Homochroeo

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Ὁμοχροέω

[Homochroèo]

«Essere dello stesso colore.»

«All'inizio c'era solo lei, la dea Sote; ella vagava per la sua nuvola di fango alla ricerca di un'occupazione: essendo lei perfetta, poteva pensare solamente a se stessa e a null'altro. Un giorno, presa dall'ira e dalla disperazione per la solitudine, immerse entrambe le mani nel suolo, prelevando una manciata di terra, che rese una palla. Vi giocò lanciandola in aria; poi sbagliò un tiro, e la palla finì nel buio vuoto sotto di lei, lontana dalla sua portata. Per la frustrazione di aver perso la sua unica forma di intrattenimento, pianse disperatamente. Le sue lacrime trasparenti caddero sulla palla divenendo mari, fiumi e laghi, mentre le lacrime colorate, si divisero a metà poco prima di colpire il terreno, diventando i primi uomini. 

Così le persone ritornano dipinte del loro colore originario solamente nel momento in cui tornano in contatto con la metà della lacrima che li completa. Ancora oggi, la dea Sote piange sulla sua nuvola di fango, generando nuovi uomini sulla Terra, i quali, ancora oggi, trascorrono la vita alla ricerca della loro anima gemella.»

«Me la ricordavo meno drammatica!» esclamò il mio migliore amico, non lasciandomi nemmeno il tempo di alzare gli occhi dall'ultimo punto. 

Ridacchiai, non potendo che concordare con le sue parole: sembrava meno spaventosa quando la leggevo sotto le coperte, mentre lui mi faceva luce con la torcia rubata a suo padre; in qualche modo, dopo aver terminato la leggenda, finivamo sempre per indovinare le ombre cinesi che la luce proiettava sulla grande parete bianca davanti al suo letto. Da bambini, entrambi adoravamo sgattaiolare uno nella camera dell'altro, escogitando mille modi per eludere la sorveglianza dei nostri genitori. Ero fermamente convinto che questi fossero consapevoli di ciò che succedeva nelle altre stanze della casa, sebbene non avessero mai provato a fermarci o a impedirci di vederci. 

A volte rimembravo con piacevole nostalgia i primi anni della mia vita, fino al momento della scuola media, quando, sebbene io e Jungkook fossimo rimasti comunque molto uniti, non riuscivamo a trascorrere insieme lo stesso tempo di prima. In ogni caso, io non avrei mai potuto immaginare un mondo in cui lui non fosse stato il mio migliore amico, l'ombra che mi seguiva in qualsiasi follia, il piccolo consigliere che permetteva alle mie decisioni di assumere una forma concreta. 

«Passeremo la vita a cercare la nostra metà» dissi ad alta voce, con tono molto melodrammatico, piegando indietro il capo e poggiando sulla fronte il dorso della mano, mentre socchiudevo le labbra e fingevo di svenire.

Se sul sedile di fianco al mio Jungkook scoppiò a ridere, io mi ritrovai nel mirino degli sguardi biasimatori degli altri passeggeri, che stavano prendendo la questione più personalmente e seriamente di quanto facessimo io e lui. 

Quello della dea Sote e degli uomini-lacrime non era solamente un mito: era la realtà. Tutti noi eravamo uomini alla disperata caccia della nostra anima gemella, impresa che si rivelava piuttosto ardua. Per facilitare questa ricerca, circa un centinaio di anni prima l'allora monarca Efira III aveva indetto la Festa del Colore, giornata durante la quale erano sospese tutte le attività, per permettere a chi ancora non l'avesse trovata di ricongiungersi alla propria metà. 

Per questo motivo, io e Jungkook eravamo diretti al prato a cui affluiva la maggior parte delle persone sole e a cui si poteva accedere solamente una volta raggiunta la maggiore età. Avere successo al primo tentativo era più unico che raro: l'altro avrebbe potuto essere troppo piccolo, avrebbe potuto non essersi recato in questo campo, oppure avrebbe potuto essere deceduto. 

Homochroeo | Jikook OSWhere stories live. Discover now