Capitolo 27

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CRYSTAL 



«Sediamoci», dissi a Drake dopo aver calmato il pianto. Mentre ci accomodavamo sul divano non potei ignorare le occhiate preoccupate e allarmate che mi stava lanciando.

Resterai ancora con me dopo averti raccontato la mia storia? Avrai il coraggio di affrontare un qualunque possibile pericolo con me?

Queste erano solo alcune delle domande che mi stavano girando in testa. Ad ogni modo, feci un respiro profondo e cominciai a raccontare. 

«Fino all'età di sei anni ho avuto una "vita normale": mio padre trattava con amore me e mia madre e faceva un lavoro dignitoso. Insomma, in casa mia regnava la pace. Poi la facciata perfetta della mia famiglia ha cominciato a frantumarsi lentamente davanti ai miei occhi. Mio padre fu licenziato da un giorno all'altro; l'azienda stava fallendo e non si era fatta problemi a liquidare in fretta e furia gli impiegati che riteneva irrilevanti. Mio padre non ha mai accettato questa cosa e... ha cominciato a trasformarsi. Ha cercato lavoro altrove, senza grandi successi. Per farla breve, alla fine ha trovato un modo più facile per fare soldi e riscattarsi (come diceva lui): era diventato un boss. Si drogava, si ubriacava; a volte spariva addirittura per giornate intere - non più solo la notte - e quando tornava a casa si sfogava su me e mia madre. Ed ha cercato più volte di... di ucciderci». Ingoiai tutte le lacrime che volevano risalire. «Aveva perso completamente lucidità, ormai». 

Mi costrinsi a non guardare in faccia Drake; avevo deciso che lo avrei fatto solo alla fine del mio racconto. «La cosa continuò così fino a quando la polizia non bussò alla nostra porta e ci disse che l'auto di mio padre era stata trovata in una specie di burrone... insomma, si trovava su una di quelle strade di montagna prima di precipitare. Supposero che mio padre stava guidando in stato di ebbrezza prima di morire; dell'auto era rimasto poco e niente, quindi arrivarono alla conclusione che il cadavere di mio padre avesse avuto le sue stesse sorti e chiusero il caso. Ma... dopo aver letto quel biglietto non so più cosa pensare». 

Poggiai i gomiti sulle ginocchia e lasciai cadere la testa tra le mani, mentre i capelli mi scivolavano intorno al volto e nascondevano le lacrime che non ero più riuscita a trattenere. 

«Ora...». Un filo di voce che mi arrivò comunque forte e chiaro alle orecchie. Lo sentii schiarirsi la gola; non avevo ancora il coraggio di guardarlo in faccia. «Ora capisco tante cose, a partire dai tuoi incubi». Il suo tono era scioccato, ma anche delicato, come se temesse di rompere il fragile vetro che ero in quel momento con il semplice suono della voce. 

Sollevai la testa e mi tolsi alcune ciocche di capelli dalla faccia, mi asciugai le lacrime e lentamente alzai lo sguardo sul ragazzo accanto a me. Non mi guardava con disprezzo, né con pena. No, nei suoi occhi lessi comprensione e senso di impotenza. Avrebbe voluto fare molto di più per aiutarmi, ma non capiva che stava già facendo tanto continuando a restarmi vicino. 

Accorciò ogni distanza e mi toccò così delicatamente il viso che quasi pensai di essermelo immaginato. «Perché non mi hai raccontato prima questa storia?». 

«Avevo paura della tua reazione. Stupidamente pensavo che, una volta conosciuto il mio passato, saresti scappato. E poi non è mai facile parlarne. In realtà, sei l'unico a conoscere questa storia». 

Allungò anche l'altra mano sull'altra guancia. Ero avvolta dal suo calore. «Crystal, il passato è passato. E poi tu non c'entri assolutamente nulla con quel mostro di tuo padre. Non hai fatto nulla di male. Per me conta il presente che sto vivendo con la fantastica persona che sei, e voglio costruirmi un futuro con te. Quello che è stato non ha importanza».

Mi migliori la vita || 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora