• Cap.4 •

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Sentii mia madre rientrare a casa e uscii di fretta dalla camera di Meryjane chiudendola bene a chiave. Scesi le scale cercando di mantenere un comportamento normale e accennai un sorriso. Mia madre ovviamente non ricambiò.

Risalii le scale senza dire nulla e andai in camera mia. Il sorriso prima apparso sulle mie labbra svanì in meno di un minuto.

Afferrai la marionetta lanciandola con rabbia sul letto e indietreggiai leggermente, ne avevo quasi paura.

Pensai subito a mia madre,che era sua la colpa,era dovuto a lei se la marionetta si trovava di nuovo sulla mensola senza averla spostata io,di mano mia.Ma so che lavorò per tutto il giorno e in caso fosse davvero venuta a casa durante il lavoro,non si sarebbe mai precipitata in camera mia. Non entra in camera mia da troppi mesi.

Quindi una soluzione non vi era,o forse ero io che non sapevo cercarne una valida. Fatto sta che la marionetta ora era li sul letto e il suo sorriso forzato che si leggeva tra le fessure in legno delle labbra non mi tranquillizzava. Aveva delle giunture che partivano a gli angoli della bocca per poi finire sul mento,come ogni marionetta che si rispetti d'altronde,ma quella ora non era più una normale marionetta per me.

Decisi di provare comunque a vedere se la chiave dorata fosse tornata al suo posto,e la trovai li,proprio dove avrei voluto trovarla giusto qualche ora prima. Stavolta la presi e la infilai nella tasca del pigiama,essendo così finalmente sicura di non poterla perdere.

Scesi nuovamente le scale per andare a cenare,l'odore della zuppa alla verdura mi avvertì che tutto era pronto per la cena. Era, stranamente da tutti gli adolescenti, il mio piatto preferito,forse anche per il fatto che mia madre cucinava quasi sempre solo quello.

Ogni volta che mi trovavo sola con mia madre,c'era un clima di tensione che avvolgeva tutta la casa,cercavo ineluttabilmente i suoi occhi non riuscendo mai a farli scontrare con i miei come facevo con quelli di Ralph. Mi sedetti al mio solito posto,sulla sedia in legno scuro appoggiando i gomiti sul tavolo. L'odore della zuppa fece contorcere il mio stomaco dalla fame,e mi affogai nel piatto.

Mia madre non mi rivolgeva neanche lo sguardo,cercavo in tutti i modi di avere la sua attenzione senza mai riceverla. Guardava fisso il suo piatto molte volte senza neanche toccarlo. Mangiavo io quello che ne rimaneva.

Presi l'ultima cucchiaiata e mi ripulii le labbra. Non sopportavo più quella tensione che devastata la tavola così decidi di romperla.

"Mamma...come stai?"

Ero consapevole di aver fatto una stupidaggine a parlargli,soprattutto in quel momento.

"Bene Lucy,bene." Rispose dopo quasi un minuto con voce rotta.

Mi fermai lì,non andai oltre con le parole,feci una smorfia,posai il piatto di ceramica nella cucina e me ne andai. Provavo un senso di vuoto così enorme dentro me e,non so,faceva male pur sapendo di non esserne colpevole. Tornai subito in camera,sollevai la marionetta dal letto e la posai sul comodino accanto a me questa volta. Ero stanca e psicologicamente ferita per restare sveglia anche solo dieci secondi ancora. Scansai le lenzuola in flanella dall'estremità verso il centro del letto e mi ci infilai dentro delicatamente. Lascai andare la testa e mi addormentai.

***

Era già ora di pranzo quando mi svegliai,dormii per 14 lunghe ore senza nessuna interruzione. Mi stirai le braccia,infilai i piedi nelle morbide ciabatte di cotone e scesi a fare colazione. Anche se era ora di pranzo avevo comunque un inebriante voglia di dolce ogni volta che mi alzavo dal letto. Mangiai la mia solita brioche alla marmellata di ciliege,e mentre ne masticavo l'ultimo boccone presi la chiave dal taschino del pigiama poggiandola vicino la tazza del latte. La guardai con sfida e mi diressi in camera di Meryjane. Aprii la camera e per l'ennesima volta l'avvolsi nel profumo alle rose. Rimisi la chiave in tasca e mi dedicai alla ricerca di un qualcosa di indefinito che la chiave potesse aprire.

Rovisanso trovai di tutto,porta gioielli,cestini filigranati,tazzine di ceramica,libri,specchi,lampade,scarpe,cappelli,valige,cornici e perfino la sua coperta color salmone con cui riposava ogni pomeriggio. Finché in fondo alla camera,sotto l'angolo della finestra,trovai accartocciata in una carta blu oltremare un' agenda marroncina rilegata in pelle.Sopra essa vi era cucito in corsivo il nome di Meryjane Wotton,proprio mia sorella e di lato vi era un lucchetto dorato a forma di rombo. Presi la chiave dalla tasca e la misi dentro la fessura, convinta e eccitata del fatto che aprendolo avrei scoperto qualcosa di segreto sulla vita di Meryjane. Non amavo frugare nella vita degli altri,ma quella di mia sorella era stata ormai da tempo smorzata. Non sentii scattare il lucchetto,di mia sorpresa la chiave non aprì nulla. Mi domandai tra me e me cosa diavolo aprisse quella chiave di cui tanto mi tormentavo.

Frugai in cerca di altri "tesori" fino al pomeriggio,decisi poi di uscire nuovamente al boschetto come avevo fatto il giorno prima.

Indossai di fretta un vestito lilla scuro quasi viola,lo stesso colore delle lavande che si trovavano nel giardino e vi ci abbinai le scarpe. Presi la biografia e uscii.

***

Camminavo nel vialetto che separava casa mia dal bosco con la biografia aperta a pagina 67 quando mi sentii lanciare un sasso proprio verso la spalla destra. Mi bloccai all'istante,mi chinai a terra a raccogliere il sasso e mi girai di scatto. Incotrai l'unica cosa che non avrei mai voluto incontrare,le Evil.

'Le Evil' era un gruppo di ragazze che giravano per la mia scuola a tormentare le ragazze come me,innocue e tranquille, e l'estate era l'unico arco di tempo in cui per fortuna non dovevo vederle. O almeno era quello che pensavo. Si facevano chiamare le Evil perché..beh si capisce già da se il perchè. Io facevo parte delle Clumsy,le imbranate,il gruppo delle sfigate della scuola insomma. Erano due gruppi formatisi a fine di nessuno scopo preciso. C'erano e basta. Decisi di "uscirne" qualche mese prima della fine della scuola,stare dalla parte di qualcuno portava solo casini e preferivo starmene per conto mio.

"Hey Wotton."

Stacy,il capogruppo,mi guardò accigliata e incattivita. Sapevo già che sarebbe finita male.

"C-c-ciao Stacy."

Avevo la brutta abitudine di balbettare quando avevo paura e questo mi rendeva ancora più insicura.

"Guarda guarda che abbiamo qui."

Mi strappò il libro dalle mani,lo fissò  per qualche secondo e lo catapultò a terra con violenza, io mi piegai a raccoglierlo senza rispondere.

"Ora ti metti anche a leggere di estate Wotton?!"

Contorse il viso in una smorfia raccapricciante.

"E tu? Ti metti anche a lanciare sassi Stacy?!"

Mi pentii immediatamente della frase che uscì dalla mia bocca. Le sue "seguaci" che erano con lei scoppiarono in una risatina irritante e Stacy si infuriò.

Mi strattonò il colletto del vestito staccandone la ricamatura argentea.

"Non provare più a rispondermi o finisce male."

Non risposi e la vidi subito dopo dissolversi nel vialetto nella direzione apposta alla mia.

Continuai il mio cammino verso il boschetto tra l'odore degli alberi di pesco.

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⏰ Poslední aktualizace: Mar 06, 2015 ⏰

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