Anche lui indossava abiti comodi, camicia bianca a sbuffo e pantaloni scuri con ginocchiere in cuoio, sopra ai quali vi era il mantello che indossava quando ci eravamo incontrati per la prima volta. Aveva i capelli completamente spettinati, con alcune ciocche che gli finivano sugli occhi, i quali erano cerchiati da profonde occhiaie.

Forse anche lui aveva avuto difficoltà a prendere sonno quella notte, ed il motivo era probabilmente la sua agitazione per la guerra imminente.

Appena vide il padre provò a sistemarsi meglio i capelli con la mano, ma non ottenne molto successo, anzi, non aveva fatto altro che peggiorare la situazione già abbastanza critica. Ormai sapevo bene quanto Gil-Galad ci tenesse alla precisione e quasi mi scappò un risolino a vedere quella scena un po’ comica. Di sottecchi guardai la faccia del padre, che era un misto di disapprovazione e rassegnazione per la poca precisione del figlio.

Calen balzò in sella e ci raggiunse al trotto.

-Ora che ci siamo tutti- disse Gil-Galad guardando il figlio - possiamo partire. Io starò in testa, voi state dietro di me e se cavalcheremo veloci dovremmo arrivare verso il tramonto. Siete pronti?

-Sì!- rispondemmo all’unisono io e Calen.

Istintivamente ci guardammo negli occhi.

-Bene, allora andiamo.- disse infine il Re, dando un colpo di talloni al cavallo che partì subito al galoppo, seguito immediatamente dai nostri due destrieri.

Risentire il vento sulla pelle ed i capelli che volavano da tutte le parti era una sensazione incredibile. In quel momento esistevamo solo io ed il mio cavallo, nient’altro. Mi ero come alleggerita improvvisamente. Non mi era neanche accorta che avevo cominciato a sorridere. Un sorriso vero, spontaneo, come chi si sente in pace con se stesso.

-Perché stai sorridendo?

Non mi ero accorta che Calen si era avvicinato al mio fianco destro e mi stava osservando incuriosito.

-Perché … sai, non te lo saprei dire con esattezza. 

-Abbiamo un’ intera giornata, sono disposto ad ascoltare e provare a capirti.

Quell’Elfo mi confondeva. Prima non mi rivolge la parola per giorni e poi mi domanda il motivo del mio sorriso? 

-Era da millenni che non andavo al galoppo e fino ad ora non pensavo che mi mancasse così tanto. Così, quando sono salita in sella … non lo so … mi sono sentita in un certo senso più leggera.

-A Valinor non ci sono cavalli?- mi domandò perplesso.

-Certo che ci sono,  ne ho montato uno l’ultimo giorno che sono stata lì, ma ero in un corteo e come ben sai, ad un corteo si va al passo. Risentire il vento della mia terra natia tra i capelli è stato incredibile.

-Hai ragione, penso che anche io, se fossi al tuo posto, proverei le stesse emozioni.

-Non auguro a nessuno di essere al mio posto.

Quella frase era uscita dalla mia bocca di scatto, senza pensarci. Forse ero stata un po’ troppo fredda con lui, ma era la verità.

 -Scusami, non intendevo offenderti.

-No scusami tu, non dovevo dirlo, sono stata troppo fredda.

-Magari se sapessi qualcosa in più sul tuo passato … non ti offenderei più.

-Non è una storia molto allegra.

-Ma se fosse stata una storia allegra non saresti qui, giusto?

Aveva ragione. Tutto quello che mi era successo mi aveva condotta lì, altrimenti sarei già stata sepolta da millenni nelle tombe reali di Dormor insieme ai miei antenati. Calen mi stupiva sempre di più.

|Belthil|On viuen les histories. Descobreix ara