Capitolo 1

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Entrai nella farmacia più vicina al mio liceo e uscii una decina di minuti dopo con un pacchettino bianco nella mano.

Aspettai l'arrivo dell'autobus e poi salii.

Avevo lo stomaco chiuso e riuscivo a pensare solo al mio futuro, in pezzi.

Una notte, tre mesi prima, la spiaggia, il tramonto, un po' di alcol, tre minuti. In ogni momento da li in poi me ne sono pentita. Come puoi cedere a queste situazioni? Non lo puoi fare, anzi non devi.

Vidi la mia fermata e, dopo aver premuto il bottoncino rosso, mi dirigo verso la porta posteriore.

Sentii degli occhi puntati sulla schiena perciò mi girai, pensando di incontrare degli occhi sconosciuti, e invece trovai quegli occhi color cioccolato, di quel colore così intenso che ti fa venir voglia di affogare dentro quelle sfumature pur di immergerti in essi anche solo un istante.

Studiai il resto del volto che già conoscevo a memoria. Seguii la linea dura della mascella che si addolciva intorno agli zigomi, mi persi a fissare quelle labbra carnose socchiuse dalla quali uscì un lieve sospiro. Incrociai nuovamente i suoi occhi e mi venne voglia di stare così per sempre ma poi l'autobus colmo di persone si bloccò quasi di colpo e fui costretta ad avviarmi verso l'uscita del mezzo. Prima di scendere mi voltai per incrociare di nuovo quelle pietre che aveva nel volto e rimasi confusa quando non le vidi. Al loro posto potei osservare chi sedeva al suo fianco, una giovane donna bionda. Si alzarono contemporaneamente e potei notare le loro dita intrecciate.

Cazzo. Fu tutto quello che il mio cuore pensò mentre cercava disperatamente di incollare i pezzi in cui era stato distrutto.

Scesi dalla navetta e presi a camminare sul marciapiede.

Cazzo. Lui aveva una ragazza. Mi guardai la mano che teneva il sacchettino e di nuovo tutto ciò che pensai fu: cazzo.

Finalmente raggiunsi il vialetto d'ingresso di casa mia, cercai la chiave giusta in tasca e appena la trovai la infilai in fretta nella serratura.

Appena sentii lo scrocchio che decretava l'apertura del portone, entrai.

"Britt! Come mai così tardi stasera?" mia madre. "Mamma lo sai, ero in giro con Abby e Sarah." Replicai. "la cena sarà pronta tra dieci minuti!" fortunatamente me ne servivano solo quattro.

Entrai nel piccolo bagno con le pareti giallo limone e il soffitto chiaro.

Avevo bevuto così tanto apposta.

Seguii le indicazioni riportate sopra alla scatola del test.

Furono i quattro minuti più lunghi della mia vita.

Quando vidi il risultato, la mia reazione fu di nuovo: cazzo.

Cazzo perché era positivo.

Cazzo perché avevo quindici anni.

Cazzo perché non ci potevo credere.

Cazzo perché lui stava con un'altra.

Cazzo perché era il padre di mio figlio.

Cazzo perché avevo un figlio.

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