Afterglow, Taylor Swift
Talk fast, 5 Seconds Of Summer
ᴀɴᴅʀᴇᴀ
Fino a qualche anno fa, ero contraddistinto da una spiccata ed irrefrenabile impulsività: poteva essere considerata una dote, come poteva essere considerata una condanna, ma ero convinto che, in ogni caso, sarebbe stata un tratto portante della mia indole per sempre. Con il tempo, però, ho imparato a stemperarla, ammansirla, fino quasi ad opprimerla. I miei gesti divenivano sempre più misurati, le parole pesate e, se da un lato poteva apparire agli occhi altrui come un segno del mio progressivo processo evolutivo verso la maturità e la responsabilità, sapevo che non era così e che, a ben vedere, ci fosse un' unica persona a detenere la verità circa cosa avrebbe comportato il mio atteggiamento, dai miei repentini cambi di umore, fino alla mia più recente chiusura. Vorrei poter dire che sia stato il tempo in sé a cambiarmi, ma sarei un ipocrita. Il tempo mi ha aiutato a ponderare e praticare, ma sono stato io stesso ad indurre il cambiamento. E mi sono incazzato, irritato e frastornato come poche volte mi era accaduto prima, quando quella notte del trentuno ottobre Luna mi disse che la mia non era un'evoluzione, ma un'involuzione che dà l'illusione di essere un'evoluzione, di essere il processo inverso, quando, in comune, hanno solo il dinamismo, il cambiamento. «Questo non è maturare. Questo è sbiadire, Andrea.» mi ha detto, ma io non avevo compreso, abbagliato da una vacua razionalità, da ragionamenti fallaci, da sillogismi illogici.
Ho pensato spesso alle sue parole, a partire da quella notte, e probabilmente ciò è dovuto al fatto che i frammenti di una serata sregolata che riesci a rammentare si ripetono in loop nella tua mente, mentre tu sei intento a dar loro una spiegazione o, almeno, un'interpretazione. Non so se sono sbiadito, se sono maturato o se sono semplicemente cambiato: ciò che so è che l'impulsività, da un po' di tempo a questa parte, pare avermi abbandonato, per lasciare posto ad una misurata razionalità. Sprazzi della mia personalità passata, però, non possono che venire fuori in determinati momenti, specie quando vieni a contatto con persone che ti hanno conosciuto in vesti differenti, avvolto da un'aura totalmente diversa. E a volte sento riemergere quel brivido che mi portava a compiere azioni fulminee ed improvvise, talvolta geniali, talvolta pericolose, o ancora a pronunciare periodi che nemmeno io stesso pensavo di esser capace di formulare, destando meraviglia tanto in me quanto nei miei interlocutori.
Non può fare a meno di venire fuori, di tanto in tanto, specialmente quando ti trovi davanti a segnali contraddittori, che vertono in direzioni differenti simultaneamente, confondendoti, deviandoti, destabilizzandoti, facendo fremere ciò che sta alla base della tua compostezza, studiata, ricercata, in qualche modo fittizia. E ti ritrovi a chiederti come sei – chi sei – in realtà, nel momento in cui capisci che la tua aura integra e misurata è falsa, ma altrettanto relativa è la tua spontaneità.
I segnali contraddittori cui mi riferisco, questa sera, corrispondono ad un solo nome: Selene Conti. Si sono presentati in tante sfumature e forme differenti da non poter essere enumerate, bensì soltanto percepite da tutte quelle componenti che vanno a costituire la sensibilità specifica, che si ritrovano ad essere ammaliate, frastornate dalla sua presenza, a partire dalla vista, per arrivare all'equilibrio, anche se – ammetto – al momentaneo offuscamento dei miei sensi può aver contribuito la non indifferente quantità di vino ingerito. Ho, tuttavia, deciso di evitare di mischiare altri liquidi, dal momento che ho promesso a sua madre di riportarla sana e salva a casa. Guardo l'orologio al mio polso, notando che sono da poco passate le due e mi maledico quando penso che non le ho chiesto a che ora avrebbe voluto essere accompagnata. Potrei chiederglielo adesso, ma non vorrei disturbarla, non adesso che sembra così spensierata mentre balla insieme alle sue amiche. La tentazione di avvicinarmi è alta, ma non posso venir meno ai nostri patti. Un'uscita, poi più nulla: questa la mia unica condizione, cui ho condannato tanto lei quanto me stesso. Pur vero è che, però, la serata non è ancora volta al termine e, fintantoché lei non avrà abbandonato la mia auto nel vialetto di casa sua, la nostra serata non si potrà dire totalmente conclusa, eppure, è come se un'ombra si fosse abbattuta su di essa, compromettendola per qualche maniera. Da quando siamo arrivati, Selene non mi ha più rivolto né una parola né tantomeno uno sguardo, e questo è stato motivo di tentazione tutt'altro che debole nei confronti dell'alcol, avendo, però, come unico deterrente la possibilità di ripristinare la situazione che si è presentata – che io ho presentato – all'inizio di questa serata.
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𝐏𝐚𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢𝐬𝐦𝐨
Teen Fiction«In omnia parati erimus.» Selene Conti e Andrea Marchetti sono l'uno la contraddizione dell'altra, ma due cose hanno in comune: la spiccata impulsività e la misurata razionalità, due tratti che, oltre ad accomunarli creano contrasti interiori in lor...
