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Quattro risate con le amiche l'avevano distratta, ma Violante sentiva sempre lo sguardo di suo fratello trafiggere le molteplici schiene distese a prendere il Sole, fino ad arrivare alla sua. Anche dal piccolo angolo dove era riuscito ad intrufolarsi insieme agli amici, anche tra decine di sconosciuti, che formavano un miasma al concentrato di abbronzante delle più svariate marche.
Anche lì, immerso tra la gente, Raffaele continuava a fare ronda con gli occhi. Non sia mai si avvicinasse qualcuno a sua sorella: perché al Sud, le proprie sorelle sono sacre, e poco conta se poi te la spassi con la sorella di un altro, basta che non tocchino la tua.

E quel giorno nel gruppetto di Raffaele c'era anche Mario, e se da un lato alle spalle di Violante suo fratello la sorvegliava, dall'altro, gli amici lo accoltellavano spogliando Violante del poco tessuto che la copriva. Tutti tranne Mario, troppo intento a fingere di non essere lì con loro.
Lei odiava sentirsi in trappola pur senza catene, e Mario detestava ogni singolo individuo invadesse il suo spazio vitale. Per questo, Violante creava sogni fuori dagli schemi: per non finire murata viva a soli quindici anni. E lui si chiudeva nei suoi mille strati di durezza, perché ai suoi occhi neppure le mura domestiche erano ben accette.

"Non ti voglio vedere per nessun motivo oltrepassare Via Arena", gli intimava Raffaele un giorno sì è l'altro pure.
E alla domanda "perché?", lui le rispondeva sempre: "perché le ragazze che si fermano lì in piazza non sono come te".

Era una risposta, quella, che una risposta non ce l'aveva.
Solo quando crescendo iniziò a capire il sesso, Violante capì il perché di quelle parole.
Non erano come lei, solo perché a differenza sua vivevano la loro età appieno. E a Violante era concesso di esser donna soltanto nel corpo, ma reclusa dagli approcci verso gli altri, con la mentalità famigliare alla vecchia maniera ad opprimerla.
Le invidiava tutte, una per una. Perché anche se non le mancava nulla per sentirsi donna come le altre, c'era un particolare che perdeva senza accorgersene: la libertà di essere se stessa veramente.
Era sempre stato tutto un impartire ed eseguire, nessuno mai che si chiedesse: "ma a Violante, cos'è che manca per essere felice?".

Si sentiva a disagio nell'essere tenuta sotto stretta sorveglianza, tanto che decise di scendere a compromessi con il suo orgoglio, quel giorno: se proprio non poteva sentirsi libera da suo fratello, avrebbe giocato sporco tanto quanto lui riusciva a giocare con lei al gatto col topo.
Abbandonò le sue amiche dov'erano, per sistemarsi proprio lì dove Raffaele mai avrebbe voluto: sotto il suo sguardo vigile sì, ma circondata dai suoi amici che erano tutto tranne che indifferenti a Violante e alle sue forme.

- Azz Raffae', ma come è cresciuta in fretta Violante, non trovi?- lo derise Salvatore, e a lui quelle parole bruciavano dentro più di qualsiasi altra cosa. Perché lo sapeva, se ne era accorto eccome che la piccola di casa non era più la sua bambina, e insieme alla consapevolezza era cresciuta anche la smania dei suoi amici di prenderlo in giro, proprio perché sapevano si sarebbe infastidito.
-Salvato', pensa a tua sorella,- aveva sputato fuori. - Che oggi sta con uno e domani sta con un altro.
- Madonna mje Raffae', con te non si può pazzia' proprio.
-Pazzje da un'altra parte, che io a tua sorella manco la guardo.
E mentre Raffaele era impegnato a difendere il suo piccolo ego frustrato, Violante decideva che era ora di interagire con qualcuno: se proprio le toccava fare la bambolina di suo fratello, almeno dialogando il tempo sarebbe passato più in fretta.

- Mi posso sedere qui, oppure ti infastidisco?- chiese a Mario ridestandolo dal suo mondo fatto di dubbi e risposte incerte. L'aveva visto, quel vuoto negli occhi di cui parlavano sua madre e Raffaele la sera precedente.
Si era guardata dritta in faccia attraverso gli occhi di un altro, e per la prima volta aveva visto di non essere la sola a sentirsi fuori luogo.

Nello sguardo basso di Mario, lei si riconobbe e ci vide tutte le mancanze di entrambi. Si accorse di star fissando lo stesso esatto punto non volendo, e lui proprio lì, nell'ultimo punto indefinito tra dolore e perdita, si fermò a guardarla. E fu come se gli avesse strappato dalla carne i demoni senza chiedere il permesso, ma soprattutto senza nemmeno averlo toccato.

Violante Where stories live. Discover now