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Il processo per Yuzuru era stato lento ma inevitabile. Una sensazione che era cresciuta con lui negli ultimi anni, ma che viveva già da prima.

Non c'era stato un momento preciso in cui si era detto: 'sono gay'. C'era stato invece un momento preciso in cui si era detto: 'sono innamorato di Javi', e il resto era venuto dopo.

Lo spagnolo era la persona più buona con cui avesse mai avuto a che fare. Si prendeva sempre cura di lui, si preoccupava per lui in modo più sincero di chiunque altro, non in quanto atleta, ma in quanto normale essere umano. Una cosa che Yuzuru aveva sempre detestato era il modo in cui la gente lo guardava ogni volta che si prendeva un semplice raffreddore o magari cadeva e si faceva male, tutti subito pensava al pattinaggio: 'come farlo tornare a pattinare il prima possibile e nello stato migliore', era quello che passava nella mente di tutti, anche della sua famiglia. Mentre Javier... lui non lo vedeva così. Ed era stato proprio quel comportamento, quasi un anno prima ormai, a fargli aprire gli occhi.

Per non parlare di quanto fossero vicini fisicamente. Javier dava sempre il suo sostegno a tutti, per quanto gli fosse possibile, ma Yuzuru sapeva perfettamente che per lui la cosa era diversa... non c'era un solo giorno che lo spagnolo non gli facesse sentire il proprio appoggio, la propria presenza. Anche quando non si parlavano dopo un innocuo litigio o erano corrosi dall'ansia lui non mancava mai di dargli una carezza, un abbraccio o anche solo una stretta sulla spalla. Mentre quando le cose andavano bene... era la persona più affettuosa della Terra e sembrava volerlo avvolgere con quelle braccia tanto forti per non lasciarlo più andare, tenendolo solo per sé, e le sue mani, come farfalle curiose, erano sempre ovunque lungo la sua figura.

Come Yuzuru fosse riuscito a non farsi ancora beccare quando, tutte le volte che dormivano insieme per le loro 'notti tra ragazzi', come le chiamavano loro per ridere, si svegliava la mattina con un'erezione e Javier che lo stringeva tra le sue braccia non lo sapeva neppure lui.

Arrossiva al solo pensiero.

Nonostante ciò non aveva mai detto niente.

Non che avesse difficoltà ad ammettere con sé stesso i propri sentimenti, li aveva sentiti invaderlo con una tale potenza che sarebbe stato inutile negarli. Non aveva neanche fatto niente per cercare di scacciarli o reprimerli, semplicemente Javier non era gay.

E Yuzuru l'accettava. D'altra parte era il primo a poter dire che in quanto a orientamento sessuale non si potesse fare nulla. Lui aveva capito che non sarebbe mai riuscito a farsi piacere le ragazze, e a Javier non sarebbero mai piaciuti i ragazzi.

Questo però non aveva impedito al suo cuore di infrangersi quando, poco prima delle Olimpiadi, Javier l'aveva detto chiaramente. 

Né tantomeno quando quello stesso pomeriggio aveva lasciato lo stadio senza dirgli nulla.

Brian gli aveva detto di lasciargli tempo, ma lui non ce l'aveva fatta.

Ed ora per qualche motivo stavano raggiungendo un festino organizzato illegittimamente nella stanza di uno dei pattinatori.

Aperta la porta, vennero salutati da un coro di applausi e di esclamazioni più o meno coerenti da una decina di atleti.

Yuzuru fu felice di vedere che comunque erano tutti molto rilassati, seduti sul letto, sulle sedie o per terra. Dopotutto avevano i giochi olimpici sulle spalle.

"Yuzu siediti qui accanto a me visto che non ci sono più sedie" Lo invitò qualcuno, eppure non voleva lasciare Javier, dopotutto era per lui che si trovava lì, così tentennò un po' imbarazzato.

"Yuzu non deve venire lì da te, Yuzu può sedersi qui"

Il giapponese si sentì tirare per la vita e prima di capire cosa fosse successo si trovava sulle ginocchia del suo compagno di allenamenti, che lo stringeva con fare scherzoso e protettivo, come a tenerlo lontano da tutti gli altri che avevano cominciato a ridere e gridare.

Efforts Will LieWhere stories live. Discover now