Confusione

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Risalimmo, ed io iniziai a provare odio
per quel cazzone che mi aveva trattato da
deficiente. Gian camminava di fianco a me.
Sembrava spaventato, disorientato. Ma boh,
quel cosetto era un enigma.
«Diego, ma perché eri li?» mi disse a bassa
voce quando il dottore si allontanò. Lo guardai
confuso, per poi rispondergli:
«Coglione o palla, come preferisci, io vivo
qui da tre mesi. Se voglio entrare o uscire,
cazzi mia. Tu perchè sei qui?» ero ancora
un pò agitato per quello che era successo,
e nonostante non avessi ancora pranzato,
avvertivo un forte buco nello stomaco.
«Ehy, bro, camomillati.»
«Cosa devo fare!?»
«Beviti una camo e tranquillizzati.» lo guardai,
e capi che mi stava intimando di calmarmi.
«Gian, tu sei impazzito.» scossi la testa
confuso e divertito allo stesso tempo.
Mi stesi sul letto, strofinando il palmo
della mano destra sul rispettivo occhio. Mi
concentrai su di lui, subito dopo, notando che
si stava togliendo la maglietta, mostrandomi il suo fisico.
«Ho fottutamente caldo. E giugno e c'è l'afa.»
sospirò, mi morsi il labbro vedendo il primo
bottone dei suoi pantaloncini corti color cachi
a strisce verdi marcio. Poggiò le mani sul letto,
e venne carponi verso il mio corpo sudato.
«Diego, non hai caldo?» mi sussurrò
leccandomi il lobo auricolare. Capi le sue
intenzioni e chiusia chiave la porta e abbassai
tutte le tapparelle in quella stanza e mi
avvicinai al piccolo.
«Diè, ho caldo, perché hai chiuso tutto? Sei
scemo?»» mi guardò scioccato ed io era ancora
più confuso.
«Credevo mi volessi.»
«Infatti, ma apri la finestra.» feci come mi
disse e subito dopo venne verso di me e iniziò
a baciarmi. Non era un bacio casto, tanto
che iniziò a togliere pure la mia di maglietta.
Provai a coprire la pelle fragile e magra, dal
suo sguardo, stringendo a me il suo corpo.
«Diego, non coprirti.» mi guardò
apprensivamente,mentre io baciavo i suoi fianchi. Gemette quando scesi con la bocca sul
suo membro dannatamente duro. Abbassai facilitato dai bottoni
aperti il pantalone color cachi.
Mi allontanai dal suo corpo per poi togliermi i
pantaloni, oramai insopportabilmente stretti.
Gian concentrò il suo sguardo in quel punto
ed io presi a chinargli i boxer per liberare la
sua erezione decisamente più dura del suo
seno.
«Diego, no, lo hai già fatto una volta, tocca a me.»
sorrisi divertito dall' improvvisa timidezza chne
fece arrossire il ricio dopo quella frase. Lo
vidi chinarsi su di me e senti subito che, cazzo,
non sarei durato molto, difatti pochi minuti
dopo senza preavvisi gli venni in bocca.
Socchiusi gli occhie dalla mia bocca usci solo
un gemito strozzato.
«Sai di cioccolato» disse. Lo
guardai col respiro affannato.
stavo vivendo in un sogno che si sarebbe presto trasformato in incubo.

Teddy Bear ||gianego|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora