felicità

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«Gian, ma ora che fai, resti qua? No perché,
ti voglio.» steso senza pantaloni di fianco a
me. Teoricamente in quel letto lui non poteva
entrare, ma avevo violato più di una regola, in
quel periodo.
«Certo, non ho nulla da fare.» mi sorrise
abbracciando il mio corpo che lentamente
diventava più forte. Dopo quell'affermazione
calò il silenzio tra di noi, ma no, non era
un silenzio "Imbarazzante "
come nei romanzi che leggeva mia madre,
ma un silenzio in cui ascoltare solo il suono
dei pensieri. Pensieri che mi ricondussero
bruscamente al manifesto appeso in sala
d'attesa, e per soli pochi minuti, la mia
mente si concesse di pensare a come sarebbe
stato vedere le facce stupite di centinaia di
ragazzi, nel veder entrare Diego Lazzari. Fu per
poco: il pensiero di essere acclamato, era un
controsenso per le mie emozioni. Parte di me,
voleva ossessivamente quel successo, l'altra,
la maggiore temeva di fallire nel processo
di selezione naturale, che portava i vinti a
soccombere sotto i pesi dei vincitori, tutti
i vinti. E stavo male, quel controsenso mi
distruggeva psicologicamente. Ora, però con il
piccoletto di fianco, stavo meglio, nonostante i
suoi repentini cambi di comportamento.
«Oh, piccoletto?» attirai dolcemente la sua
attenzione passando il pollice sul suo labbro.
«Si?» alzò lentamente la testa.
«Perché sei così strano ultimamente?» dissi
velocemente lasciando un bacio tra i suoi capelli
come a darmi sicurezza.
«lo non...-» si interruppe per qualche secondo
come a rifletterci, poi continuò:
«Non sono strano. In realtà credo sia tu quello
strano.» Sembrava preoccupato.
«Gian, non fotti con me. Hai usato la stessa
scusa l'altra volta, non attacca. »
«Diego, sei sempre offensivo con me.» lo tirai per
il polso:
«No, cazzo, non attacca. Non sono un
deficiente. Che cosa sta succedendo?» gli
inveiì contro.
«Diego, non fare la primadonna! Qui non
centra un cazzo di niente la tua opinione!»
«Ah, quindi qualcosa è successo. E poi cazzo
centra l'essere primadonna!»
«Die', non essere paranoi-» fu interrotto dalla
maniglia che girò inutilmente, poiché la porta
era chiusa. Aprì velocemente la porta.
«Diego, sono pronti i risultati delle analisi,
posso solo dirti che stai migliorando tanto:
hai messo più di dodici chili e tra un mese, se
metti altri chili, e non dimostri problemi fisici.
Comunque, perché urlavate?»era il dottore.
sorrisi felice e senza pensarci su strinsi a me
Gian.
«Ah, non si preoccupi!»risposi stritolando il
mio babe. Ricambiò l'abbraccio allontanadomi
un pò.
«Diè, staccati un pò!» rise leggermente
distruggendo i miei capelli.
Lasciai stare anche quello, concentrandomi
solo sulla notizia:
«Gian, domani portami tonnellate di Milka,
se vieni a farmi visita, che devo ingrassare!
Uscirò di qui!» Sbattei Gian come una
bambola, davanti e dietro.
Lo baciai sul collo più e più volte. Lo amavo di
più quando avevo motivo di farlo. Perché si lo
amavo abbastanza.
I miei baci furono interrotti dal dottore:
«Gian, puoi venire un attimo?»

Teddy Bear ||gianego|| Where stories live. Discover now