CAPITOLO 15

62 3 2
                                    

Dalila.

È UFFICIALE, NON POSSO FARCELA.

<Come va con il tuo discorso?> Mi chiede Quasimodo con finta premura.

Da quando mi sono seduta su questa maledetta scrivania per ritoccare il discorso, Quasimodo non fa altro che lanciarmi sguardi disgustati e occhiatacce.

<Bene... Diciamo> Dico cercando di nascondere la mia agitazione.

<Ottimo> Dice con un sorriso falso prima di andarsene.

Non capisco perché mi detesta così tanto, forse c'entra il fatto che ho guadagnato questo posto per merito di Edoardo? Per forza. Magari lui ha faticato tanto per arrivare dov'è e adesso arrivo io e gli soffio il lavoro... o quasi. Sono una persona orribile.

Mentre cerco di comporre un discorso che abbia un senso lo studio si svuota e, piano piano, resto solo io.
Il discorso, in realtà, è la parte più semplice, la parte difficile sarà esporlo davanti a quelle persone perché non sono mai stata brava a parlare in pubblico.

Mi tremano le gambe e non riesco a stare ferma sulla sedia. Sbuffo per la miliomesima volta e rileggo il mio discorso. Tutto sembra quadrare, ogni parola è al posto giusto ma c'è qualcosa che stona.
Io.

Ma chi voglio prendere in giro, questo non è il posto adatto a me non potrò mai esporre questo discorso davanti a quelle persone. Se sbagliassi qualcosa verrei licenziata o magari la mamma di Edoardo verrà licenziata e a quel punto Edoardo mi lascerebbe perché sono un caso perso e io finirò sotto un ponte a prendermi cura di mia figlia, da sola e senza soldi, senza un futuro.

Sono talmente immersa nella mia tragedia che non sento che qualcuno è entrato nello studia.

<Ma che ci fai qui? Ti ho chiamato 20 volte!> Edoardo si siede accanto a me visibilmente irritato.

Faccio un respiro profondo scacciando dalla mia testa l'immagine di me, con un bambino sotto un ponte con gli abiti stracciati e la vita distrutta.

<Scusa ma tua madre vuole che io esponga il suo nuovo progetto... Domani> Dico disperata appoggiando la testa sul tavolo. <Sarà un fallimento colossale> Mi lamento.

Edoardo sospira. <Dai tirati su> 

Faccio come dice e alzo la testa incontrando i suoi occhi magnetici, lo vedo sorridere e faccio la stessa cosa senza rendermene conto. Non ho mai incontrato nessuno con uno sguardo così magnetico e dal sorriso perfetto.

So che non dovrei fare questi pensieri, infondo stiamo insieme per finta ma, non so c'è qualcosa in lui che mi attrae. Ogni volta che i nostri occhi si incontrano tutte le ansie e le preoccupazioni svaniscono, rimaniamo solo io e lui.

Ho paura che tutto questo lavorare mi stia dando alla testa.

<Hai finito di autocommiserarti?> Mi domanda sorridente.

Esco dal mio stato di trans e guardo prima il foglio che ho davanti con il discorso che dovrò fare domani e poi guardo Edoardo.

<No> Dico riappoggiando la testa sul tavolo.

Sospiro e decido di essere positiva per una volta, in fondo non c'è niente di male a sperare che per una volta le cose vadano bene giusto?

Mi alzo in piedi con il discorso e comincio a camminare per lo studio.
<Posso farcela, Dalila tu puoi farcela. Intanto calmati> Dico facendo dei lunghi respiri profondi.

Ad un tratto un brivido di paura mi invade la schiena e la calma se ne va.
<Non ce la faccio>

Prendo altri respiri profondi.
<Sì che ce la fai, dai provaci> Prendo un grande respiro. <Dalila puoi concentrarti sul discorso? No che non posso, non posso perché non riesco a calmarmi> Dico nervosa. Prendo un altro respiro e sorrido <Ma se non ti concentri non possiamo lavorare> Sbuffo <Si ma, non farmi sentire come se la colpa fosse mia> Prendo un altro respiro. <Ce la posso fare>

FALLING IN LOVEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora