Capitolo VIII

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Tirò su la mano dall'acqua liscia e saponata, calda, piacevole, portando con sé schiuma densa e soffice insieme, bianco sfumato di rosa, verde e azzurrino. La toccò piano, facendo cadere sulla superficie dei batuffoli ben formati e guardando da vicino le piccole bolle scoppiare sul suo palmo.

Si girò intorno curioso. Era circondato da una distesa bianca e bitorzoluta, profumata di qualcosa che non riusciva a comprendere. C'era vapore tutto attorno, rivoli di fumo perlaceo che salivano dall'acqua laddove non era schermata dalla schiuma. Non capiva perché, non era così calda, era perfetta. Allargò le braccia, cercando di toccare con la punta delle dita le pareti di ceramica smaltata della vasca, non riuscendo neanche a sfiorarla.

"Cosa fai?"

Alzò lo sguardo e davanti a lui c'era Omi, accoccolato nell'acqua fino al collo, la testa abbandonata all'indietro e gli occhi socchiusi di pura beatitudine. Lo stava guardando da sotto le ciglia lunghe e bagnate, le guance due pomelli rossi di calore, i capelli umidi ancora più arricciati, neri come l'inchiostro.

Sentì il proprio respiro spezzarsi e Omi sorrise, piccolo e lento, le labbra lucide scurite dal calore. Delle fossette gli abbellivano quei lineamenti scolpiti e lo rendevano più umano, più accessibile, meno etereo. "Allora?" Domandò piano, la voce morbida e intrigante. "Sei sveglio?"

"Non stavo dormendo." Mormorò Atsumu, guardandolo come se fosse una visione. "Non stavo dormendo."

Avvertì solo in quel momento le gambe di Omi attorno a lui, allacciarsi ai suoi fianchi per sfiorarli con tocchi leggeri e intimi. "Perché lo credevi?" Gli chiese, stringendo le mani piene di sapone a pugno e abbandonando le braccia nell'acqua, increspandone la superficie e smuovendo la massa di schiuma, guardandola dondolare seguendo l'andamento delle onde.

"Non stavi reagendo." La sua bocca era aperta e poteva scorgere l'accenno dei denti bianchi viaggiare piano sul labbro inferiore. "Ero infastidito."

Vide Omi alzarsi, spingere di addominali ed uscire col torace al freddo dell'aria, bagnato e perfetto. Ammirò i suoi capezzoli rosa ergersi per il contrasto di temperatura, piccoli e invitanti, la pelle bianca punteggiata di brividi e quell'unico neo sulla clavicola che lo chiamava, attirando l'attenzione su di sé.

Atsumu sentì l'urgente bisogno di toccarlo e lo fece, senza nemmeno chiedere. Allungò le mani verso di lui, da sotto l'acqua piacevolmente calda, prendendolo per i polpacci torniti e salendo fluido più su, sulla pelle tenera del retro delle ginocchia, dove sapeva che era particolarmente sensibile. Toccò con i polpastrelli leggero e stuzzicante, passando in alto, verso le cosce, virando all'interno e massaggiando piano. Lo sentì sospirare leggermente, avvicinandosi di più.

"Sei reale?" Si ritrovò a chiedere Atsumu, respirando forte e pregando. Forse la immaginò la punta di disperazione nella sua voce. Forse no.

Omi lo guardò, gli occhi enormi e scuri, liquidi come la notte. "Tanto quanto te." E si inclinò in avanti, alzando le braccia e portando le mani insaponate sul suo viso, sulle guance, tirandolo piano verso di sé. Continuava a sorridere e Atsumu se lo schiacciò addosso, afferrandolo bene per le gambe e portandolo avanti, un soffio di nulla tra di loro. "Sei bello così bagnato." Gli mormorò Omi morbidamente, talmente vicino da sentire l'alito caldo dritto sulla sua bocca.

"Sei bello sempre." Sussurrò Atsumu sulle sue labbra, toccandole con le proprie pigro e lento, le mani a risalire sulle cosce, ai fianchi, fino alla vita, cingendolo stretto e spingendoselo ancora di più addosso, toccandosi con i bacini. Si sentì gemere e Omi sussultò, il respiro stretto e la lingua che lo toccava lungo la cucitura, lambendolo e invogliandolo ad aprire la bocca con la promessa di qualcos'altro. "Scusami." Disse solo e lo fece entrare, lasciandolo libero di muoversi come più gli aggradava, facendogli studiare il palato con lappate decise ed incontrandosi con la sua lingua, arricciandola attorno e massaggiandola, senza fretta, senza urgenza.

Scusami, pensò di nuovo, permettendosi di stringere le labbra attorno alla sua lingua rossa e succhiare, sentendolo sospirare dal naso forte, avvicinandosi con il sedere di più e strusciandosi addosso con intenzione, su e giù, asta contro asta ad approfittare dell'attrito minimo, avvertendolo slittare contro i suoi addominali con la punta e sentendolo singhiozzare ogni volta. Lo liberò, abbassandosi sulla gola bianca e prendendone un boccone, massaggiando forte e godendo dei suoi gemiti spezzati nell'orecchio.

Scusami, e risalì sulla sua guancia, annusando il suo odore e il suo tutto, i ricci umidi a solleticargli le narici e la sua tempia schiacciata contro la fronte, sentendolo baciargli la pelle sotto l'orecchio e affondando i denti nel lobo, tirando non troppo forte ma abbastanza da avvertire il sangue cominciare a pulsare.

Omi si allontanò dopo quel morso, la bocca lucida di saliva e macchiata tutta attorno di rosso, le palpebre pesanti di languore su quegli occhi ipnotici e il respiro pesante. "Smettila." Sibilò, portando la mano sulla sua nuca e afferrando una manciata di capelli biondi, tirando e costringendolo a staccarsi per guardarlo dritto in faccia. "Smettila e fai qualcosa."

"Dimmi cosa." Mormorò con voce bassa di gola, sorridendo lascivo e alzando i fianchi, strusciandosi contro di lui lento e languido, vedendolo allentare la bocca per il contatto fermo e abbandonare leggermente il collo in avanti. Avvicinò il viso al suo, respiro umido dritto sulle sue labbra e il ghigno di Atsumu si allargò. "Non parli più?"

"Fottiti." E Atsumu allontanò la mano dalla sua schiena per portarla tra le sue gambe, afferrandolo deciso nello stesso momento in cui si impossessò della sua bocca, ingoiando il gemito disperato che uscì dai polmoni di Omi e muovendosi su di lui moderato, la lingua a lavorare in alto e l'altra mano a trattenerlo a palmo aperto al centro della schiena, schiacciandoselo contro. Omi gli afferrò collo e nuca con entrambe le mani, accenno di unghie sulla pelle ogni volta che toccava la punta sensibile, stuzzicandola di sfuggita prima di scendere veloce alla base e ricominciare da capo. "Ti piace?" Gli ansimò in bocca, guardandolo chiudere le palpebre, le ciglia nere a ventaglio sulle gote. "Ti piace Omi?"

"Anche tu." Sussurrò muovendo il bacino, le cosce che spingevano sulle sue gambe per darsi la spinta ed andare incontro il suo ritmo. "Anche tu. Prendi entrambi."

Atsumu gemette. "Dio, voglio rovinarti." E riprese la sua bocca come un affamato mentre sistemava la mano per afferrarli nel pugno, un verso animale che gli riversò dentro al nuovo contatto. Era veloce, era sporco, era liscio d'acqua e sapone e carnale di sangue pulsante. Omi cominciò a non rispondere alla sua lingua, la bocca aperta abbandonata e suoni osceni che uscivano dalla sua gola a tratti sempre più veloci.

Atsumu si spostò sulla sua mandibola, veloce, affondando i denti nel collo e succhiando come un disperato, la vista che cominciava a sfocarsi e sulla lingua il sapore vicino del sangue.

"Atsumu..." Alitò Omi muovendosi più rapido, incoerente, cercando di stare dietro alla sua mano, le unghie a graffiargli la schiena alla ricerca di un appiglio. Non poteva vederlo, ma lo immaginava. Una visione di occhi stretti e bocca aperta, guance rosse e ciglia umide, erotico, sensuale. Suo. "Atsu ... Atsumu ..."

"Continua a chiamarmi." Riuscì a dire con voce roca, gli ultimi attimi di lucidità. Continuò a lavorare sulla pelle bianca del collo, costruendo un marchio livido e lampante, segnandolo di viola e di rosso. "Sei mio."

"Più veloce."

"Sei mio." 

TheoremWhere stories live. Discover now