22nd

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Corinne

«E quindi alla fine non gli hai detto niente?», borbottò Maria contrariata, osservandomi.

Io sospirai sconfitta, voltandomi e lisciando il mio vestito per l'ennesima volta. «Appena ho aperto bocca per parlare lui ha messo in mezzo questa cazzata del pranzo da sua madre», sbottai, «Non ho potuto dirgli niente e ho dovuto anche accettare per forza di andare a pranzare dai suoi, visto che lui l'aveva già detto alla sua famiglia senza chiedermelo prima».

Nei giorni seguenti al concerto avevo avuto poco tempo per pensare alla mia relazione con Luke, nonostante Luke fosse stato il mio pensiero fisso per una settimana intera. A dire la verità non riesco neanche a pensarci, ai problemi che la nostra relazione potrebbe avere, perché di problemi non ne abbiamo; se fossimo stati una coppia problematica il fatto della differenza d'età sarebbe subito saltato all'occhio, ma io e Luke siamo perfetti insieme – e non lo dico soltanto perché Luke mi piace da morire, ma perché almeno dal mio punto di vista sembra così.

«Secondo me avresti dovuto dirglielo lo stesso. Peggiorerai soltanto le cose se te lo tieni dentro troppo a lungo».

Abbassai lo sguardo. «Lo so, ma... non ci sono riuscita. Mi sembrava così entusiasta all'idea di presentarmi ai suoi genitori che non ho avuto il coraggio di smorzare l'atmosfera», borbottai stancamente. Io non ero per niente entusiasta. Non avrei voluto incontrare i suoi genitori neanche tra cent'anni, ero sicura che mi odiassero a morte e che non vedessero l'ora che ci lasciassimo. Beh, io non gli avrei dato vita facile su questo, non avrei lasciato Luke per nessun motivo al mondo. Speravo che fosse così anche per Luke, comunque, ma non ne dubitavo.

Maria si alzò dal letto per prendere il suo cellulare dalla scrivania. «Certo che presentarti ai suoi così presto è davvero una stronzata», borbottò, sedendosi sulla scrivania.

Presi la borsa e ci infilai il cellulare dentro dopo aver ricevuto un messaggio da Luke. Il momento di andare era arrivato e io avevo lo stomaco in subbuglio. «Non so perché l'abbia fatto, davvero. Luke è strano, non riesco mai a capire a cosa pensi».

Ed era vero; Luke era dannatamente imprevedibile. Quando riuscivo a capire a cosa pensasse, lui se ne usciva con il completo opposto. Era enigmatico, misterioso; nonostante sapessi quasi tutto di lui, ero sicura che ci fossero mille altre sfaccettature del suo carattere che aspettavano soltanto di essere scoperte.

«Forse i suoi non approvano e lui vuole dimostrargli che sei una brava ragazza», mi suggerì Maria facendo spallucce, «D'altronde dalle tue impressioni sembrava che a sua madre non stessi poi così simpatica».

Sospirai. «Credo sia così. Comunque io devo andare. Mi saluti Chad?», chiesi, allungandomi per baciare mia sorella sulla guancia.

Maria mi guardò sorpresa. «Da quand'è che vuoi che io ti saluti Chad?», mi chiese, ridacchiando.

Scrollai le spalle. «Sto cambiando idea su di lui. A stasera!», salutai Maria prima di uscire dalla stanza.

Camminai furtiva lungo il corridoio fino ad arrivare al salotto, muovendomi lentamente per non dover affrontare i miei genitori; papà non aveva preso bene la mia relazione con Luke e mamma c'era rimasta male perché non gliel'avevo detto prima, quindi da sabato sera tendevo ad evitarli. Ma ovviamente, oggi non potevo essere così fortunata...

«Corinne, tesoro».

Mi voltai verso mia madre sfoggiando un sorriso timido. «Sì, mamma?».

Mia madre mi sorrise, avvicinandosi a me. «Dove vai così elegante?», mi chiese, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.

Boss || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now