Capitolo 21

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Mi girai. Era proprio lui: stessi occhi castano scuro, come pure i capelli, stesse labbra sottili, stesse mani fredde anche quando c'è un sole che fa squagliare.

Era lui. Non Peeta.

-Gale-dissi piano per poi abbracciarlo.

-Catnip, ti prego, non fare mai più una sciocchezza simile-

A quel punto, una lacrima cominciò a bagnare pesantemente il mio viso, poi un'altra e un'altra ancora, insieme a numerosi singhiozzi che provavo a trattenere.

Ma invano.

-Catnip, sei salva ora-

Continuai a stare zitta, così parlò di nuovo lui:

-Tutto ok?-

Annuii, anche se avrei voluto negare, o scuotere la testa, o non rispondere neanche questa volta, ma non volevo farlo preoccupare. Non volevo soffrisse per me.

Mi prese, così, in braccio e mi portò a casa, facendomi straiare sul letto, che tempo fa era mio e di Peeta. Ora è soltanto mio.

-Allora Catnip- ricominciò a parlare Gale, sedendosi sul letto affianco a me, poi continuò:-Perché l'hai fatto?-

Nom risposi. Avevo paura mi giudicasse e disprezzasse, come aveva fatto mia madre tempo prima.

Ma comunque preferivo anche prendere mille schiaffi da mia madre e stare con Peeta, che non averlo. Mai più.

Gale continuò:-Senti, Catnip, Peeta lo sa?-

No. Non doveva dirlo.

Riscoppiai a piangere, di nuovo in lacrime, come prima.

-Ca...Catnip, adesso cosa c'è? -

Non capiva più niente.

Mi dispiaceva un sacco per lui, perché mi aveva sempre sostenuta nelle mie scelte, anche sbagliate, era sempre stato mio amico nonostante non l'avessi trattato molto spesso come meritava, Gale, lui era una persona davvero fantastica.

E non era giusto non dirgli tutta la verità, ma anche volendo, non ci riuscii rimasi lì, sul letto, a singhiozzare, a piangere.

Avrei voluto sfogarmi, avrei voluto scacciare tutto il dolore che provavo attraverso urla e pianti non silenziosi, ma Gale era con me, e non volevo soffrisse a causa mia.

Nonostante non provassi sentimenti d'amore per Gale, non significava detestarlo, perché io lo amavo, ovviamente come un amico, il mio migliore amico.

Lui, l'amico di una vita.

Dovevo evitare di far provare a lui lo stesso dolore che stavo provando io in quel momento.

Capitol City aveva fatto del male a Peeta, l'aveva fatto anche a me, a tutti.

Capitol City ha perfino infranto un proverbio importantissimo: al cuore non si comanda.

Invece Capitol City l'aveva comandato. Quello di lui, di Peeta.

Quello della persona che amavo.

E non c'è niente di peggio che veder soffrire la persona che si ama.

La sofferenza era maggiore quando soffriva lui, che quando io.

Ma non avrei voluto ci scambiassimo i ruoli, perché avremmo sofferto entrambi ugualmente.

Dovevamo solo accettare la realtà. Purtroppo.

Infine, però, mi venne un groppo in gola, allora dovetti per forza dirglielo, anche se sussurrando.

-Pee...Peeta...io e lui non...stiamo più in...insieme-

Vidi di colpo i suoi occhi castano scuro diventare grigi.

Ma non grigi come i miei, grigi scuri, grigi come...come quelli di Peeta quando veniva posseduto dall'ibrido.

Oh no.

::Sani e Salvi::Where stories live. Discover now