Il Nulla.

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Ecco a voi il trailer !!!

Avvertimento: i primi tre capitoli sono introduttivi. Dal quarto verrà introdotto Bucky. Buona lettura :)

Capitolo 1.

Il fumo esce dalla sigaretta quasi finita creando in aria una danza leggera, come Loie Fuller ne “A serpentine girl” dei fratelli Lumière. In televisione stanno dando una maratona di film con protagonista l’attore italiano morto oggi. Non so perché, ma in Austria l'Italia è considerata come l’Olimpo per i greci. Il personaggio principale, un certo Ettore, capitano dei carabinieri, sta portando sul manubrio della bicicletta una levatrice alla casa dove sono stati richiesti i suoi servizi. Flirtano e si scambiano parole dolci. L'immagine comincia a sfarfallare un po’: è un televisore vecchio, probabilmente non regge il segnale. Aspettando che la situazione si risolva da sé, afferro il cartone di vino bianco e dò qualche sorso. Il segnale non si decide a tornare, così butto quello che ora è un mozzicone nel posacenere, mi alzo dal divano, dò qualche botta al cassone ed ecco che riparte il film. Afferro il pacchetto di Camel blue per accendere un’altra sigaretta e noto che è l’ultima rimasta. Il telegiornale, durante l'intermezzo pubblicitario, mi comunica che sono le tre di notte. È troppo tardi per pensare di andare a comprare un pacchetto alla macchinetta del tabacchino in fondo alla strada, ora. Decido di fumare quella e di andare a letto. “Ci andrò domani”, penso. Mi butto sul divano con la grazia che mi contraddistingue e una nuvola di polvere si alza dal divano all’impatto col mio peso morto. Ovviamente è vecchissimo anche il divano. "Menomale che non ho allergie". In questo appartamento è tutto vecchio e rotto. Sul soffitto c'è la muffa, il rubinetto della cucina perde, la tazza del WC è rotta e se vuoi farti la doccia devi stare attento a non allagare tutto il piano. Ma sono fortunata, perché non tutti hanno un monolocale tutto per loro a Vienna. Non tutti i camerieri part-time in ristoranti di seconda scelta, almeno. È anche vero che non stiamo parlando di quartieri alti, ma di periferia. Direi periferia di periferia. Mi affaccio alla finestra aperta per spiare la mia via dall’alto del quarto piano. Non un’anima in giro. Il cielo sembra sereno, anche se l’inquinamento luminoso non ti permette di distinguere un cielo notturno sereno da uno nuvoloso. Dò qualche tiro alla sigaretta sul davanzale fino a quando sento dalla televisione che il film è ricominciato. Ancora una scena di corteggiamento. Fumando, penso a quanto fossero bravi i cineasti del passato a trasmettere il desiderio e l'infatuazione senza neanche far sfiorare le mani agli interpreti. Si manteneva una certa purezza, che a me affascina tantissimo. Non riesco a capirla, ma la avverto e la percepisco. Quando si è sporchi, la purezza fa paura, confonde, ma attrae incredibilmente. Desidero comprenderla.
Questi pensieri vengono interrotti dallo sfarfallio della tv che nuovamente comunica un problema di segnale e, infastidita, spengo la televisione, decidendo di andare a dormire. Spengo la sigaretta nel posacenere, riprendo il cartone di vino, dò qualche altro sorso fino a terminarlo e lo butto in terra. Finisce sulla montagna di vestiti sporchi e stoviglie usa e getta da buttare. “Pulirò domani”, penso. Apro il divano e vado a trasformare il salotto della mia dimora in una camera da letto. Mi sdraio e inizio a cercare di addormentarmi, ma il caldo della tipica nottata di metà estate mi tiene sveglia. Non riesco proprio a chiudere occhio. Passa un’ora prima di capire che anche quella sarebbe stata aggiunta alla lista delle notti insonni. Mi siedo sul letto, asciugandomi il sudore con la maglietta bianca a mo' di camicia da notte che ho adosso. Mi affaccio di nuovo alla finestra aperta, cercando di riuscire a percepire una minima brezza, ma niente, neanche un filo d'aria. Faccio per andare a prendere una sigaretta, ma il pacchetto è vuoto. "Avevo detto che le avrei ricomprate domani." Lancio anche questo sul cumulo di cose del "lo butto domani" esistente ormai da qualche settimana e mi convinco che fare una passeggiata, prendere un pacchetto nuovo di sigarette e respirare un po’ d’aria inquinata potrebbe stimolarmi il sonno. Così mi metto dei pantaloni, le scarpe da ginnastica, prendo il portafoglio e esco direzione tabacchino.
Come avevo capito già dalla finestra, stasera non c'è neanche un soffio leggero di vento. Niente di niente, tutto fermo. Mano mano che mi avvicino al tabacchino, passo davanti a sempre più senzatetto che dormono per strada sugli usci dei negozi. C'è chi russa, chi sta immobile e chi tossisce.
Arrivo di fronte alla macchinetta. Camel blue. 5,60€. "Li mortacci vostra" penso. È una battuta del film che stavo vedendo poco fa che in questo caso sembra proprio adatta. Dal portafoglio estraggo una banconota da dieci, ma questa non fa in tempo a risputare fuori i soldi perché tutti spiegazzati, che una presenza di stazza grossa mi afferra da dietro, tenendomi puntato contro la gola uno spillo lungo e spesso e l'altra mano sulla pancia, tenendomi stretta a sé per non farmi scappare.
-Se mi dai il portafoglio non ti bucherò la gola.
La sua voce profonda e roca, come di chi ha fumato tre pacchetti al giorno per novant'anni, il suo alito puzzolente di alcol, la sua barba appuntita che mi sfiora la guancia mi convincono a fare quello che mi aveva detto. Non voglio problemi.
-Brava bambina. Ma fino a che punto sei brava?
Detto questo, la manona che mi teneva stretta a sé entrò con violenza nei miei pantaloni, cercando con le dita di trovare il posto per lui. Con la mano con cui reggeva lo spillo, cerca di farmi chinare in avanti. In quel momento non mi lascia scelta. Con una mano, afferro la sua nei miei pantaloni, la tiro fuori e con un movimento di scatto e preciso, gli giro il polso e questo si rompe. L'uomo grida dal dolore e risponde infilandomi l'ago nel petto. Gli afferro la mano che sta trattenendo l'arma e il braccio, gli tiro un calcio dritto verso il ventre, ma lui risponde con una serie di testate sul naso e sulla fronte che mi stordiscono e mi fanno cadere in terra. Vedo l'uomo che si avvicina verso di me, così mi estraggo l'ago dal petto, lo lancio verso il suo occhio e questo si conficca proprio nella pupilla. Improvvisamente, sento uno sparo e l'uomo viene colpito prima al ventre, poi con un altro sparo viene colpito alla faccia, poi un altro ancora all'inguine. Ogni sparo provoca degli schizzi di sangue che mi colpiscono e così sono ricoperta di sangue, sia il mio che quello dell'uomo. L'uomo cade a terra, morto.
Mi giro in direzione degli spari per vedere chi fosse stato e attaccare (per difendermi?). Vedo un uomo nella penombra, lontano. Riesco solo a capire che indossa un berretto da baseball. Faccio per andare verso di lui e attaccarlo, ma un altro sparo mi colpisce al braccio. Cado a terra, gridando dal dolore. Sento dei passi venire verso di me. L'uomo arriva proprio sopra di me, ma non riesco a vedere la sua faccia, perché coperta dall'ombra del berretto. Con un calcio in testa, perdo i sensi.

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Ciao a tutti! Questa è la primissima storia che metto. Lo faccio per divertimento. Questa l'avevo in cantiere da un po' e facendo cosi spero di sentirmi obbligata a finirla.
Sarà molto cruda e pesante. Frutto della mia mente malata ahahaha!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
PS ho deciso di pubblicare un capitolo al giorno fino all'arrivo di Bucky (che avverrà nel quarto capitolo!). Tenete duro, sta arrivando!
EggWoman1.

Il Nulla prima del Tutto. || Bucky BarnesWo Geschichten leben. Entdecke jetzt