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Sferro un altro pugno al sacco da boxe e poi un calcio laterale, con la mente fissa su un'immagine in particolare

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Sferro un altro pugno al sacco da boxe e poi un calcio laterale, con la mente fissa su un'immagine in particolare. Sento la rabbia ribollirmi nelle vene e sferro un'altra serie di attacchi con più violenza di prima.

La boxe è una delle poche cose (se non l'unica) che è in grado di farmi smaltire tutta la rabbia repressa che mi porto dietro da molti anni. È diventato difficile ormai cercare di controllare questo forte sentimento persino in pubblico, per questo le mie ore di allenamento sono aumentate vertiginosamente. Odio molte cose della mia vita, e più odio, più sto in palestra ad allenarmi. Più la rabbia cresce, più mi sfogo sferrando calci e pugni al sacco da boxe.

La porta della stanza si apre alle mie spalle. Lancio un'occhiata agli innumerevoli specchi che circondano la palestra e noto che si tratta di Isaac Conley, che sta osservando una busta gialla con un sopracciglio alzato. «Certo che questa stupida città è proprio strana, eh» dice con un verso sarcastico.

Non lo guardo nemmeno e riprendo a colpire il sacco da boxe. «Siamo i nuovi arrivati, Isaac. La gente odia le novità, specialmente le città piccole come questa» obbietto, digrignando i denti per lo sforzo.

«La gente qui mi conosce. Sono nato e cresciuto qui, la gente sa chi sono. Eppure ho sempre avuto l'istinto di andarmene da questa città, perché la odiavo. Quindi qui l'unico straniero sei tu, Derek. E, scusami se te lo dico, ma i nostri cognomi non hanno una buona notorietà...» afferma senza troppi giri di parole, incrociando le braccia al petto mentre mi dedica un breve sguardo.

Assottiglio gli occhi e i miei attacchi al sacco da boxe si fanno più pesanti e rapidi, colmi di rabbia e odio represso. «Non devi scusarti, Isaac, sei stato sincero. E hai anche ragione.»

Il mio migliore amico nota l'improvvisa veemenza della mia rabbia e fa un passo in avanti. «Derek...» mi richiama, osservando le mie mani.

Seguo il suo sguardo e noto solo ora che le nocche hanno iniziato a sanguinare un po' e non me n'ero nemmeno accorto. Smetto di colpire il sacco da boxe e prendo dei respiri profondi per calmarmi. «Che cos'è?» chiedo, indicando con un gesto del capo la busta gialla che Isaac teneva tra le mani fino a pochi istanti fa.

𝐋'𝐔𝐋𝐓𝐈𝐌𝐎 𝐆𝐈𝐑𝐀𝐒𝐎𝐋𝐄 𝐍𝐄𝐋 𝐂𝐀𝐌𝐏𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora