Chapter 6

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Aidan e Adalind salirono le scale trasportando due lembi del sacco di canapa a testa per portarlo più facilmente. Non appena mise piede nella stanza, la ragazza abbandonò la sua parte lasciando il fratello in difficoltà e con un'espressione furiosa in viso.

— Ti aiuto io — disse Phoebe prendendo il bordo appena abbandonato e aiutandolo a trasportarlo accanto agli altri.

Una volta posizionato il letto, Aidan ci si abbandonò sopra asciugandosi il sudore dalla fronte e respirando profondamente; poi alzò la testa e rivolse un sorriso riconoscente alla ragazza in piedi davanti a lui. Elinor si avvicinò al figlio premurosamente e gli spostò dei capelli dalla fronte.

— Aidan, tesoro, mi dispiace disturbarti ancora — disse la donna caldamente — Avrei bisogno di qualche carota per il pranzo, mi sono dimenticata di prenderle al mercato. Aliss ne ha sempre un po' di più.

— Mi risposo un attimo e poi vado, madre.

— Potrei andare io — suggerì con voce esitante Phoebe.

— No! — gridarono madre e figlio in coro suscitando una risatina ad Adalind.

— Cioè, non importa, vado io — concluse il ragazzo alzandosi di scatto.

— Ma tu sei...

— Stanco? Affaticato? — chiese Aidan avvicinandosi — Ma no, dovevo solo testare il materasso.

— Avete fatto tutti fin troppo per me, senza neanche che io sappia il perché.

— Dovete, mia cara — rispose sorridendo Elinor.

— Non ti preoccupare, vado io e poi... i vicini...

— Aidan è innamorato della figlia dei vicini, Isobel — concluse Adalind per il fratello che arrossì leggermente.

— Ah, allora se sono questioni di cuore ti faccio andare senza insistere — commentò leggermente sarcastica Phoebe lasciando passare il ragazzo.

— Se proprio vuoi dare una mano, aiutaci con il pranzo — suggerì cinicamente Adalind ricevendo un'occhiataccia dalla madre.

— Lo faccio volentieri — commentò la giovane ospite mentre scendeva le scale titubante.

Non era una grande appassionata di abiti e non ne potava quasi mai, ad eccezione di occasioni importanti e della gonna della divisa. Ad ogni modo non arrivavano mai più in basso del ginocchio, non le piaceva la sensazione di avere del tessuto che non le fasciasse le gambe; quell'abito era stranamente comodo, nonostante strusciasse a terra e fosse leggermente pesante.

Al piano di sotto, Adalind iniziò a pulire e scuoiare un coniglio che si trovava sul tavolo con immediato conato di vomito da parte di Phoebe. La ragazza raggiunse quasi correndo da Aidan che si stava sistemando la camicia prima di uscire.

— Ti prego portami con te.

— Ehm te l'ho detto, ce la faccio, sto bene.

— Ma io no — rispose la ragazza accennando al povero animaletto sulla tavola.

— Mi dispiace, non posso portarti — disse lui dispiaciuto uscendo dalla porta.

Phoebe non voleva voltarsi, non voleva vedere quello che sarebbe dovuto essere il pranzo; la nausea riprese più decisa e la ragazza decise che non avrebbe mangiato quel coniglio, non poteva farlo. Elinor le accarezzò una spalla e le sorrise.

— Torno subito — le disse andando verso il retro della casa — E non pensare di aiutare Adalind. Sei un'ospite, capito?

— Capito — replicò lei pensando che in ogni caso non avrebbe toccato quell'animaletto.

La donna tornò poco dopo con un secchio pieno d'acqua e la ragazza l'aiutò a riempire un pentolone di rame, nonostante le innumerevoli repliche contrarie. Aidan tornò poco più tardi con una decina di carote terrose, appena estratte dal terreno e le posò sul tavolo.

— Allora, Isobel? — chiese Adalind senza staccare gli occhi dal coniglio mentre sua madre sciacquava le carote in una piccola botte d'acqua.

— Isobel cosa? — ribatté il fratello prendendo una decisa sfumatura rossa.

— Come sta?

— Bene, come vuoi che stia?

— Almeno questa volta le hai parlato? — lo schernì la sorella ponendo la bestiola scuoiata e pronta per essere cotta assieme alle carote che Elinor aveva appena finito di preparare.

— Io... ecco... in realtà... — balbettò il poveretto con aria affranta — No.

— Dovrai farlo prima o poi lo sai, no?

— Posso sapere come mai? — chiese Phoebe incuriosita suscitando tensione nel povero ragazzo — Voglio dire, perché non riesci a parlarle?

— Perché è innamorato di lei — rispose Adalind al posto suo.

La faccia di Aidan divenne rossa come un peperone e i suoi occhi si fissarono su un punto imprecisato tra la sua scarpa e un pezzetto di paglia sul pavimento di legno. Odiava quando sua sorella lo metteva in imbarazzo e adesso, davanti a lei... Come avrebbe potuto reputarlo capace di portare a termine il suo compito come membro della famiglia Atwood se non riusciva a parlare con la ragazza che amava? Già si immaginava le grosse risate che Phoebe si sarebbe fatta. Doveva trovare il modo di risistemare le cose, di farsi vedere forte e capace di affrontare tutto. Doveva...

— Aidan, ci sei?

— Cosa? — chiese il giovane osservando le due ragazze davanti a lui — Cosa avete detto?

— Ti stavo chiedendo se non parlarle ti sembrava il modo migliore per attirare la sua attenzione — replicò Phoebe con un sorriso — Insomma, se a malapena conosce la tua voce come fa a notarti?

—È quello che gli dico di continuo io — commentò Adalind, che sfoggiava il primo sorriso da quella mattina.

— Un giorno ci parlerà — esclamò Elinor passandogli una mano tra i capelli castani.

— Chi parlerà con chi? — chiese Arthur dalla porta, mentre riceveva un abbraccio dalla figlia.

— Aidan prima o poi con Isobel — rispose lei con un sorrisetto furbo passando accanto al diretto interessato.

— Ma certo che ci parlerò, ho solo bisogno di trovare le parole giuste.

— Per ora le parole giuste sono apparecchiare e pranzare — concluse suo padre togliendo il coniglio e le carote dal pentolone d'acqua bollente.

Nonostante la riluttanza di Phoebe a mangiare la bestiola e il volto di Aidan che non sembrava avere alcuna intenzione a tornare del suo colorito naturale, il pranzo passò bene. L'ospite non era abituata alle stoviglie di legno, ma non si fece scoraggiare e riuscì a versare meno di metà della sua ciotola di brodo. Dovette insistere molto per convincere la padrona di casa a farsi aiutare a ripulire i piatti; mentre le tre donne sistemavano la cucina, i due uomini di casa discutevano sottovoce.

— Phoebe, potreste venire a sedervi con me e mio figlio? — chiede d'improvviso Arthur spostando una sedia accanto alla sua.

— Naturalmente — rispose la ragazza sedendosi con la maggior grazia che potesse avere — Potreste darmi del tu? Non merito il voi da parte vostra, davvero.

— Questo non posso farlo — replicò dolcemente l'uomo prendendo un lungo respiro — Ed è giunto il momento che io vi spieghi il perché.


Eniri - Il Regno PerdutoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora