quinto capitolo.

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E.. niente, Alexander è talmente ubriaco che mentre mi stava forse svelando qualcosa è crollato.
fantastico!
Dopo aver bevuto dell'acqua porto con me una coperta e mi siedo accanto a lui coprendoci entrambi.
Può odiarmi ed allontanarmi quanto vuole, ma io non lo lascerò stare fin quando non mi dirà qualcosa.
Ho bisogno di sapere!
Immersa nei miei pensieri appoggio la testa sulla sua spalla e prendo finalmente sonno.

Al mio risveglio lui non c'è più e al suo posto c'è un cuscino morbido.
mi ha fatta stendere.
Mi stiracchio tutta prima di alzarmi, dormire sul pavimento non è la cosa più comoda del mondo.
La gente nel soggiorno è sparita, riesco ad intravedere solo Dylan che si gira dalla mia parte appena mi sente entrare.
《 buongiorno 》dice mentre si strizza gli occhi.
《 dormito bene insieme a Jones? 》ha un sorriso malizioso sul viso, e mi osserva da capo a piedi, fermandosi sulle mie gambe scoperte a causa della maglietta larga di Marc.
Poi torna a fissarmi negli occhi e lo fulmino con lo sguardo.
Alza le mani in segno di resa mentre scoppia a ridere.
La sua faccia tosta mi fa venire voglia di prenderlo a schiaffi.
《 tranquilla piccoletta, non dirò niente di quello che è successo lì dentro 》questo è troppo!
Mi avvicino bruscamente a lui che è ancora seduto sul divano e appena sono vicina si alza in piedi.
Ora capisco il perché di quel nomignolo, sarà si e no un metro e 90.
Ma cerco di rimanere seria e di continuarlo a fulminare con lo sguardo.
il mio metro e 58 non aiuta sicuramente.
《 non ti permettere di insinuare cose che nemmeno tu hai visto, non sono come le ragazzette che voi vi portate a letto, capito? 》.
《 perché va bene tutto, che mi chiamate randagia, piccoletta o ragazzina, che vi prendiate gioco di me, ma darmi della puttana NO! 》urlo furiosa, e mi meraviglio di come io sia riuscita a sfogarmi in questo modo.
Ma neanche le mie parole dure riescono a togliergli quel ghigno che ha sul volto.
Decido di lasciar perdere e di svegliare Kyle, voglio andare a casa.

Il viaggio di ritorno lo passiamo in silenzio, oltre al fatto che non so come comportarmi dopo il cambiamento nei miei confronti di Kyle, ci si è messo anche Dylan a farmi innervosire, per non parlare di Alexander.
Da quando sono arrivata qui le cose sembrano andare sempre peggio.
Uno sa qualcosa che mi riguarda e non mi rivolge nemmeno la parola, un altro è un coglione patentato che giudica la gente e l'altro è bipolare.
le cose semplici a quanto pare non fanno per me!

Arriviamo a casa e mi precipito subito in camera mia.
avete presente quando vi svegliate e sapete già che la giornata andrà male? e non volete vedere o sentire nessuno? per me è uno di quei giorni.
Purtroppo però in questa casa non c'è nemmeno un po' di privacy, Kyle entra senza bussare e si siede a fianco a me sul letto.
Non mi giro a guardarlo, non ce la faccio adesso, non dopo che il suo migliore amico mi ha dato della poco di buono.
E so che non è colpa sua, ma in questo preciso momento mi irrita la sua presenza.
《 ehi randagia che hai? 》sto zitta sperando che lui capisca e mi lasci stare.
Ma non sono così fortunata.
Mi gira verso di lui e sono costretta a guardarlo.
Ha un'espressione seria, ma non più della mia.
《 ti ha fatto qualcosa qualcuno? 》è agitato, lo noto dalle sue pupille improvvisamente dilatate e dalle sopracciglia corrucciate.
Continuo a non rispondergli, non voglio litigare con lui, e sento che se rispondessi succederebbe proprio questo.
Non voglio averlo vicino.
《 randagia parlami, ti ha fatto qualcosa qualcuno? 》mi stringe le braccia quando mi giro dall'altra parte e mi costringe a tornare alla posizione precedente.
《 mi stai facendo male 》lascia subito la presa e continua a fissarmi con quell'aria preoccupata.
《 smettila di guardarmi così, che t'interessa? un giorno mi odi e mi ringhi contro e l'altro sembriamo quasi amici.
sai che c'è? ti preferivo quando mi odiavi 》colpito in pieno.
Sono sicura che le mie parole sono state velenose.
Si scurisce in volto e si alza dal letto.
Il suo sguardo fa quasi paura, ma riesco a reggerlo.
Non doveva insistere.
《 hai ragione 》.
cosa?
《 hai ragione, e ti ho capita a te, ti diverti a fare la vittima mentre invece sei una fottuta stronza! 》.
Mi alzo a mia volta e ora siamo faccia a faccia, uno più incazzato dell'altro.
《 che c'è? ti sei svegliata un giorno e sei diventata acida? 》.
《 è colpa vostra! mi fate arrivare all'esaurimento nervoso, non vi sopporto 》.
《 noi? ma sei tu che giri intorno a tutto il nostro gruppo dal primo giorno 》sento il sangue bollirmi nelle vene e senza pensarci due volte gli stampo il mio palmo in viso, facendogli roteare la testa.
Si accarezza la guancia con l'altra mano mentre ritorna a fissarmi, questa volta sorpreso.
E lo sono anche io.
Ma oggi è la seconda volta che mi danno della puttana e non ci ho visto veramente più.
《 ESCI SUBITO DALLA MIA STANZA! 》urlo mentre gli indico la porta.
Ma lui continua a fissarmi imperterrito e mentre la mia mano è ancora stesa alla mia destra lui l'afferra e in una frazione di secondo mi ritrovo con le spalle attaccate alla porta.
Non respiro, il suo sguardo è cupo, pieno di rabbia e c'è troppo silenzio intorno a noi, davvero troppo..
Si avvicina bruscamente al mio viso facendomi perdere un battito.
I nostri nasi si sfiorano e i suoi occhi scuri mi fanno sentire così in soggezione.
Ma non posso abbassare lo sguardo, non ora.
《 non so cosa cazzo ti sia preso oggi, ma non farlo mai più, se non fossi una donna a quest'ora saresti stesa per terra, sia a causa dello schiaffo sia per il modo di merda con cui ti sei riferita a me 》la sua voce è bassa ma pungente.
Mi sputa queste parole in pieno viso e poi sparisce.
Sono sconvolta ed esausta, così mi lascio cadere sul letto coprendomi la faccia con le mani.
cosa diamine ho combinato?

chi sono?Where stories live. Discover now