16th

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Corinne


Luke mi spinse contro il muro, attaccandosi famelico alle mie labbra mentre le sue dita esperte sbottonavano i miei jeans, sfilandoli successivamente. Gemetti fra le sue labbra mentre le sue dita si infilavano nei miei slip, stimolando il mio clitoride; con un gesto fulmineo del mio bacino spinsi Luke all'indietro facendolo finire sul letto. Mi sedetti a cavalcioni su di lui, sfilandomi la canotta bianca e restando nel completo intimo che mi aveva regalato Luke. Il biondo mi accarezzò una coscia, leccandosi le labbra soddisfatto.

«Lo sapevo che ti sarebbe stato benissimo», mugugnò suadente, arrivando con le mani al gancio del mio reggiseno, «Ma adesso credo sia arrivato il momento di toglierlo».

Lasciai che Luke mi spogliasse, che le sue mani accarezzassero ogni centimetro della mia pelle mentre io ricambiavo il favore, sfilandogli i vestiti di dosso. Mi morsi le labbra mentre, ancora seduta sulle sue cosce, aspettavo che trovasse un preservativo. Sentivo il mio cuore battere fortissimo nel mio petto, il suono che produceva era un eco di quello di Luke; avevo la mano poggiata sul suo petto e potevo sentire ogni respiro pesante, ogni sua risata, ogni battito del suo cuore risuonare contro di me. La sua pelle era calda, liscia ed emanava un profumo da far girare la testa.

«Mi piaci tantissimo con la barba», mugugnai, baciandogli la mascella, «Ed eri così fottutamente sexy con quella camicia e quegli occhiali...», aggiunsi, passando dalla mascella al collo, mordendo più punti per lasciare il mio segno.

Luke ansimò, stringendo un mio fianco con le sue dita tanto forte che pensai avrebbe lasciato un livido. «Magari potrei fotterti con quello indosso, che ne dici?», mi chiese, afferrando il mio mento con le dita per baciarmi.

Gemetti fra le sue labbra mentre il suo pene si insinuava dentro di me, spinta dopo spinta. «Mmh, no, va bene anche così», mugolai soddisfatta, aggrappandomi alle spalle di Luke per muovermi su di lui.

Il biondo ansimò sempre più velocemente mentre mi muovevo frenetica su di lui, sentendo ogni parte di me pulsare di piacere. Ormai nella stanza l'unica cosa che si poteva udire era il suono dei nostri respiri pesanti, che si mescolavano l'uno con l'altro diventando uno solo, proprio come i nostri cuori che battevano all'unisono e i nostri gemiti spezzati, proprio come i nostri corpi, ancorati tra di loro, incastrati perfettamente come due tessere di puzzle. Ora che ci pensavo, io e Luke eravamo la combinazione perfetta.

Le mie gambe tremarono mentre il mio orgasmo sopraggiungeva prepotente, aiutato anche dalle dita di Luke che avevano preso a torturare il mio clitoride. Mi accasciai sul petto di Luke, stampando le mie labbra sulla sua pelle sudata; il mio bacio lasciò un'impronta sbiadita del rossetto rosso che avevo messo stamattina e che pensavo adesso sarebbe stato soltanto un ricordo. Probabilmente il mio trucco era un disastro ora come ora, ma non mi importava più di tanto sinceramente.

«Oh Dio. Aspettavo questo momento da domenica», sbottò Luke, senza fiato, «Sono decisamente contento che sia venuta tu in aeroporto e non Ashton».

Ridacchiai, distendendomi accanto a Luke. Disegnai forme indistinte sul suo petto mentre parlavo. «Anch'io sono contenta di esserti venuta a prendere. Ma... Devi ancora rispondere alla mia domanda», gli ricordai, facendolo rabbuiare.

Mi dispiaceva mettere in mezzo argomenti del genere dopo il sesso, ma dovevo parlare con Luke di questa faccenda dei regali. Mi facevano sentire troppo in imbarazzo, inferiore e mi davano l'impressione che io stessi con lui solo per farmi fare regali del genere - che era l'ultimo motivo del mucchio, i regali non mi interessavano per niente.

Luke si imbronciò. «Uffa. Non possiamo continuare a coccolarci? Stavamo così bene», borbottò contrariato, socchiudendo gli occhi.

Scossi la testa. «Luke, è una cosa seria. Posso sapere almeno perché mi fai così tanti regali così costosi?».
Luke voltò la sua testa verso di me, sorridendomi mesto. «Perché sei la mia ragazza, voglio viziarti un po'», rispose, mordendosi il labbro inferiore, «Mmh, mi piace chiamarti così».

Boss || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now