Cap.3

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-"Graceee muoviti! Stai facendo tardi a scuola!"
Grace si svegliò come al solito, con la dolce e rilassante voce di sua madre che sbraitava per farla alzare. Andò verso il tavolo barcollando, ancora mezza addormentata per fare colazione. Trovò suo padre già seduto, mangiavano sempre soli. Sua madre non faceva colazione ormai da tempo, suo fratello si alzava tardi la mattina. La colazione era sempre un momento silenzioso, entrambi mangiavano e si dividevano il compito per tirare i cereali ai cani. Grace aveva due cani, un volpino Lily, e un jack russel che si chiamava Maya. Aveva scelto lei i nomi. Invece dietro la sedia di suo padre si apriva un balconcino, dove tenevano Bunny, il loro coniglio con gli occhi azzurri. Avrebbe fatto tenerezza a chiunque. In famiglia amavano gli animali, se non si fosse capito. Andò a scuola quel giorno, con una tranquillità inquietante. Aveva rinunciato all'idea di quel ragazzo, un sogno impossibile, un amore platonico, nulla di quello che sentiva esisteva davvero. Uscì e fece una passeggiata nel lungomare prima di affrontare 6 ore di studio, a volte le piaceva, rinchiudersi nella sua solitudine.

~Evan
Camminava lentamente. Camminava e osservava il mare, riusciva a vedere il luccichio dell'acqua cristallina che si rifletteva nei suoi occhi anche se non era riuscito a incontrare il suo sguardo.
La osservava.
Cercava di non regalare lo sguardo a nessuno, osservava il mare e subito dopo guardava a terra, poi di fronte a sè senza guardare nulla in particolare, solo la strada che le stava di fronte. Ammirava tutto quello che gli stava attorno con la curiosità di una bambina, come se stesse uscendo per la prima volta.
La osservava.
Era seria ma ogni tanto le scappava un sorriso, lo nascondeva, ma lui l'aveva visto. Avrebbe voluto baciarle gli angoli della bocca quando nasceva quel tenero sorriso, quasi per baciare quella felicitá.
La osservava.
Era sola ed era bellissima. Camminava lentamente, cio gli fece pensare che non aveva una meta precisa e neanche un ragazzo. Quale ragazzo l'avrebbe mai fatta uscire da sola con quella bella giornata? Si arrabbiava quasi all'idea che avesse un ragazzo e che si stesse perdendo quello spettacolo. Alla luce del sole era bellissima, chissá come era al buio, sotto le coperte dopo aver fatto l'amore.
La osservava.
Avrebbe voluto fare l'amore con lei. Era attraente e lui era attratto da lei. Ma pur provando una sincera curiosità nei suoi confronti non si era avvicinato. Riusciva a immaginare il suo profumo. Era come l'aria di montagna quando apri la finestra al mattino.
La osservava.
Si sedette all'improvviso sul muretto rivolta verso il mare, intenta a immergersi nuovamente nei suoi pensieri. Aveva dei tacchi altissimi, forse era anche stanca. Portava una giacca di pelle nere, ed era riuscito a vedere di sfuggita che portava tre anelli. Due nella mano destra, nell'indice e nel medio. L'altro nella mano sinistra, era d'oro e a forma di serpente nel dito medio. Era rimasto un po di tempo a pensare a lei, a casa magari, sotto tutti quegli strati di vestiti e accessori. La sua quotidianità. Pensava a cosa le piacesse mangiare, quali film le piacevano, chissà se le piaceva leggere? O magari le piaceva la matematica, o magari era anche antipatica. La vide scendere in spiaggia, si avvicinò di nascosto per vedere cosa stesse facendo. Scriveva su un quaderno verde con la copertina rigida. Gli piaceva vederla scrivere, innanzi tutto perchè si appoggiava al muro e perdeva quella rigidità di pochi minuti prima e poi perchè era totalmente immersa in quello che faceva. Tanto che era persino geloso. Era un gesto naturale, ma lo catturava, era pieno di tutta la sua delicatezza. Era bella.
La osservava.
Di lei non sapeva nulla, aveva sentito quella forza che lo spingeva ad andare dal lei e dirle che non era sola e chiederle di cosa stava scrivendo. Non voleva rubarle quei momenti d'intimità, forse voleva stare sola. Mentre la guardava l'anima dondolava avanti e indietro. Punte-talloni-punte-talloni-punte-talloni.
La osservava.
Alzò lo sguardo e sentì i suoi occhi su di lui. Lo accarezzarono, lo invasero e non riuscì a sostenere l'intensità del momento,si girò subito.
Pochi minuti dopo trovò il coraggio di sporgersi e guardarla di nuovo, ma lei non c'era. Sentì quella sensazione di un'occasione perduta. La cercava tra la folla, tra le mille forme e non riusciva a vederla. Eppure era felice, di una felicità frizzante, aveva le bollicine sotto la pelle. Tra le cose che gli piacevano di lei era che non cercò di sedurli a tutti i costi, come fanno alcune con lo sguardo. Scappò, senza dire nulla, senza farsi sentire. Sparì nel nulla, come un sogno. Lei era naturale. O almeno questa era l'idea che si era fatto di lei. Si era scoperto attratto da quella ragazza. Aveva la certezza che, non l'avrebbe più rivista ma sarebbe stata dentro di lui come una delle emozioni, nel bene e nel male, più importanti della sua vita.

Due note e un'armoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora