Il paradiso del piacere

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Salirono le scale in silenzio e attraversarono un lungo corridoio buio, con una decina di porte chiuse. Da una di queste, si alzó un urlo di dolore sovrumano. Petra quasi non gridó dallo spavento; Levi sorrise, fermandosi davanti alla porta dalla quale proveniva la voce.

Dopo pochi secondi, uscì Hanji, con delle tenaglie in mano. Indossava dei lunghi guanti di silicone sui quali grondava del sangue fresco.

"Oh, buongiorno Levi." salutó allegramente la donna, sistemandosi il ciuffo con le mani sporche.

"Hanji, ti presento Petra. Petra, lei è il mio braccio destro, Hanji Zoe."

La cordialitá di quelle presentazioni stonava con io resto dell'ambiente. Hanji si sistemó gli occhiali, per vedere meglio la ragazzza. Poi puntó i suoi occhietti curiosi su Levi.

 Poi puntó i suoi occhietti curiosi su Levi

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"Porti a spasso la nostra prigioniera?"

"Suo padre è un avvocato." rispose con un certo sarcasmo il ragazzo.

L'espressione di Hanji si fece seria e pensierosa. "Oh, capisco. Povera ragazza, vedi di non farla svenire per lo shock."

Petra guardó la donna, incapace di capire cosa stesse succedendo e del perché sembrava che tutti parlassero in codice. Il suo sguardo finì sulle cesoie sporche di sangue e non riuscì a evitare di sbarrare gli occhi dallo spavento. Levi notó quel movimento e le spiego.

"Hanji è letteralmente il mio braccio destro: è lei che fa il lavoro più sporco."

"Lui è la mente, io faccio svuotare il sacco." confermó la donna, soddisfatta.

Petra era impallidita. "Quello è sangue..umano?"

"Diavolo ragazza, certo! Pensi che mi diverta a torturare le mucche?" rispose indispettita la donna. "Con permesso, ho ancora qualche dente da staccare."

Richiuse la porta alle sue spalle. Petra era rimasta a bocca aperta e ci mancó poco che non vomitasse quel poco che le era rimasto nello stomaco.

"Voi siete malati." sussurró, incapace di continuare a camminare. Levi la spinse in avanti, alzando le spalle.

"Succede, quando cresci a pane e disperazione."

Uscirono dalla palazzina e la luce brució gli occhi a Petra, abituata alle tenebre della prigione.
La cittá sotterranea sembrava un porto di mare all'ora di punta: nelle strade si riversavano fiumi di persone, indaffarate. La gente si muoveva freneticamente, entrando da un negozio all'altro. I venditori ambulanti declamavano le loro merci, invitando i clienti ad avvicinarsi alle loro bancarelle. Un gruppo di uomini tagliarono la strada ai due, con delle enormi casse di vino sulle spalle e per poco non montarono sopra a Petra.

"Occhio a dove andate, imbecilli." li fulminó Levi.

Gli uomini, riconoscendo la voce, si affrettarono a scusarsi nella maniera più penitente possibile. Evidentemente Ackerman è un cognome rinomato in questa città, penso Petra.

Dei bambini riconobbero Levi e gli corsero in contro, chiedendogli degli spicci. Il ragazzo gli consegnó qualche moneta e gli arruffó i capelli, poi proseguì sicuro verso la zona più buia della città. Teneva Petra ferma per un braccio, anche se dubitava che la ragazza avrebbe provato a scappare.

Arrivarono davanti a una casa del piacere. Dall'interno provenivano suoni ambigui e risatine provocanti, nonostante fossero le 9 di mattina.

"Entra." ordinó Levi.

La ragazza obbedì e si ritrovó all'interno di un bordello. Non ne aveva mai visto uno dal vivo, ma si aspettava fosse molto più squallido. In realtà l'ingresso era curato e pulito. Una ragazzina bionda era dietro al bancone; aveva una camicetta scollatissima e una gonnellina che lasciava poco spazio all'immaginazione.

"Levi!" lo salutó contenta, correndo ad abbracciarlo. Il ragazzo sopportó pazientemente l'abbraccio, battendole una mano sulla spalla.

"Ciao Historia. Saresti così gentile da portarci nell'Ala bruciata?"

La ragazza si rabbuiò, guardando prima Levi e poi la sua compagna. Senza dire una parola, prese una chiave dal bancone e si avvió verso una porta che Petra non aveva neanche notato.

La aprì, fece entrare i due ospiti e la richiuse alle loro spalle. Come il nome poteva lasciare trapelare, l'Ala bruciata era quel che rimaneva di una sezione della casa del piacere, completamente divorata dalle fiamme.

Furono accolti in un grande atrio, totalmente distrutto dall'incendio. Alle pareti erano ancora visibili dei lembi di quadri raffiguranti donne nude; le tende, invece, erano ridotte a brandelli. Sembrava che quel posto fosse rimasto congelato dopo l'incendio: ogni cosa sembrava aver appena smesso di bruciare.

"Ti presento quel che resta dell'ala dedicata ai clienti ricchi." esordì Levi.

La spinse delicatamente per la stanza, attento a non farla inciampare nei detriti sparsi al suolo. Arrivarono davanti a un'altra porta, che nascondeva un corridoio, anch'esso totalmente bruciato. Sui lati di questo si aprivano molte stanze, ognuna delle quali contenente un grosso letto a baldacchino; o quello che ne restava.

"Qui ci lavorava mia madre." spiegó Levi.

Petra lo guardó sorpresa; non sapeva se essere più confusa per quell'inaspettata confidenza o per il fatto che la madre del ragazzo fosse una prostituta.

"Il suo nome d'arte era Olympia." continuó. "Era una donna magnifica, che per avere un tetto sopra alla testa era arrivata a vendere il suo stesso corpo."

"Perché mi stai raccontando questo?" le chiese Petra, incapace di trattenersi.

Levi sospiró, ignorando la domanda.
"Olympia odiava il suo lavoro, ma non poteva farne a meno. Gli uomini pagavano moltissimo per avere una notte di passione con lei e quello le bastava."

Petra lo ascoltava in silenzio, continuando a guardare quel che restava di quella casa del piacere.

"Purtroppo un giorno un cliente la mise in cinta. Suo fratello Kenny la imploró di abortire, ma Olympia pensava che un figlio era un dono divino e si oppose con tutte le sue forze a quella volontà. Così sono nato io."

La ragazza lo odiava, ma non riuscì a non intenerirsi a quel racconto.

"Peccato che il suo pappone non fosse dello stesso avviso: un figlio era solo un intralcio per una puttana. La donna minacció di denunciare chi la aveva messa in cinta e per tutta risposta lui la uccise di botte, davanti al suo stesso pargoletto."

Levi raccontava quella storia drammatica con leggerezza, ma la sua voce era incrinata dalla commozione.

"Mi dispiace.." provó Petra.

Levi la interruppe con un gesto.
"Il piccolo angelo, dopo aver visto sua madre morire davanti agli occhi, decise di vendicarla, dando fuoco all'ufficio del pappone. Peccato che avesse solo 6 anni, peró: mandó alle fiamme l'intero palazzo. I pompieri arrivarono subito, avvertiti da suo zio Kenny, e non ci furono morti. Neanche il pappone, che saggiamente decise di non mettere più piede nella città sotterranea, continuando a gestire i suoi affari da Mitras."

"È una storia commovente, ma mio padre non è quel pappone."

Levi la trascinó nell'ultima stanza, quella che doveva essere l'ufficio del signore del bordello. Aprì un cassetto dalla scrivania e estrasse un registro bruciato, ma ancora intatto. Soffió sulla cenere, rivelando l'intestazione incisa sulla copertina in pelle.

"Il Paradiso del piacere"
Casa del Sesso
Rod Ral

"Ne sei proprio sicura?"

Petra pensó di svenire.

In love with a criminal [Levi x Petra]Where stories live. Discover now