Dovresti assomigliare di più a Robbie Williams

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  -Si può sapere cosa diavolo ti succede?- per la prima volta Elize sembrava seriamente arrabbiata.
Era buio ormai e loro due si stavano incamminando verso casa della ragazza. Erano distanti, sia fisicamente che emotivamente.
-Elize, io...-
-Siamo da soli e non parli. Siamo in gruppo con amici e non parli. Stai sempre pensando a chissà cosa quando sto con te. Poi ti lascio per un attimo intanto che vado a prendere il pranzo, torno, e ti ritrovo sorridente e... verde, perché chissà cosa accidenti avete combinato nell'erba-
Si fermarono sotto casa della ragazza e lei si voltò verso di lui, guardandolo per la prima volta negli occhi.
Mika la osservò: era definitivamente arrivato il momento e dopo gli avvenimenti del pomeriggio, dopo quello che aveva sentito con Andy, anche se magari si era trattato solo di un momento passeggero, Mika sentiva di avere una motivazione in più.
-Non abbiamo combinato niente, lui voleva solo farmi un video e mi ha ch...-
-Non me ne frega niente, Mika- rispose lei, decisa.
Mika la guardò, stupito. Poi fu di nuovo lei a parlare.
-Io voglio solo sapere cos'hai. Voglio sapere...-
-Elize, perdonami- la interruppe Mika. Non poteva continuare quel discorso, era meglio porre fine a tutto quanto subito. Via il dente, via il dolore. Doveva mettere un punto finale a tutte quelle prese in giro, quella ragazza si meritava di meglio.
-Perdonami, davvero. Io... credo che dovremmo chiudere qui-
Elize lo guardò, gli occhi leggermente lucidi.
"Dio, fa che non scoppi in lacrime davanti a me".
Ma la ragazza riuscì a trattenersi.
-Dimmi solo perché. Cosa ho fatto?-
Le classiche domande. Le classiche situazioni in cui si deve per forza trovare una motivazione. Tutto come da copione, insomma.
Mika le prese una mano e la strinse.
-Non devi cercare una tua colpa, Elize, perché non puoi trovarla. Sono completamente sincero, non è colpa tua. Sono io. Io... mi dispiace, ma io non riesco a provare altro che amicizia per te-
Sì, non che prima avesse provato chissà cosa. Si era solo detto che era una brava ragazza e che si sarebbe potuto innamorare di lei, ma questo alla fine non era successo e Mika non vedeva nessuna possibilità che potesse accadere in futuro.
Elize distolse lo sguardo dal ragazzo e deglutì.
-Ma... ma, io... magari se ritentassimo, io potrei...-
-No, Elize, mi dispiace. Io... io sono abbastanza sicuro-
Doveva essere sincero, non doveva darle illusioni, non doveva prenderla ancora in giro.
-Okay- disse infine la ragazza. –Io... non posso obbligarti. Ma ora lasciami andare, ti prego- e in meno di un secondo gli lasciò la mano, si voltò verso la porta e la sentì correre su per le scale, singhiozzando.
Mika sbatté la testa contro la cancellata della casa di Elize.
Si sentiva dannatamente in colpa. Eppure, dentro di sé, sentiva di aver fatto la cosa giusta. Elize meritava qualcosa di più di un ragazzo che stava con lei solo perché la considerava una brava ragazza. O solo perché voleva sentirsi normale, in tutto e per tutto uguale agli altri.
Mika non poteva darle quel qualcosa di più.
Il ricciolo, esausto, si avviò verso la fermata della metro. Un po' in colpa sì, ma comunque con una nuova sensazione di leggerezza.
Aveva molto su cui riflettere, ne era ben consapevole, ma in quel momento non era spaventato: aveva fatto un passo avanti, aveva finalmente messo fine ad una grande bugia che portava avanti da troppo tempo e si era finalmente aperto una strada in più per poter essere se stesso.
Con un ragazzo? Era troppo presto per dirlo, ma non poteva dimenticare facilmente le reazioni involontarie che aveva avuto quel pomeriggio in compagnia di Andy: qualcosa era scattato di sicuro.

***

Entrò in casa e trovò sua madre addormentata sul divano. Fece di tutto per non far rumore e andò in camera sua, aprendo piano la porta nel caso in cui suo fratello fosse già a letto. Ma la luce della stanza era accesa e Mika trovò Fortunè al computer.
-Ciao, Mika-
-Ciao. Ti dispiace se vado a letto?-
-No, ho finito- rispose il fratello minore, iniziando a spegnere il computer. Mika si mise il pigiama e si infilò nel letto, ma il suono del cellulare lo fece sobbalzare.
Numero sconosciuto. Aprì il messaggio e lo lesse.

You Made MeWhere stories live. Discover now