Capitolo 6

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"Hai davvero ballato con la Bridgerton, due volte?" Jeffries schernì Simon Hestings e quando quest'ultimo gli tirò un pugno lo schivò con facilità. Era sempre stato un buon tiratore di boxe e, quando il Duca era irritato, era ancora più facile batterlo. Stavano facendo pugilato da almeno un'ora ed erano entrambi coperti di sudore. Simon mancò di nuovo il colpo. "Ricordami ancora perché sei stato proprio tu il primo che sono venuto a cercare, al mio ritorno in città?" domandò Simon, retorico. Sapeva già la risposta. Jeffries gli era sempre stato accanto, nonostante la diversità fra i loro ceti sociali. Si erano conosciuti anni prima e Simon poteva considerarlo il migliore amico mai avuto. "La cruda verità? Ti sono mancato" scherzò Jeffries, assestando al Duca un colpo ben piazzato. In quel momento un rumore improvviso distrasse i due ragazzi. Una porta si era aperta. Anthony Bridgerton era entrato come una furia nella stanza, i suoi occhi emettevano fiamme, quando parlò però la sua voce era glaciale. "Permetti una parola?". "Quante ne vuoi, Bridgerton" rispose Simon, colpendo finalmente l'amico. Anthony si avvicinò al ring. "Scendi o devo venire io là sopra?" domandò piccato. Jeffries comprese la situazione e si fece da parte. Mentre scendeva dal ring esclamò "I miei pugni per oggi ne hanno prese abbastanza dalla tua vigorosa mascella, caro Duca". Simon sorrise alla battuta, quando gli arrivò un pugno sul naso. Anthony si era tolto la giacca e arrotolato le maniche. Il Visconte ritentò il colpo, ma fallì. Il Duca si chinò evitando il pugno. "Allora cosa c'è di così importante?". Anthony si fermò a riprendere fiato dopo una serie di affondi falliti. "Vorrei sapere cosa avevi in mente ieri sera?". Le sue mani tremavano dall'ira. "E anche stamattina?" aggiunse. Simon lo colpì alla mascella. Era come se ora si trovasse al posto di Jeffries, capiva che la rabbia rendeva ciechi. Il Duca sapeva bene dove sarebbe andato a finire il discorso, ma non aveva intenzione di rendere all'amico le cose facili. "Sii più preciso. Ci sono molti contenuti in una mente come la mia". Anthony strabuzzò gli occhi. "Corteggi mia sorella?". Simon nascose un ghigno che gli era salito alla bocca. "Non posso corteggiare tua sorella?". "No" rispose secco. Poi continuò inviperito. "E ti potrei dare anche più di una ragione. La prima è perché è mia sorella, la seconda è perché è già promessa e la terza è perché è mia sorella". Stavolta riuscì a colpirla mascella del Duca, che rimase interdetto. "Non sapevo che fosse promessa" sussurrò a mezza voce ma si riprese in fretta. "A quando le pubblicazioni?". Anthony abbassò le mani e così fece Simon. "Ti assicuro che stiamo espletando le formalità. Ho dato la mia parola a Nigel Berbrooke e intendo mantenerla". Simon sapeva che poteva semplicemente raccontare la verità, ma per qualche assurda ragione una vocina nella testa gli raccomandava di non farlo. "In quel caso avresti fatto centro. Peccato che Nigel Berbrooke è quanto di peggio potessi trovare". Anthony strinse i pugni. Simon aveva sempre trovato in lui un buon amico, ma quando si parlava della sua famiglia non sentiva ragioni. "È una scelta eccellente. Se non altro non trascorre le sue serate nei bordelli e so dove è stato negli ultimi tre anni. Qui a Londra, non in giro per bische o bassifondi o ovunque tu vada a buttare il tuo tempo, per Dio solo sa quale ragione". Sbottò il Visconte. Simon non l'aveva mai visto così infuriato. Borbottò fra sé e sé "Nigel Berbrooke non è un sant'uomo". Anthony inspirò con le narici dilatate. "Tu sei sempre stato un buon amico per me, il migliore. Ma qui si tratta di mia sorella". Aveva un tono così serio, così deciso che il Duca si sentì quasi in colpa. Quasi. "Pensa a tutto quella che da amici abbiamo condiviso. Non è assolutamente mia intenzione offenderti, ma so che puoi capirlo. La famiglia per un uomo prima di tutto". Poi girò i tacchi e se ne andò, lasciando interdetto Simon che rimase intento a pensare, a ricordare di un uomo che non condivideva l'opinione di Anthony.

Il Duca di Hestings era in piedi davanti a suo figlio fissandolo impassibile. "Perché non dice niente? A quattro anni dovrebbe saper parlare". La Balia del bambino cercò di nascondersi alla vista del Duca. "È molto avanti con la scrittura, più di qualunque bambino io abbia mai educato". L'uomo replicò spazientito "Allora, quantomeno, dovrebbe sapere scrivere meglio del maledettissimo Shakespeare". Poi si rivolse direttamente al bambino. "Avanti sentiamo. Una parola. Un grugnito. Fuori quella voce" lo esortò praticamente gridando. La donna si ritrasse dalla paura, nonostante il Duca non avesse urlato a lei. Aveva conosciuto molti uomini così. Interessati più all'impressione che altro, però il Duca aveva un'indole diversa. Sembrava quasi che a lui non importasse dell'immagine, fintantoché aveva un titolo. "Lo spaventate così" supplicò lei. Il Duca era imperturbabile. "Forse è quello che ci vuole per tirargli fuori qualche suono". Ma il bambino rimase in silenzio, con gli occhi fissi sul quaderno su cui stava scrivendo. Il padre fece un verso disgustato. Aveva voglia di colpire qualcosa, o qualcuno, era evidente. Lui afferrò una spazzola che la balia aveva lasciato in bella vista. La donna soffocò un gemito, mentre il Duca si accingeva a colpire il figlio. "No". Una voce acuta irruppe nella stanza. Era impossibile capire da dove era venuta, ma dopo quella parola ne seguirono altre. "Tu... no... non... mmm...miii". A differenza della prima, che era risuonata limpida nella stanza, queste parole fuoriuscirono zoppicando. Qualcuno stava balbettando. La balia si rese conto di chi era stato, un secondo prima del Duca. "Che cosa hai detto?" esclamò lui. Il bambino ripeté le parole con perfino meno convinzione di prima. Il Duca si girò senza aspettare la fine del suo discorso. "Significa che ho un figlio imbecille". La donna implorò l'uomo. "Vostra Grazia". Ma lui non volle sentire ragioni. "È un idiota totale, Buon Dio. Ti rendi conto della precarietà della nostra situazione. Ci è stato concesso un Ducato. L'abbiamo ricevuto direttamente dalla corona, ma potremmo mantenerlo solo finché dimostreremo di avere menti straordinarie". E continuò a ruota libera. La balia avrebbe voluto correre ad abbracciare il piccolo bambino sull'orlo delle lacrime, che non riusciva nemmeno a guardare il padre negli occhi. Ma si costrinse a rimanere immobile, a limitarsi a serrare i pugni, perfino quando il Duca concluse glaciale "Il nome degli Hestings non deve cadere nelle mani di un piccolo demente". Poi si girò verso la donna e le ordinò l'unica cosa a cui lei non avrebbe mai obbedito. "Liberatemi della sua presenza. Mio figlio è morto per me".

BridgertonWhere stories live. Discover now