CAPITOLO 28

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Clarke si paralizzò, un dejavu, come quello dopo Mount Weather, solo che questa volta le intenzioni c'erano ma i fatti no.
"Avresti nuovamente lasciato tutti, lasciato me" abbassò la voce sull' ultima parte "e la cosa peggiore e che in quel momento se la botola si fosse aperta l'avresti chiusa alle tue spalle" sospiró avvicinandosi di più, Octavia rimase anche lei immobile "Wanheda e le scelte difficili, lottare o scappare"
Clarke sentì le lacrime agli occhi ma sentendo quelle parole dentro di lei scattò solo rabbia "Non ci sono più etichette è?" Gli puntò il dito contro e lo spinse, Bellamy le fermò le mani sul suo petto"io non stavo scappando, volevo salvarvi tutti!" Gli urlò contro "volevo salvare te"
I due rimasero viso contro viso senza dire nulla, si erano sfogati e ora? Si sentivano solamente peggio.
"Io vi lascio soli" Octavia stette per varcare la porta ma Bellamy la fermò "No me ne vado io" disse rompendo il silenzio "non seguirmi" aggiunse per poi girare sui tacchi e uscire.
"Clarke" Octavia le si avvicinò ma lei fece passi indietro "Vuole tempo, ok" alzò le mani e uscì a sua vola.

3 giorni dopo...
Passarono ormai tre giorni, il bunker era diventato un via vai di nuove persone che volevano contribuire alla raccolta e semina delle alghe, il problema alimentazione ormai era completamente risolto, l'umore era uno dei migliori ma non per tutti.
Ogni giorno Clarke dopo aver aiutato la madre a curare e risolvere i problemi di salute delle persone si dirigeva sempre al terzo piano, casualmente lo stesso dove Bellamy continuava a lavorare, ma ogni volta che lei saliva, lui scendeva, si scambiavano uno sguardo e poi niente.

"Clarke vai di nuovo da Bellamy?" Una mano la bloccò, si l'intento era quello.
"Octavia hai un bunker da mandare avanti" quella frase era una specie di: non pensare a me e pensa a te.
"Il bunker come vedi va benissimo" sospirò guardando la porta dove Bellamy lavorava "Sono tre giorni che non vi parlate, dormite in camere diverse" sbuffò ancora "Vai a parlargli Clarke, lui è troppo testardo"
La ragazza disse solo questo e dopo averle dato una pacca sulla spalla se ne andò.
Clarke si rivoltó verso la porta, cosa doveva fare? Parlare e continuare così? La risposta arrivò subito dopo.
Prese coraggio e si diresse nella stanza.
Bellamy stava prendendo le sue cose, probabilmente aveva appena finito, alzò lo sguardó e appena la vide sgranò gli occhi, come se la cosa lo avesse stupito.
"Dobbiamo parlare" disse Clarke appoggiando la mano alla porta, così facendo gli bloccó l'uscita "ora" aggiunse alzando la voce, Bellamy le si avvicinò "Non perderai mai il vizio, sempre tu a decidere quando parlare" sbuffò ridendo e con un gesto veloce la spostò, piuttosto leggera.
"Sono stanco" disse solamente quello poi percorse tutta la strada verso la sua camera.
Clarke lo inseguì.
"Non puoi continuare ad avercela solament-"
Ormai arrivati alla stanza si bloccarono, Bellamy le lanciò uno sguardo "solamente?" Aprì la porta "Dopo quello che è successo fra di noi , invece di provare a sistemare la situazione hai preferito prendere e andartene" provò a chiuderla alle sue spalle ma il piede della ragazza lo fermò, entrò e a sua volta la chiuse a chiave.
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli e poi sbuffò "Clarke basta" disse voltandosi.
La ragazza lo prese per entrambe le braccia "Ti ricordi cosa mi hai detto dopo il nostro primo bacio? Nella casetta" disse improvvisamente "prima che Madi ci interrompesse" le scappò una piccola risata e anche lui ne nascose una.
"Clar-" provò a dire lui ma lei lo fermò "cosa mi hai detto?" Richiese e lui lo disse.
"Tu sei l'unica donna sulla terra che voglio e non mi importa di cosa dovrò fare, ma farò di tutto per non perderti"

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