Chapter 7

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L'atmosfera era diventata tesa da quando Arthur aveva smesso di parlare, lasciando la testa di Phoebe nel caos più totale. Gli occhi cerulei di lei erano inchiodati a quelli dell'uomo alla ricerca disperata del minimo accenno di scherno nel suo sguardo, ma l'interlocutore era serio, completamente certo delle sue affermazioni che il cervello della ragazza non riusciva ad accettare. Come poteva essere una principessa?

— Sentite, credo che abbiate preso la ragazza sbagliata — commentò Phoebe scuotendo la testa — Io non sono neanche nata qui, dovunque qui sia rispetto al Kansas.

— Siete nata il 24 novembre di 18 anni fa? — chiese l'uomo con gentilezza mentre la giovane cercava di calmare il battito cardiaco.

— È il giorno che c'è scritto sul mio certificato di nascita.

—Il 25 mi trovavo sotto le mura del castello ad attendere che la famiglia reale presentasse al regno la figlia nata il giorno prima — commentò Arthur con un accenno di compassione per la ragazza che continuava a scuotere la testa — Purtroppo nessuno è mai riuscito a vederla.

— Cosa è successo? — chiese Phoebe incuriosita dal cambiamento nella sua voce.

— È una storia lunga, ma vi racconterò tutto molto presto — rispose l'uomo con un sorriso — Per adesso credo che ciò che vi ho detto sia abbastanza per tenervi la testa occupata.

— Mi avete affibbiato un ruolo che non mi appartiene — esclamò la ragazza alzandosi dalla sedia — Io voglio soltanto tornare a casa.

— Voi siete a casa — dichiarò Arthur e Phoebe non poté fare a meno di notare la determinazione nei suoi occhi.

Quell'uomo le aveva creduto sulla parola solo guardandola negli occhi, l'aveva fatta entrare in casa propria e aveva deciso di ospitarla senza neanche conoscerla; chiunque altro l'avrebbe creduta pazza se avesse parlato di luoghi sconosciuti all'interlocutore e poi l'avrebbe scacciata in malo modo, eppure lui non l'aveva fatto. Per di più era sicuro che lei fosse quella bambina che non aveva mai fatto la sua comparsa dalla balconata del castello fra le braccia della madre e che probabilmente era stata molto desiderata dalla famiglia e dal popolo.

— Perché credete che sia questa principessa? A parte la coincidenza del compleanno — chiese con un sospiro la giovane.

— Perché ho visto fin troppi membri della famiglia reale per non riconoscerne la tonalità di grigio delle iridi — rispose l'uomo alzandosi a sua volta e avvicinandosi puntando i suoi occhi castani nelle pupille della ragazza — La sfumatura assunta dai quarzi delle Caverne di Brodill, a nord, durante l'inverno.

— Io ho bisogno si aria — dichiarò Phoebe dirigendosi verso la porta.

— Mia cara — la chiamò Elinor dolcemente — È meglio se andate nell'orto, Arthur non è l'unico in grado di riconoscere un membro della famiglia reale.

La ragazza cambiò direzione titubante ed uscì sul retro, venendo investita dalla brezza di settembre; si sedette su una piccola panca lì fuori e appoggiò la testa fra le mani. Se quello era un sogno voleva svegliarsi il prima possibile. Non era il tipo da rifiutare un'avventura ma questo era troppo, non sapeva dove si trovava, quanto fosse distante dal Kansas e dal suo paesaggio familiare; per di più persone sconosciute le offrivano riparo perché convinte che avesse sangue reale nelle vene. Era una pazzia pensare che fosse tutto vero, che la sua famiglia si trovasse lì e che magari avesse una buona ragione per la quale aveva dovuto abbandonarla appena nata.

— Come stai?

Phoebe per poco non cadde dalla panca per lo spavento; Aidan se ne stava in piedi accanto a lei, una spalla appoggiata alla porta e un'espressione compassionevole stampata in faccia. Per quanto odiasse l'idea di mettere in pericolo la famiglia per lei, sapeva bene che era la cosa giusta da fare, come cittadino e come Atwood.

— Sei impazzito? — esclamò la ragazza portandosi una mano sul cuore scalpitante — Mi hai spaventato a morte.

— Scusa — disse tranquillamente il giovane sedendole accanto riprendendo a parlare solo dopo qualche secondo di silenzio totale — A cosa pensi?

— A quanto vorrei essere a scuola — rispose di getto la ragazza per poi sorridere amaramente — Non avrei mai pensato di dire una frase del genere.

— Non penso sia il momento di chiederti della scuola, vero? — esclamò Aidan facendo ridere la giovane al suo fianco e sorridendo a sua volta.

— No, non è il momento — replicò Phoebe mettendosi a fissare il muro in pietra che delimitava la proprietà degli Atwood — Se tu fossi nella mia situazione, come ti sentiresti?

— Io? — farfugliò il ragazzo colto di sorpresa da una domanda a cui non aveva mai pensato — Credo che sarei spiazzato, confuso, forse anche spaventato.

La giovane sbuffò leggermente, chiuse gli occhi e piegò la testa all'indietro, poggiandola sul legno della casa per cercare un po' di pace. Aidan la osservò con un sorriso triste rendendosi conto di quanto sarebbe stato complicato prepararla per il futuro; si era sempre immaginato una ragazza al corrente della propria storia, del destino della propria famiglia e che magari era stata istruita politicamente, tatticamente o almeno allenata nell'arte del combattimento, ma ovviamente quello non era il caso e la cosa lo turbava non poco.

— Mi spieghi per quale motivo è tanto importante questa principessa? — chiese lentamente Phoebe sospirando ma senza lasciare la sua posizione.

— Prima di tutto perché è la nostra principessa — rispose Aidan con naturalezza — E poi perché è l'unica degli eredi di re Renfred la cui posizione è rimasta ignota per tutti questi anni.

— Che cosa intendi? — domandò la ragazza abbassando la testa e guardandolo negli occhi, presa da un'improvvisa curiosità.

— Come ha detto mio padre è una lunga storia — rispose lui con un mezzo sorriso — Ora però dovremmo rientrare, mia madre si preoccupa facilmente.

Phoebe annuì e lo seguì all'interno, assaporando il calore del caminetto ancora acceso. Nonostante Arthur e Elinor cercassero di fare conversazione, la testa della ragazza era altrove, a cercare di dare una spiegazione logica alla sua condizione. L'unica cosa di cui aveva iniziato ad essere certa era che quel regno, Eniri, non si trovava nel suo mondo; aveva già sentito parlare della teoria del multiverso, ma di certo non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in un universo parallelo e di avere sangue blu nelle vene. Era tutto così surreale, eppure non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di familiarità e sicurezza che quello strano posto le trasmetteva, come se avesse finalmente trovato il suo posto nell'enorme puzzle della sua vita.

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Eniri - Il Regno PerdutoWhere stories live. Discover now