Capitolo 2 - Un prezzo troppo alto

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L'ufficio del superiore puzzava di fumo. I polmoni di Alan soffocarono per qualche momento prima di abituarsi a quell'aria pesante. La luce soffusa della scrivania tentava di illuminare il minimo indispensabile.
Il ragazzo guardò le veneziane abbassate; Simmons era uno riservato.

«Ah, Woods, sei tu. Che posso fare per te? Hai scritto quel pezzo che ti avevo chiesto?» Il tono del capo da sorpreso divenne cordiale. Nonostante fosse un tipo burbero, aveva sempre avuto un occhio di riguardo per Alan.

«Sì, eccolo.» Diede della carta stampata all'uomo, che cominciò a sfogliare le pagine, a volte inarcando le sopracciglia, a volte gettando nel posacenere i granelli che rischiavano di cadere dal suo sigaro. Alan lo osservò annuire una volta, poi due, tre. Era contento, quanto scritto andava bene.

«D'accordo, sì. Grazie. C'è altro?» Simmons tornò a guardarlo negli occhi smeraldini dietro alle lenti.
«Vorrei chiederle un favore.»
«Lavori qui da due anni e non me ne hai mai chiesto uno, direi che non c'è problema, ma non ti ci abituare. Dimmi tutto.»
Grazie a quelle parole, il ragazzo si sentì rincuorato, avrebbe potuto inseguire il significato del suo sogno e magari far conoscere a tutti i segreti della città che lo tormentava da giorni.

Tutto l'ufficio si girò a occhi sgranati verso la porta di Simmons, sentendolo ridere fragorosamente. Quando smise, tornarono ai loro compiti come se nulla fosse.
«Ragazzo, ti sei bevuto il cervello?» Gli domandò il capo dopo essersi ricomposto.
Alan fece un passo verso la scrivania.
«Signore, mi creda, so per certo che non è solo un sogno. C'è qualcosa di più, me lo sento.» Le iridi di Alan tradivano tutta la speranza del mondo, ma Simmons era duro a cedere.

L'uomo scosse il capo in segno di dissenso, facendo un tiro di sigaro e osservando i fogli sul tavolo.
«Woods, hai idea di quanto sia difficile farsi dare un permesso per una cosa del genere?»
«Sono disposto a pagare di tasca mia.» Disse indicandosi con le mani.
«No, non è questione di soldi.» Il superiore sospirò e si alzò in piedi, togliendosi il sigaro di bocca.
«È troppo pericoloso. Ci hanno già provato altri prima di te. E sai che fine hanno fatto? Sono spariti. Alla gente non piace chi fa troppe domande, pensi che stavolta sarà diverso solo perché hai fatto un sogno?»

Alan abbassò lo sguardo, osservando la cornice di legno scuro in cui alloggiava una foto, quella della moglie e della figlia del capo.
«Sì.» Affermò soltanto. Tornò a guardare Simmons. «Sarò prudente, chiederò ai pochi che hanno tenuto d'occhio l'area.»

«Alan...» Il superiore era sul punto di perdere la pazienza.
«Mi basterà un'ora e mezza.»
Calò il silenzio. I due rimasero a fissarsi per qualche secondo e il giovane sentì il cuore impietrito per l'attesa di un responso.
«Sarà già tanto se ti daranno mezz'ora. Ti faccio sapere.» Jhonatan Simmons tornò a sedersi e spense il sigaro, venendo tempestato dai "grazie" di Woods.

«Sì, sì, adesso fuori dai piedi per favore.» Lo scacciò bonariamente.
Quando il dipendente fu uscito e la porta venne richiusa, Simmons si concesse un profondo respiro guardando il telefono sulla scrivania. "Spero per te che rifiuteranno, ragazzo."
Prese in mano la cornetta, cominciando a digitare un numero.

"Prese in mano la cornetta, cominciando a digitare un numero

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I Segreti di MistfallWhere stories live. Discover now