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Forse è proprio vero che di fatto non esistiamo finché non c'è qualcuno che ci vede esistere, che non parliamo finché qualcuno non è in grado di comprendere ciò che diciamo; in sintesi, che non siamo del tutto vivi finché non siamo amati.

Kenma ripeteva spesso quella frase, era una delle frasi più belle che avesse mai letto in un libro.

Ci si rivedeva tantissimo in esse; prima di incontrare Kuroo, si era sempre sentivo vuoto, privo di anima, come se esistesse solo per pura casualità.

Ma poi, ha incontrato lui, Kuroo, il ragazzo di cui si era invaghito completamente; non aveva occhi che per lui.

Finalmente era davvero felice, si sentiva amato ed apprezzato come non lo era mai stato finora.

Kuroo era la sua persona, e Kenma la sua.

Bisogna aver vissuto un po' per comprendere che tutto quello che si insegue in questa vita si ottiene solo rischiando a volte quello che più si ama.

Questa era un'altra delle tante frasi che Kenma amava, ma non era mai riuscito a capirne il vero significato sino a quel giorno, sino a quella sera.

La sera in cui ha messo a rischio la sua stessa vita pur di salvare quella di Kuroo.

Dopo quell'incidente, le grida disperate del moro avevano fatto in modo che le sentisse una persona.

Essa portò i due dritti all'ospedale, mentre il ragazzo che stava guidando la moto fu portato momentaneamente dietro alle sbarre per guida in stato di ebrezza.

-Vi prego devo entrare! Devo sapere come sta!- Urlò Kuroo cercando di convincere i dottori, i quali continuavano ad entrare ed uscire dalla stanza dove vi era Kenma.

-Te l'ho già detto non puoi! Aspetta qui in sala di attesa!- Replicò la dottoressa avviandosi poi verso il corridoio con passo veloce.

In quel momento, Kuroo si rassegnò; decise di sedersi in una delle tante sedie aspettando una conferma.

Si portò la testa tra le mani cercando in qualche modo di riprendersi e di non impazzire.

Si sentiva tremendamente in colpa per quello che fosse successo, nonostante fosse ubriaco si ricordava per filo e per segno il modo in cui quella moto era finita addosso al suo ragazzo, o di come lui lo avesse salvato.

Se non avesse bevuto, probabilmente tutto questo non sarebbe successo.

Ma infondo, quello che Kuroo non riusciva a capire, era che la colpa era solo di quello che aveva guidato, non sua.

D'altronde capita a tutti di bere qualche bicchiere di troppo, ma non si finisce in prigione per questo.

-Ehi Kuroo! Ho visto il messaggio! Come state??!- Domandò Shibayama con tono preoccupato precipitandosi verso il moro.

-Non lo so, non mi dicono niente.- Rispose lui con tono frustrato.

-Dai calmati, vedrai che andrà tutto bene, stai tranquillo- Replicò cercando di tranquillizzarlo. -Piuttosto, tu come stai?- Domandò successivamente.

-Io sto bene.-

-Immagino che resterai qui tutta la notte-

-Mi sembra il minimo..Non voglio lasciarlo..- Rispose Kuroo con voce spezzata; l'idea di perderlo lo spaventava a morte.

-Va bene, vado a portarti del caffè intanto- Replicò Shibayama uscendo dalla stanza.

Oramai si era fatto tardi, erano circa le tre passate, ma Kuroo non aveva alcuna intenzione ne di dormire, ne tantomeno di andarsene.

I dottori gli avevano suggerito almeno di riposarsi, ma lui non ne voleva sapere.

Shibayama fu costretto ad andare a casa, non aveva alcun senso farli restare entrambi.

-Mi scusi, sa qualcosa di Kenma?- Domandò Kuroo notando un altro dottore uscire dalla sua stanza.

-Kenma? Ah, dovresti essere Kuroo...Allora, purtroppo ha subito un grave lesione cerebrale e non s-

-Cosa vuol dire?!- Domandò Kuroo sbarrando leggermente gli occhi; il suo cuore batteva forte, era terrorizzato nel sapere quella risposta.

-Può compromettere la funzione cerebrale temporaneamente o permanentemente, questo dipende dal tuo amico- Rispose il paziente con tono leggermente dispiaciuto.

Kuroo si sentiva morire dentro, la paura lo stava letteralmente logorando.

-Non è mio amico...È il mio ragazzo..- Rispose con voce spezzata, bassa.

Sentiva gli occhi pizzicargli sempre di più, sino a quando non cedette facendo uscire qualche lacrima.

-Ascoltami ragazzo, non è detto che sia permanente, potrebbe anche essere solo per qualche giorno- Affermò il dottore portando una mano sulla spalla del moro.

-È in coma adesso, non è vero?- Chiese lui cercando di trattenere altre lacrime; non era solito mostrarsi in quello stato, anzi, era da anni che non piangeva davanti a qualcuno.

-Sì..Vedrai che andrà tutto bene.- Rassicurò il dottore facendogli un piccolo sorriso, ma nonostante avesse tutte le buoni intenzioni, quelle parole a Kuroo non bastavano.

-La prego, posso vederlo? La scongiuro..- Supplicò il moro con tono basso, nuovamente sul punto di piangere.

Il dottore sospirò leggermente. -Basta che poi mi prometti che ti riposerai, d'accordo?- Chiese accennandogli un sorriso.

Alla sua risposta, scattò in piedi. -Glielo prometto, sì!- Esclamò lui spalancando leggermente gli occhi.

Nessun dottore fino ad adesso gli aveva dato la possibilità di vederlo, per lui era normale aspettarsi un ulteriore "no".

-Acqua in bocca eh!- Rispose successivamente il dottore con tono divertito, lasciando andare il ragazzo non appena lo aveva ringraziato.

Appena era arrivato in ospedale, a lui gli avevano dato un'aspirina e qualcosa da mangiare per alleviargli la sbornia, e nonostante avesse bevuto tanto, riuscì bene o male a riprendersi.

Probabilmente era dovuto anche grazie alla paura e allo spavento.

Prima di aprire la porta, Kuroo prese un grosso respiro.

Una volta aperta, la richiuse subito alle sue spalle, voltandosi poi verso la stanza.

La prima cosa che gli saltò all'occhio fu il letto bianco con sopra Kenma, con svariate flebo al braccio e bende.

-..Ehi- Sussurrò Kuroo nonostante sapesse che Kenma non poteva sentirlo.

Lentamente, si avvicinò a lui, fino a raggiungerlo; si appoggiò con le ginocchia a terra, portando la sua mano intrecciata in quella del ragazzo.

Con l'altra mano gli accarezzò il volto con molta delicatezza, come se avesse paura di fargli del male.

Sorrise dolcemente. -Scusami, sono un idiota..Mi ero ripromesso di non bere più e guarda che ho combinato...- Affermò lui con voce tremante.

-Lo so che sei forte Kenma, l'ho sempre saputo- Anche se gli era difficile, cercò di guardarlo in faccia.

-Fai tanto quello introverso e incapace di relazionarsi con gli altri, ma tu sei il più coraggioso tra tutti noi.- Sbattè più volte le palpebre, come per impedire di far fuoriuscire delle lacrime.

-In tutti questi anni hai subito tanta, troppa cattiveria...È ingiusto, non puoi adesso andartene.- Affermò lui stringendogli leggermente la mano, lasciandosi scappare qualche lacrima e singhiozzo.

-Me lo avevi promesso, ricordi? Mi avevi promesso che saresti rimasto con me!- Esclamò lui alzando leggermente il tono della voce, tra svariati singhiozzi e lacrime.

Ormai non gli importava di risultare debole o fragile, voleva solo rivedere gli occhi del suo ragazzo, stringerlo tra le sue braccia, baciarlo sino a quando non aveva più fiato.

-Ehi, Kuroo...I miei colleghi stanno arrivando.- Avvertì il dottore facendo alzare il moro.

Si chinò leggermente sino a far arrivare le sue labbra sulla fronte del ragazzo, lasciandogli un tenero bacio.
-Ti aspetterò, Kenma.-

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