Chapter 2

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Il signor Macintosh, professore di storia europea cercava di mantenere l'attenzione della classe nonostante fosse l'ultima ora e nessuno facesse più particolarmente attenzione alla sua spiegazione sui castelli dell'Inghilterra medievale, tema centrale del corso. Continuava a passarsi la mano sui capelli castani legati in una piccola crocchia e a battere furiosamente la mano sulla cattedra per richiamare il silenzio.

— Il castello di Warwik è uno dei più importanti castelli medievali inglesi, costruito nel 914 sulle rive del fiume Avon — disse puntando all'immagine proiettata sulla parete con un piccolo laser rosso.

Tutti quanti erano troppo impegnati a guardare l'orologio e controllare che il necessario per il primo allenamento dell'anno fosse pronto. Sonya Devons tastò la borsa rosa appesa allo schienale della sedia dove teneva la nuova uniforme da cheerleader, Victor Marshall calciò per la ventesima volta il borsone che teneva sotto al banco con la di visa da calcio e mandò gli occhi al cielo e Trisha Martens appoggiò le gambe sullo zaino con l'abbigliamento da pallavolo.

Phoebe dal canto suo cercò di prendere quanti più appunti possibili per iniziare bene l'anno. Il suo sguardo comunque cadde su Kellan Peterson e sul suo rovistare furiosamente nella sacca con l'attrezzatura per il tiro con l'arco. Gli sorrise comprensiva e tornò al suo foglio senza che lui si accorgesse di nulla. Diventare capitano effettivo di un team di arcieri non doveva essere facile soprattutto a causa della scomparsa del precedente, Marlene. Kellan doveva organizzare l'intera squadra, richiedere i permessi alla segreteria per gli allenamenti, ricercare un istruttore esterno dato che nessun professore era in grado di scoccare una freccia, assicurarsi di avere ogni singola liberatoria da parte delle famiglie degli arcieri e al contempo concentrarsi per il suo ultimo anno di liceo.

La campanella suonò e lo strusciare di sedie e tavoli coprì la voce del professore che tentava disperatamente di elencare i compiti a casa. Phoebe attese che la maggior parte della classe si svuotasse prima di riporre tutto il suo materiale nello zainetto e alzarsi dal banco.

— La lezione è stata molto interessante, professore — disse la ragazza quando passò davanti alla cattedra dove un giovane professore aveva l'aria molto afflitta.

— Potreste essere l'unica a pensarla così, miss Tarnoff — rispose l'uomo alzando gli occhi ambrati e puntandoli in quelli della giovane — Ad ogni modo, la ringrazio.

— Sono sicura se non fosse stata l'ultima ora molti l'avrebbero trovato interessante — concluse lei sorridendo e uscendo dall'aula — Buona serata, professore.

— Buona serata anche a lei, Phoebe — replicò il professore chiudendo la valigetta — Faccia attenzione — aggiunse poi tra sé e sé sistemandosi la giacca sulle spalle.

La giovane depositò libri e quaderni nell'armadietto e poi uscì da una scuola quasi deserta. L'aria calda del pomeriggio le fece sperare di trovarsi a bordo della piscina dei nonni in Oklahoma o sulle rive di un qualsiasi lago a godersi i raggi del Sole. Decise di allungare la strada e passare per il parco per godersi quegli ultimi pomeriggi estivi che in poco tempo avrebbero lasciato spazio alle prime nuvole e ai primi temporali.

Quando tornò a casa non trovò nessuno ad accoglierla, come succedeva spesso. Lena lavorava fino a tardi nell'ufficio del sindaco e a volte tornava anche dopo cena. Hugh invece era una guardia notturna all'interno di un edificio di una qualche grande azienda del Texas e quell'ora ancora dormiva. Si sarebbe svegliato verso l'ora di cena, avrebbe mangiato e poi sarebbe andato a lavoro. Phoebe decise di cominciare subito i compiti per il giorno dopo e si sedette sul vecchio divano di pelle color crema del salotto. Spostò le riviste di moda della madre e vi piazzò i libri di storia dell'arte, di chimica e di storia europea e iniziò a riorganizzare gli appunti presi in classe.

Un'oretta più tardi iniziò a sistemare le tazze della colazione e i piatti del pranzo di Hugh, spazzò e gettò la spazzatura per poi passare alla stiratura dei panni lavati la sera prima e della divisa da lavoro del padre. Quando ebbe finito c'era un unico pensiero nella sua mente: farsi una doccia. Mentre saliva in camera sua però ebbe un'altra idea e decise di andare a correre; si cambiò velocemente, prese le scarpe da ginnastica e scese nuovamente. Lasciò un piccolo biglietto sul frigo, infilò le sneakers, prese le chiavi e il cellulare ed uscì di casa con gli auricolari nelle orecchie; fece il giro del quartiere, passò vicino al lago e superò varie case. Adorava il vento nei capelli soprattutto poco dopo il tramonto, quando l'aria è fresca, i raggi del Sole non intralciano la visuale, il cemento comincia a sbollire la calura del giorno e ci sono meno persone in giro. Quando si trovò ad un bivio decise di prendere una stradina dissestata per incontrare ancora meno civiltà e respirare a pieni polmoni un po' di libertà da casa; si ritrovò in una stradina piuttosto isolata parallela ad un torrente tumultuoso nonostante la quasi totale assenza di precipitazioni dei mesi precedenti.

Il rumore dell'acqua che sbatteva contro gli argini e i massi del letto superava anche la musica nelle sue orecchie; così, per curiosità rispetto a questo grande ruscello così furioso, si tolse le cuffie e rallentò il passo diretta verso un ponte poco distante. Quando lo raggiunse si accorse di una ragazza che non aveva notato prima, appoggiata con i gomiti sulla balaustra del ponte e con un abito decisamente insolito: la parte alta assomigliava ad un corsetto completamente nero e la gonna rosso scuro le arrivava ai piedi rendendo impossibile vederle le scarpe. I lunghi capelli rosso fuoco sventolavano impetuosamente nonostante la quasi totale assenza del vento e tutto il corpo della giovane sembrava tremare nonostante le temperature fossero ancora piuttosto miti.

D'improvviso la fanciulla salì in piedi sul parapetto, girò il viso, sorrise a Phoebe divertita e si gettò nel torrente senza esitazioni. La ragazza si precipitò alla ringhiera e guardò in basso temendo il peggio, ma il fiume continuava il suo solito corso, come se nessuno avesse osato interromperlo, con la stessa furia di prima. Delle grandi folate di vento spostarono i capelli castani sul viso impedendo alla giovane di guardare in basso per qualche istante; quando poté vedere nuovamente, nell'acqua si era creato un mulinello splendente di una strana luce bianca che avvolgeva l'intera area.

Phoebe si stava ancora domandando come si fosse creato quello strano chiarore quando sentì una mano sulla spalla e lei si voltò di scatto. La ragazza che poco prima era al suo posto la stava fissando, sorridendo dolcemente e con gli occhi di un'insolita sfumatura ambrata sull'orlo delle lacrime. Poi fece qualcosa di totalmente inaspettato. La spinse giù dal ponte.

Eniri - Il Regno PerdutoWhere stories live. Discover now