L'innocenza (1)

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Estate targata nuovo millennio.
Un agosto insolito per Violante, che mai prima di allora si era azzardata a mettere il naso fuori casa.
Cresciuta troppo in fretta in un luogo degradante e misero, dove se avevi avuto la fortuna di nascere con la camicia, magari potevi permetterti di abitare al massimo ad un secondo piano.

Lei no, non era nata con la camicia né tanto meno ne aveva indossata mai una. Sempre a fare da ultimo manichino ai vestiti usati di sua sorella maggiore; ormai non ci badava quasi più.
La moda che invadeva le vetrine delle vie principali, era un lusso che non poteva permettersi. Al più, ne sarebbe entrata in possesso con cinque anni posticipati, sempre fatta eccezione a gusto e scelta di sua sorella Lucia.

Nata e cresciuta in uno dei quartieri più malfamati della città. Dove se non sei parente di Tizio e Caio, in automatico puoi ritenerti nessuno. Dove non conta spaccarsi la schiena dieci ore al giorno, perché la bella vita è permessa solo all'illecito. Dove lo spacciatore minorenne è il nuovo mestiere da rincorrere se non hai avuto abbastanza cervello da scappare attraverso dei libri. Dove i "qua comando io", diventano divieti di sosta affissi dietro la schiena, perché decide chi comanda, se puoi o non puoi starci tranquillo a fare ombra ai sampietrini.

Era da lì che veniva Violante: da uno squallido basso partenopeo che sembrava più un cazzotto nel muro con l'intonaco staccato, invece di un posto dove crescere dei figli. Eppure c'era cresciuta, a forza di schiaffi e bestemmie, ma c'era cresciuta.
E sognava, Violante; guardava la vita che aveva sempre voluto, farsi spazio attraverso l'immaginazione.
Lavorava in fabbrica china su un bancone, tra mastice e puzza di solvente per pelli, e pure lì dentro sognava.

Quell'estate non sarebbe stata più la stessa, se lo sentiva.
C'era nell'aria il profumo di qualcosa di nuovo a solleticarle le narici. Era decisa a raccogliere tutte le sfumature di quei giorni tanto attesi. Si era persino lasciata andare ad una trasgressione mai provata: il mare da sola con le amiche.
Si sentiva ormai donna, Violante.
Un corpo prosperoso a celare l'animo di bambina cresciuta troppo presto.

Lo vedeva, il cambiamento.
La metamorfosi di cui era stata vittima, si rifletteva negli occhi degli uomini che continuavano a fissarla.
Il seno le iniziava a stare stretto in qualsiasi indumento decidesse di indossare. E questo agli uomini piaceva più dei suoi occhi, piantati a terra perché troppo timida da ritenersi appetibile. Eppure lo era, e tanto anche: bella e inconsapevole allo stesso tempo. Aveva la notte di mari agitati nei capelli, che cadevano a ciocche lungo la schiena. La pelle di birra scura, spiccava tra tutte le altre coetanee intente a curarsi più del dovuto.
Il sorriso accecava da un miglio lontano, perché nella rare volte in cui sorrideva, era spontanea e mai dozzinale.

Il desiderio di tanti, Violante la bruna.
Anche se lei, fino a quell'estate, non aveva mai desiderato nessuno.
Si era soffermata un po' più del dovuto, quella sera. E fu lì che crebbe in un lampo: quando incontrò l'uomo a cui avrebbe donato il suo essere donna senza potersi chiamare tale, ancora.
L'estate del nuovo millennio, portava con sé profumo di fiore appena sbocciato, mentre un vento caldo, si prendeva ogni petalo vergine del suo futuro insicuro e timido sporcandolo di squallido.

Violante Where stories live. Discover now