𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞.

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Cassandra POV

«Stare lontana da Draco?» Ridacchiai istericamente. Come faceva a sapere di Draco?

Davanti avevo mio padre, l'uomo che aveva distrutto la mia famiglia, la causa dei miei dolori e attacchi di panico e in quel momento era lì, in carne e ossa, davanti a me. Come poteva solamente pensare che io potessi aiutarlo?
Come poteva ripresentarsi dopo undici anni come nulla fosse?

Guardarlo mi faceva salire ancora di più la rabbia, ero scoppiata a piangere davanti a lui dopo essermi detta e ridetta che, se l'avessi mai incontrato, non avrei versato neanche una lacrima; invece eccomi qui: piagnucolante e rabbiosa.

«Sì, devi stare lontana da lui se vuoi sopravvivere.» Si voltò e si appoggiò con il corpo sulla ringhiera. «Non è il ragazzo che tu pensi che sia.»

«Aspetta, tu come fai a sapere di Draco? Hai una palla magica tra la quale mi spii?» Beh, poteva anche essere vero, in fondo mia nonna, sua madre, riusciva a leggere il futuro. Sentii mio padre sospirare.

«No, Cassandra, Silente mi ha detto che vi ha visti...un po' troppo vicini.» Disse con fatica.

Quindi Silente sapeva di me e Draco? Okay, cominciavo a non sentirmi più al sicuro in quel castello.

«Anche se fosse, non sono affari tuoi.» Dissi mettendo le braccia conserte, lui si avvicinò di nuovo.

«Mi dispiace sul serio, Casey.» Non appena quell'abbreviazione del mio nome lasciò le sue labbra, mi sentii cadere nel vuoto. Casey era il modo con cui mi chiamava da bambina, nonostante tutto lui si era sempre comportato bene con me, non mi aveva mai sgridata o altro. Il problema era che riversava la rabbia su mia madre e non mi andava bene.

«Non chiamarmi così, ti prego.» Mormorai sentendo le mie gambe cedere. Avevo perso la voglia di urlare e piangere, mi sentivo così male che non ebbi la forza di replicare a tono. «Non puoi arrivare qui come se niente fosse e...e chiamarmi così. Non te lo permetto.»

«Forse tua madre non te l'ha detto ma quando sono andato via, ho iniziato a scriverti delle lettere.» La sua voce era quasi dolce. Lo guardai scettica. Lui che scriveva lettere a me? «Ho provato a rimanere in contatto con te ma non ricevevo le tue rispose. Undici lunghi anni senza sapere come stessi, che aspetto avessi...»

Mio padre era il mio punto debole, tutto quello che poteva ferirmi era collegato a lui. Odiavo una parte di me, quella che inesorabilmente, era legata a lui e alla sua famiglia, ogni giorno desideravo essere nata in un'altra famiglia.

«Potevi...potevi venire a farmi visita se ci tenevi tanto...» Sussurrai. Era così semplice, se avesse voluto sarebbe venuto da me in qualsiasi momento.

«Non potevo, l'Ordine di Apollo mi stava allenando, non potevo muovermi da quella città. Se avessi potuto, avrei preso il primo volo e sarei venuto da te.»

Lo fissai in silenzio, non sapevo se credere alle sue parole. Mia madre non mi aveva mai parlato di lettere da parte sua, non si era mai messa in mezzo a me e mio padre.

«Anche se ti credessi...non m'importa di te. Farò parte di quest'Ordine solo per proteggere i miei amici, una volta finita questa storia non voglio avere niente a che fare con te.» Ero molto fiera di me e di come stavo gestendo la situazione nonostante la rabbia. Mio padre abbassò la testa e sospirò.

«Perfetto, non ti obbligherò a frequentarmi, capisco di aver sbagliato e di non poter recuperare il tempo perso.» Lo guardai in silenzio, non lo ricordavo così, il tempo passato sembrava non aver scalfito i suoi lineamenti che somigliavano tanto ai miei.

«Finito?» Mi schiarii la gola mantenendo l'auto controllo, se avessi pensato a ciò che avevo dentro probabilmente avrei ricominciato a piangere. Era proprio davanti a me.

Heart Of Glass; Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora