"Guardiamo il film, Ry. Per favore."

Ryan incrociò le braccia e sospirò.

Che ragazzo difficile.

"Posso farti un'altra domanda, Spears?"

"Le tue domande sono pericolose, Carter."

Ryan sghignazzò prima di chiedergli: "Perché fai così il difficile con me? Lo so che non sei un monaco di clausura con gli altri, lo fai solo con me e non riesco proprio a comprenderne il motivo."

Quella cosa faceva impazzire Ryan. Logan era bisessuale, poteva pescare ovunque e gradire tutto, eppure, non voleva pescare nel suo stagno.

Logan gonfiò il petto, prendendo un profondo respiro. Continuò a mantenere lo sguardo sulla TV anche se nessuno dei due stava seguendo il film.

"Perché tu sei così solare e io sono così... buio. Non voglio oscurare il tuo sole, Ryan. Sarebbe un altro punto che andrebbe ad aggiungersi alla lista di tutte le cose per cui odio me stesso," rispose e Ryan per la prima volta si ritrovò per qualche istante senza parole.

"Perché... perché dici così?"

Logan non rispose subito, irrigidì le mascelle e continuò a non guardare Ryan in viso.

Ryan allora si alzò e andò ad inginocchiarsi davanti a quel ragazzo dai tratti coreani che tanto lo stava facendo ammattire in quel periodo.

Gli poggiò le mani sulle ginocchia, lo guardò e si ritrovò proprio a pregarlo con lo sguardo, come certi cani che, quando ti vedono mangiare, ti guardano con quegli occhioni grandissimi fin quando non gli dai un boccone di cibo.

Ryan sperava di intenerire Logan e di fargli sputare il rospo una buona volta.

"Logan, perché non mi dici cosa ti passa per la testa? Lo sai, di me ti puoi fidare."

Ti prego, fidati.

Logan fissò intensamente Ryan, una ruga di tensione gli divideva a metà la pelle perfetta della fronte.

"Io ho... io ho ancora tante cose da dover risolvere. Cose dove non voglio immischiarti perché tu hai bisogno ti una persona accanto che ti faccia sorridere, Ry, non che ti faccia deprimere o che ti incasini la testa. Basta già la mia ad essere parecchio incasinata."

Ryan gli diede un colpetto scherzoso con la mano sul ginocchio, così per sdrammatizzare un po' quella situazione abbastanza tesa che si stava creando tra i due.

"Perché non fai decidere a me, se mi conviene o meno farmi incasinare la testa da te, occhi belli?"

Logan alzò il capo e lo posò sul poggiatesta del divano, incominciando a fissare il soffitto. Ryan vide il pomo d'Adamo del ragazzo fare su e giù, come se stesse deglutendo più volte a vuoto.

"Avevo quasi diciotto anni, la vicenda con Katie Thompson e l'overdose ancora non era successa; ero in giro una sera con Marcus, il figlio di puttana che mi dava le pasticche da spacciare e che mi riempiva la testa di cazzate contro gli omosessuali, e c'era questo ragazzo con dei pantaloni fucsia che camminava. Io... Cristo, Ry, io ho aiutato quel bastardo a picchiare quel ragazzo perché era gay, perché indossava dei cazzo di pantaloni fucsia. Io ero un mostro, Ryan... un mostro. O lo sono ancora... Io... non lo so."

La voce di Logan verso la fine del racconto si spezzò e Ryan vide delle lacrime scivolare sulle guance del ragazzo.

Ryan si afflosciò sul pavimento. "Oh, Cristo," sussurrò, sconvolto da quella storia assurda.

Sentì Logan ridere, ma era una risata aspra, priva di ironia. Alzò il capo da poggiatesta e lo guardò, aveva gli occhi rossi e le guance bagnate dalle lacrime. Sembrava ad un passo dallo spezzarsi davanti ai suoi occhi. "Dopo questa storia mi odierai, lo so e me lo merito tutto il tuo odio," parlò con voce atona.

Ryan si rimise in piedi di scatto e andò a sedersi nuovamente accanto al paramedico, gli prese una mano e gliela strinse forte. "No, Logan, io non ti odio. Gesù, eri un ragazzino plagiato da un bastardo e che non si accettava."

Logan scosse il capo e abbassò gli occhi sulle loro mani ancora intrecciate. "Non giustificarmi, non me lo merito. Io gli ho permesso di plagiarmi."

"Quel ragazzo, è... è..." iniziò a dire Ryan, ma non riuscì a finire la frase.

Logan sgranò gli occhi. "No, cazzo. Non è morto. La polizia non arrivò mai a noi perché era buio, avevamo i cappucci delle felpe sulla testa e il ragazzo non riuscì a fornire un identikit preciso perché i suoi ricordi vennero alterati dallo shock. Lessi un articolo sul giornale. Rimase una denuncia contro ignoti."

"Logan... eri solo un ragazzino," gli ripeté Ryan.

"Io volevo rincontrarlo, quel ragazzo, anche Katie Thompson. Volevo chiedere loro scusa come ho fatto con Bran, Simon e Joel, ma mi manca il coraggio. Ne ho parlato anche con la dottoressa Morrison e mi ha detto di farlo solo quando mi sentirò pronto."

"Dove sono adesso Katie e quel ragazzo?" gli domandò Ryan.

"So che Katie lavora come segretaria in uno studio dentistico mentre di quel ragazzo conosco solo il nome e che all'epoca aveva sedici anni. Non so dove lavori o se abbia cambiato città. Ho provato a cercarlo sui social, ma credo non abbia alcun profilo."

"Come si chiama?"
"Tobias Clark."

Ryan si picchiettò un dito contro il mento, pensò rapidamente e arrivò ad una soluzione.

"Forse possiamo scoprire dove si trova questo ragazzo," annunciò a Logan, accennandogli un sorriso.

Logan inarcò entrambe le sopracciglia verso l'alto. "Davvero?"

Ryan annuì. "Spears, ti ricordo che sono un ingegnere informatico e che ho una sorella hacker. Se può farti stare meglio, troveremo questo ragazzo e quando ti sentirai pronto gli andrai a chiedere scusa."

Logan fece di nuovo quella risatina senza ironia. "Potrei averlo traumatizzato a vita, con le mie scuse sicuro non saprebbe cosa farci."

"Tentar non nuoce, non credi?"

Logan lo guardò, lo fissò per qualche istante e Ryan avverti il suo cuore agitarsi un po' nel petto. Quegli occhi a mandorla gli facevano sempre uno strano effetto.

Poi vide un piccolo sorriso inarcare le labbra sottili del paramedico. "Va bene, Ry. Proviamoci."

Ryan avrebbe aiutato quel ragazzo a trovare un po' di pace. Era una promessa silenziosa che faceva sia a se stesso che a Logan.

Logan (Red Moon Saga 3) Where stories live. Discover now