11.

10 2 0
                                    

Il giorno successivo ti svegliasti più tardi del solito, ma non ti impanicasti poiché era il fine settimana e fortunatamente la tua scuola risparmiava il sabato e la domenica agli alunni.
Ti togliesti le coperte calde da dosso, ti alzasti lentamente e rimanesti seduta a fissare la tua libreria con uno sguardo perso e vuoto. Non riuscivi nemmeno a pensare, non eri lucida: decidesti allora di farti una doccia e magari sperare che in un modo o in un altro, ti saresti dimentica della serata precedente.
Entrasti in bagno, apristi il rubinetto della vasca per riempirla e ti indirizzasti verso lo specchio: la solita faccia era riflessa, e mentre ti levavi i vestiti, continuavi a rivedere la medesima azione fatta da Namjoon. Volevi smettere di pensarci, ma inevitabilmente, continuavi a farlo.
Prima che altri pensieri potessero offuscarti la mente più di quello che stessero già facendo, ti immergesti nell'acqua bollente e, tra la profumata schiuma e il caldo sulla pelle, ti appisolasti.
Eri in un sonno profondo, e il mondo che sognavi ogni volta migliorava sempre di più: tu e tuo padre, la famiglia secondo te, che correvate nei prati verdi pieni di papaveri rossi altissimi, accompagnati da altri fiori estivi quali i girasoli che, anziché seguire il sole, seguivano te e tuo padre. Questo sogno era ormai ricorrente ed era uno dei pochi spazi che riuscivano a renderti davvero felice, seppur fosse tutta finzione.
Uno squillo improvviso del telefono ti fece svegliare di botto, e non nascondesti le lacrime che scendevano dal tuo viso mentre lentamente affermavi il tuo telefono: guardasti lo schermo e notasti che era l'ennesima email di avvertenza da parte della banca che richiedeva immediatamente tutti i soldi arretrati degli ultimi mesi.
Ogni volta che ne arrivava una nuovo, desideravi sempre di più svanire nel nulla, lasciare tua mamma con la merda fino al collo e raggiungere tuo padre, eppure, nonostante le svariate volte, non sei mai riuscita a raggiungerlo perché c'era un senso di colpa che ti teneva legata alla vita.
La mattinata passò velocemente e, dopo aver saltato l'ennesimo pasto della giornata, decidesti di uscire per farti una passeggiata prima che iniziaste a piovere e che si facesse buio.
Mettesti un jeans, il tuo preferito, un maglione grigio e un giubbotto impermeabile che usavi ogni volta che avevi voglia di piangere. Lasciasti a casa ombrello e borsa, poiché quella sarebbe stata solamente una veloce passeggiata per riflettere. Prendesti quindi il telefono e una banconota che infilasti dietro la cover del telefono.
Dopo circa 10 minuti passati a vagare vicino il parco di un condominio aggregato al tuo, decidesti di fare un giro al negozio aperto 24h al centro di Seoul.
Entrasti e dasti un'occhiata in giro per trovare qualcosa da comprare, ma la tristezza era talmente tanta che lo sguardo continuava a cadere sull'alcol. Nonostante fossi ancora minorenne, il ragazzo del negozio ti faceva acquistare alcolici con molta tranquillità, probabilmente perché era sufficiente che venisse pagato. Prendesti 3 bottiglie di soju classico, pagasti e ti sedesti al tavolino presente fuori dal negozio.
Apristi la prima bottiglia e, senza l'uso di un bicchiere, ti fiondasti su di essa poggiando le tue ruvide e secche labbra.
Mentre sorseggiavi la bottiglia giunta quasi alla fine, continuavi a guardarti intorno con la speranza che forse, dopo tutto, avresti visto qualcuno che aspettavi da tempo: magari tua mamma, tuo padre o Namjoon.
Bevesti la terza bottiglia senza esserti accorta di averle terminate nel giro di 20 minuti. Ormai ubriaca ti alzasti dal tavolo e, mentre combattevi con il tuo equilibrio che a breve ti avrebbe abbandonata come tutte le persone che ti erano accanto, iniziò a piovere.
Il rumore della pioggia e le gocce grandi e gelate sul tuo viso camuffavano le tue lacrime di dolore, che incredibilmente, facevano più male e congelavano di più della pioggia.

If it'll be destinyWhere stories live. Discover now