Frammenti di un Puzzle

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Petra si svegliò all'interno di una umida prigione. Si guardò intorno, cercando di capire dove si trovasse e una grossa fitta proveniente dalla testa le fece mancare il fiato, al primo movimento. Si tastò il punto da dove partiva quel dolore e scoprì di avere un bernoccolo.

"Scusa per quello." disse una voce roca nell'ombra.

Petra sussultò, appiattendosi il più possibile contro la parete fredda della cella.

"Chi sei?" chiese in un sussurro, cercando di non muoversi troppo, per evitare quella terribile fitta.

"Sempre quello che ti ha rapito. Mi chiamo Levi Ackerman." rispose la voce, uscendo dall'ombra e mostrandosi alla prigioniera. Era un bellissimo ragazzo, nonostante il suo sguardo fosse particolarmente apatico.

"Dove sono?" continuò lei, toccandosi il corpo e scoprendo con sollievo di avere ancora la sua vestaglia addosso. Per lo meno, non la aveva spogliata.
Come se le avesse letto nel pensiero, Levi la rassicurò.

"Nessuna ti ha toccata. Nè io, nè i miei uomini."

"Dove sono?" ripropose lei, con più rabbia.

"Nella prigione del mio palazzo, nella città sotterranea."

La ragazza sbiancò. Sapeva quali voci corressero su quel posto ed era l'ultimo luogo dove una ragazza come lei sarebbe dovuta essere.

"Perchè sono qui?" chiese, non perdendo alcun movimento del suo rapitore, che intanto aveva preso una sedia e si era messo comodo davanti alle sbarre della sua cella.

"Quante domande che fa questa ragazzina." commentò una voce molto più stridula, alle spalle di Levi.

"Petra, questo è Kenny." fece le presentazioni Levi, mostrando a chi apparteneva quella voce. L'uomo era molto più vecchio di lui, poteva avere sui cinquanta anni, ma era più alto e più magro. Aveva due pistole infilate nella cintura e un grosso cappello nero da cowboy che gli copriva metà del viso. Il pizzetto incolto cresceva sul mento e lunghi capelli corvino scendevano fino al suo collo. Le sue labbra erano incurvate in un sorriso sadico.

"Permettimi di fare a te una domanda: sai chi è Olympia?" la interrogò l'uomo, avvicinando il suo volto alle sbarre e guardando con arroganza Petra.

La ragazza sostenne quello sguardo, cercando di non far percepire il terrore che la stava immobilizzando. "Non ho mai sentito questo nome prima di ora."

Kenny tirò un calcio alle sbarre e a Levi uscì un grugnito di frustrazione.

"Te lo avevo detto, cazzo! Quello stronzo non si ricorda neanche di lei!" sbraitò l'uomo. Petra sussultò, ma provò a mostrarsi ugualmente forte.

"Calma, Kenny. Il fatto che sua figlia non la conosca non vuol dire molto." disse con tono piatto lui. Il suo sguardò si incupì, come se un pensiero spiacevole gli avesse attraversato la mente. "Che lavoro fa tuo padre, ragazzina?"

Petra lo guardò con astio e non rispose.

"Te lo sta chiedendo gentilmente, non farlo ripetere a me." la minacciò Kenny. Levi gli fece un cenno con la mano, come per azzittirlo.

"Ascolta Petra, non voglio farti del male. Rispondi semplicemente alle mie domande e ti assicuro che neanche lui te ne farà."

"Poliziotto buono e poliziotto cattivo?" lo schernì la ragazza, maledicendosi un attimo dopo per la sua impulsività. Si aspettava una reazione violenta, invece la accolse solo un ghigno soddisfatto di Levi.

"Almeno sei sveglia. Insomma?"

La ragazza guardó i due uomini e si convinse che era meglio dargli quella informazione.
"L'avvocat.."

Un altro calcio di Kenny sulle sbarre la interruppe. "L'avvocato! Ora il pappone fa l'avvocato! Dammi un solo motivo per non tagliarle la gola Levi, uno solo!" tuonò.

L'uomo tirò fuori un coltello ma Levi si mise in mezzo tra lo zio e la porta della prigione. "Le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, Kenny."

"Disse quello che ha rapito la figlia dell'uomo che odia." lo schernì.

Petra alternava lo sguardo dal magro uomo inquietante al basso ragazzo bellissimo, ma terrificante. Non sapeva chi dei due dovesse essere più temibile.

"Non l'ho rapita per ucciderla, il piano non è questo" spiegó lui, senza perdere un movimento dello zio e bloccandogli la strada, ogni qual volta lui cercava di avvicinarsi alla porta della cella. Non si fidava di lui e non si preoccupava di nasconderlo.

"Se mi avessi informato del tuo piano prima di attuarlo, non dovresti spiegarmelo ora." gli ricordó.

"Stanne fuori, Kenny." lo ammonì lui, spostandosi nuovamente davanti a lui "E sta lontano da lei."

Kenny smise di provare ad entrare e alzó le braccia in segno di resa. "Come vuoi tu, Levi. Ricordati di chi ti ha pulito il culo per tanti anni, peró."

Con questo avvertimento risalì le scale che conducevano alla prigione sotterranea e se ne andò. Petra annotó nella sua memoria tutti quei dialoghi e le sembró che Levi avesse rilassato i muscoli, quando quell'uomo si era allontanato.

Non fece in tempo a rallegrarsi per l'assenza di Kenny, che Levi aprì inaspettatamente le sbarre, facendola piombare nuovamente sulla difensiva.

La guardó dall'alto in basso, cercando di penetrare con la vista quanto più a fondo potesse nell'animo di quella ragazza.
"Tuo padre è un pappone."

"Mio padre è un avvocato."

"È anche un bugiardo, a quanto pare." ribattè asciutto.

"Non osare parlare di mio padre così, maiale."

Levi scoppió a ridere e uscì dalla cella, richiudendolo alle sue spalle. Petra si alzó di scatto e si precipitó all'ingresso, afferrando le sbarre con forza.

"Dove vai?" gli gridó dietro, terrorizzata di essere lasciata sola laggiù.

"Giá iniziamo con la gelosia?" la canzonó, risalendo le scale "Torno tra un attimo, tranquilla."

Petra rimase sola al buio e si sforzó con tutta se stessa per non scoppiare a piangere. Cercó di mettere insieme i pezzi di quell'assurdo dialogo a cui aveva assistito. I rapitori pensavano fosse la figlia di un pappone, che a quanto pareva aveva fatto qualcosa a "Olympia". Da come ne parlavano, probabilmente era una loro amica o conoscente. Il puzzle si stava componendo, ma uno dei pezzi non apparteneva al gioco: lei non era la figlia di alcun pappone. Suo padre, Rod Ral, era un avvocato rispettabile; quei due dovevano aver preso il pesce sbagliato.

Non fece in tempo a formulare questa ipotesi che Levi tornó giù dalle scale con dei panni puliti.

Aprì la cella e le gettó i vestiti in terra.
"Vestiti" le ordinó.

"Perchè?"

"Voglio farti vedere una cosa".

Petra scrutó lo sguardo del suo carceriere. "E se non volessi venire?"

Levi alzó un sopracciglio e le labbra di piegarono in un leggero sorrisetto: "Preferisci rimanere qui da sola con Kenny?"

La ragazza raccolse i vestiti da terra, mandandogli un'occhiata di fuoco. Lo fissó per un attimo, aspettando che lui si girasse, ma Levi non sembrava minimamente considerare questa ipotesi.

"Che c'è?" domandó lui, vedendo che la ragazza non decideva di spogliarsi.

"Devi per forza fissarmi?"

Levi alzó gli occhi al cielo e si giró "Il fatto che io ti veda nuda dovrebbe essere l'ultimo dei tuoi problemi." mugugnó, senza però provare a sbirciare.

Quell'affermazione fece passare a Petra un brivido lungo la schiena, ma fu grata del fatto che il ragazzo non l'avesse messa in imbarazzo. Quando ebbe finito, Levi si rigiró. Un sorriso soddisfatto si aprì sul suo volto.

"Ti sta bene il blu, ragazzina"

"Dove andiamo?" chiese lei scontrosa, per non pensare al complimento.

"Ti porto a vedere cosa fa realmente tuo padre."

In love with a criminal [Levi x Petra]Where stories live. Discover now