الآن