Il ragazzo della porta accanto

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Il giorno seguente Yōko si preparò per andare a scuola, sarebbe stata la sua routine ormai e a malincuore avrebbe dovuto farci l'abitudine, le piaceva andare a scuola in Italia, ma non era di certo una persona abitudinaria ed odiava andare nello stesso posto per tanto tempo anche se ora e per ancora un po' sarebbe stato tutto una novità, quindi il suo malessere si sarebbe solo ritardato un po'.
Avvisò alla hall della miriade di pacchi che sarebbero arrivati e la signorina che si trovava lì le sorrise in modo nervoso, evidentemente era un po' preoccupata sul dove mettere poi tutte quelle cose a quanti viaggi avrebbero dovuto fare lei e il suo collega.
Yōko si diresse verso la scuola, la strada da percorrere era breve e ricoperta di alberi in fiore, era piacevole passeggiarci, ogni tanto soffiava ancora un venticello gelido che le sfiorava le dita, d'altronde la primavera era appena arrivata e l'inverno non se ne era ancora andato del tutto.
Arrivata a scuola si diresse in classe con i soliti occhi puntati addosso, anche a questo avrebbe dovuto farci l'abitudine e non ne andava particolarmente fiera, ne ne era felice visto che preferiva passare inosservata, o comunque non le piaceva stare così tanto al centro dell'attenzione, gli studenti si sarebbero abituati pensava, o per lo meno si sperava.
Prese posto nello stesso banco del giorno prima e poco dopo accanto a lei si sedette Kuroko, appena arrivato.

«Buongiorno Yōko, come stai?»
«buongiorno a te Tetsuya, tutto bene grazie, tu?»
«anche io sto bene grazie, oggi abbiamo matematica, se hai bisogno di aiuto per capire cosa dice chiedimi pure»

Cazzo matematica, questa proprio non ci voleva, non capirò mai quello che spiegherà, andavo così male in matematica in Italia, ma almeno sapevo la lingua, figuriamoci qui.

«Sai Tetsuya, penso proprio che mi servirá il tuo aiuto, faccio pena nella matematica italiana figuriamoci quella giapponese»
«Non preoccuparti Yōko, tu guarda sempre il mio quaderno e prova a capire, in caso a fine lezione ti spiego ciò che non hai capito»
«Va bene grazie Tetsuya»

Mentre la noiosissima lezione di matematica prendeva inizio e già Yoko stava per impazzire, dietro di lei qualcuno stava dormendo beatamente sul banco. Il nostro caro Kagami aveva passato la notte in bianco davanti ai videogiochi ed ora stava recuperando le ore di sonno perse, non che non lo avesse fatto anche se avesse dormito normalmente, ma almeno nella sua testa era "giustificato", per quanto si potesse giustificare.

A fine lezione il professore iniziò a fissare dalla parte di Yōko con occhi contrariati.

«Signor Kagami, se deve dormire lo faccia a casa sua per favore, non si prenda neanche il disturbo di venire fino a qua, sicuramente è molto più rispettoso nei miei confronti»
«Mi.. mi perdoni signore, non succederà più»

Di certo avrebbe voluto rispondergli in tutt'altra maniera, ma cercò di mantenere la calma, non poteva mica finire in presidenza il secondo giorno di scuola.

Rispetto zero il rosso eh, che bella faccia tosta, ma non gli do tutti i torti, anche io mi sarei addormentata con la flemma che aveva il vecchio.
Finiamo questa giornata e torniamocene a casa, vorrei solo dormire anche io.

Alla fine di tutte le lezioni Yōko se ne tornò a casa, era davvero esausta, voleva solo buttarsi nel letto.
Arrivata al palazzo vide gli occhi della signora che si trovava alla portineria illuminarsi, non vedeva l'ora di sbarazzarsi di tutti quei pacchi accumulati che erano arrivati in mattinata.

«salve signorina Fujiwara, le faccio recapitare i suoi pacchi fra 15 minuti al suo appartamento, se intanto sarebbe così gentile da prendere questi che non ci stanno più nel carrello.

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